di Teresa Mincione
Non capita tutti i giorni di avere dinanzi lo spettacolo mozzafiato del Vesuvio e di poterne seguire la fisionomia direttamente da una comoda poltrona di uno dei salotti del gusto più famosi di tutto il sud Italia:la Torre del Saracino a Vico Equense. A dirla breve, il regno di Gennaro Esposito. Chef dall’arte indiscussa e mai scontata. Napoli è sì la musa ispiratrice, ma il mondo trapela nei colori e nelle materie prime dei suoi piatti. Il mare coccola la sua torre, adagiata come una ninfa su una sponda del mare. Come la voce del grande tenore napoletano Caruso incantava cuori e amanti, la cucina di Gennaro racconta, emozionando, il sapore delle materie prime in pochi cm di un cucchiaino. Un re del gusto e un alfiere del territorio che ha sempre portato alto il vessillo del made in Sud. Sfilano i piatti e arrivano i calici. Un Meursault Perrier – Domaine Albert Grivault.
Chardonnay in purezza fascinoso e pieno di garbo. Eleganza è la parola d’ordine del domaine adagiato in un lembo della Cote de Beaune. I vini di Albert Grivault godono di grande fama nell’appellation. L’azienda è a Meursault e può vantare, in regime di monopole, l’eccezionale Clos de Perrieres, da molti ritenuta la migliore parcella di Meursault. Nel complesso sono poco più di 5 gli ettari di proprietà (non poco essendo in Borgogna). La storia di questo fantastico domaine corre lontano nel tempo. Era il 1875 quando il giovane Albert decise di iniziare a coltivare e dedicare tempo e fatica ai vigneti ereditati dalla famiglia. Acquistò l’intero lotto dei Perrieres nel 1879, periodo storico in cui la fillossera stava cancellando dalla mappa ampelografica la maggior parte dei vitigni europei. Dal 1909 al 1931 la sua famiglia riuscì a possedere, anche se per poco tempo, dei vigneti nel Clos Vougeot successivamente venduti.
All’attivo si annoverano una quota nel monumentale Clos De Perrieres di Meursault, la più grande parte de il Les Perrières, 1,7 ettari di “Meursault Village” (con vigne degli anni settanta) e un altro ettaro di “Bourgogne Blanc”, adiacente alle vigne del Village.
Dagli anni settanta è Michel Bardet, nipote del fondatore a condurre il domaine. Lo stile di vinificazione è assolutamente tradizionale con grandi riduzioni del batonnage e malolattica in piece. Il connubio legno-acciaio caratterizza i vini firmati Grivault. Il veloce passaggio in legno è considerato da Michel uno dei segreti della longevità dei suoi vini, meno opulenti e grassi rispetto alla generalità dei vini della denominazione, ma più freschi, dritti e pronti a sfidare il tempo. A guardarlo roteare nel bicchiere ha il suo perchè. Incanta suo vestito color oro. Un naso poco timido, interessante già da subito. Delineato nei sentori di nocciola sgusciata, burro fresco e acacia. Refoli sottili di bacche di vaniglia. E’ armonioso nell’incedere nel tempo. Si apre e si concede senza freni. Acacia, zenzero fresco, zafferano, pepe bianco, nespola. Al gusto è lussuoso, avvolgente, setoso. Ammalia ma non stanca. Sempre teso e fresco. Compiace ad ogni sorso lasciandolo pimpante e pronto al riassaggio. Armonioso, equilibrato e soprattutto di buona lunghezza. Piacevolissima l’estensione finale sulle note minerali. Un bicchiere di classe, un’ esperienza stuzzicante capace di esprimere un terroir e un riconoscibile stile made in France.
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