di Marina Alaimo
Sono fortemente attratta dai bravi comunicatori, esercitano su di me un fascino irresistibile. Però attenzione, un buon comunicatore non è uno che parla tanto, ne’ un egocentrico che cerca istericamente di attrarre l’attenzione su di se eruttando fiumi di parole che si rincorrono tediando chi è costretto ad ascoltare. Bensì è una persona che comunica utilizzando non solo il verbo, ma anche lo sguardo, la mimica facciale, la gestualità in maniera profonda ed inconsapevole, del tutto spontanea: l’arte della comunicazione è un talento innato. Entrando nel ristorante Casa del Nonno 13 di Raffaele Vitale quest’arte è marcatamente espressa negli arredi dei vari ambienti che si susseguono aprendosi uno nell’altro come in un incastro di scatole cinesi. Con sapiente maestria e forte senso del buon gusto, sostenuti ovviamente da una certa cultura personale, Raffaele ha pensato questo luogo dell’anima per comunicare se stesso e l’amore per la propria terra in maniera profonda e raffinata.
In effetti gli arredi sono composti da elementi poveri, tutti riconducibili ad una memoria contadina, alle vecchie cantine, ai ricoveri degli attrezzi utilizzati per lavorare la terra, alle botteghe di un piccolo borgo rurale, alle cucine a legna di un tempo ed alle credenze a vista che custodivano gelosamente le risorse gastronomiche della famiglia. Una volta dentro, si viene rapiti dalla ricchezza di particolari, l’ambiente è talmente piacevole ed avvolgente che ci si dimenticherà totalmente di guardare l’orologio. Ho avuto poi il piacere di condividere un’intera giornata a Casa del Nonno 13 con due buontemponi, certo non parchi di parole, Pasquale Torrente e Gionata Rossi, ed alla dolcissima Luisa Conti, quindi la convivialità è stata particolarmente gradevole ed esilarante. Raffaele è un ottimo padrone di casa, ci ha accolti nell’ambiente del suo locale che sicuramente meglio lo rappresenta, la salumeria, dove custodisce in bella mostra i prodotti che utilizza nelle proprie cucine, frutto di un’attenta e maniacale ricerca condotta personalmente tra botteghe di artigiani, casari, piccoli contadini, cantine più o meno note.
Tra una chiacchiera e l’altra il tavolo per l’aperitivo si è colorato di peperoni cruschi, mozzarelle e burrata dell’alto casertano, deliziosi pomodorini corbarini cotti al forno, sopressate, salami, prosciutto pata negra, olive condite, ma le chiacchiere sono drasticamente terminate all’arrivo delle montanare, giù una dopo l’altra senza ritegno alcuno.
Certo l’aperitivo valeva quanto un pranzo, ma abbiamo continuato questa esperienza gastronomica nella sala principale, dove fa splendida mostra di se una vecchia cucina a legna maiolicata ed un grosso torchio in legno.
La cucina è profondamente terragna, grande risalto è dato al pomodoro San Marzano per il quale Raffaele si è fortemente battuto affinché non scomparisse dalle campagne dell’agro nocerino sarnese, dove la grande distribuzione ha imposto pomodori di altra provenienza, più idonei ad una coltivazione intensiva, mortificando l’identità del luogo e la validità di questo ortaggio straordinario.
In antipasto il baccalà fritto, che nei territori dell’entroterra campani è indiscusso protagonista, in crosta di pane raffermo, salsa di zucca e spaghetti di zucchine, poi il salsiccione di Lisandro (Alessandro il Pezzente)con purè di patate.
Tra i primi due piatti simbolo della cucina di questo locale: le mezze lune ripiene di genovese con crema di pecorino carmasciano e cipolla cotta all’aglianico, ancora spaghetti alla chitarra di grano arso, unica risorsa della spiga dorata un tempo disponibile ai contadini, rappresentata dai chicchi che rimanevano a terra in seguito alla mietitura e che loro raccoglievano dopo che fossero “arsi” dal sole, ma anche dal fuoco utilizzato per ripulire il terreno, conditi con pomodorini e funghi chiodini, piatto estremamente povero ma dal sapore ed i profumi straordinari.
Per secondo magro di podolica con polentina bianca di castagne di Montella ed in dolce chiusura: sorbetto di melone bianco, gelato alla mela annurca, gelato di nocciole, millefoglie con crema pasticciera e ciliegia pagliaccio, cannolo di ricotta e pera con melassa di fico bianco.
Sono proposti diversi menù degustazione a partire da 25 € ad un massimo di 50, dando quindi la possibilità a tutti di godere di un posto così interessante.
In cucina la squadra è composta da Roberto Allocca, vincitore dell’edizione 2011 del concorso chef emergenti, Salvatore Califano (detto ‘o Palìto), Claudio Ruiz, Carmine Sedino (detto Saxofone), Assunta Rispoli, Carminucc’ ‘o Chianchjer’.
Sede in via Caracciolo 13 località Sant’Eustacchio Mercato San Severino (SA). Tel. 089 894399
www.casadelnonno13.com
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