PALAMA’ VINI DEL SALENTO
Uva: negroamaro
Fascia di prezzo: da 10,00 a 12,00 euro in enoteca
Fermentazione e maturazione: acciaio
Vista 5/5 – Naso 27/30 – Palato 27/30 – Non omologazione 30/35
Per la seconda visita alle cantine salentine, nel mio recente itinerario accompagnato sempre dall’amico Nicola Campanile e dal mio collaboratore Biagio Ciano, non devo percorrere molta strada dall’azienda L’Astore Masseria di Cutrofiano. Mi soffermo, infatti, nello stesso paese recandomi presso la piccola azienda Palamà che dista poche centinaia di metri. Qui l’atmosfera è totalmente diversa: è minimalista e meno suggestiva della masseria, ma è anche più intima e familiare. Si entra da un piccolo ingresso che dà direttamente sulla strada e si accede subito al reparto vendite al dettaglio, in un ambiente angusto e un poco disordinato, con bottiglie sparse dappertutto, scaffali, libri, cartoni, targhe, pergamene ed altro. Le pareti sono tappezzate di ritagli di giornali e molte foto che evidenziano i copiosi premi ricevuti da tutto il mondo. In sostituzione del titolare Cosimo Palamà detto Ninì momentaneamente all’estero, ci accoglie il figlio Michele, un ventenne giovanotto alto, energico e simpatico, iscritto al corso di enologia a Piacenza. Ci invita a visitare la cantina, ove fanno bella mostra i vecchi fermentini di cemento, gli alti contenitori di acciaio, la linea d’imbottigliamento, le pile di barriques ed altri macchinari, assiepati in uno spazio ristretto, ma ottimamente organizzato e sfruttato al meglio.
L’azienda è nata nel 1936 per merito di Michele Arcangelo Palamà, cui è subentrato il figlio Cosimo nel 1988, che ha ereditato la stessa passione, il vigore, l’arte della viticoltura e l’estremo impegno che hanno caratterizzato tutta la vita del genitore. In più egli ha cercato fin dall’inizio di modernizzare la struttura, dotandola di tutte le attrezzature necessarie. Tutto questo, però, sempre tenendo presente l’arcaica ed empirica vocazione familiare e territoriale. Qui, sotto un sole implacabile ed un lavoro duro che spacca la schiena, la vigna è sempre stata considerata un patrimonio irrinunciabile. I grappoli maturi della vendemmia sono frutto di una fatica improba e non sempre appagante. Eppure nessuno si lamenta, ogni generazione accetta di buon grado questi sacrifici e poi, a sua volta, tramanda le infinite cognizioni esperienziali ai propri discendenti. Si può tranquillamente affermare, quindi, che questo ancestrale modus vivendi è strettamente collegato alla storia, alla cultura e al progresso di questa terra privilegiata.
Michele mi ha fatto degustare quasi tutti gli eccellenti vini aziendali, ma uno in particolare avevo già in mente di proporlo per la mia scheda: il rosato Metiusco 2011, (che in greco vuol dire “mi ubriaco) da uve Negroamaro coltivate ad alberello. Questa bottiglia, infatti, ha ricevuto nutriti riconoscimenti in Italia e soprattutto dalla stampa estera specializzata, con quella americana in testa, che l’ha definito addirittura “il miglior rosé del mondo”. Al di là di enfatiche valutazioni, comunque, mi sono ricordato che alla recente manifestazione Radici del Sud il Metiusco ha riscosso un enorme successo tra tutti gli addetti ai lavori, tanto da essere classificato al primo posto dalla giuria internazionale nella categoria “vini rosati da vitigni autoctoni”. Mi rammento anche che l’amica Elisabetta Babinska Poletti, esperta, brava e bella marketing advisor italo-polacca, era talmente affascinata ed entusiasta di questa bottiglia, da portarsela sempre a tavola!
Il vino è stato ottenuto con la tecnica del salasso, cioè è stata prelevata una certa quantità di mosto dalla vasca di macerazione, ove si stava preparando un vino rosso, dopo il contatto con le bucce di circa dodici-quindici ore e, quindi, con l’estrazione di più sostanze coloranti ed aromatiche. Poi è transitato in contenitori di acciaio per sei mesi e ha completato l’elevazione in bottiglia per altri tre mesi, prima di essere messo in commercio. Alla fine la gradazione alcolica si è attestata a 13° C. Il colore è rosa cerasuolo, molto vivo e brillante. Al naso regala intriganti e marcati profumi di frutta rossa come le amarene e/o delicate fragranze di agrumi amari come il chinotto, che s’intrecciano a piacevoli nuances floreali di violetta e a sentori erbacei. In bocca denota un’ottima acidità che stempera la sostenuta alcolicità. E’ morbido, armonico, fruttato, persistente e chiude con la classica vena varietale amarognola che ben si assesta sul palato. E’ un vino straordinario, molto gradevole e godibile, che abbino alle tipiche orecchiette pugliesi al sugo di pomodoro, alla pizza, ai formaggi freschi, alla carne bianca, alla zuppa di pesce ed altro ancora. Prosit!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Cutrofiano (Le) – Via A. Diaz, 6 – Tel. e Fax 0836 542865
Info@vinicolapalama.com – www.vinicolapalama.com –
Enologo: Cosimo Palamà – Ettari vitati: 12 – Bottiglie prodotte: 18.000 –
Vitigni: Negroamaro, Malvasia nera, Primitivo, Verdeca, Malvasia bianca e Bianco d’Alessano.
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