di Leo Ciomei
Forse per il Natale vi aspetterete la solita sfilza di menù e ristoranti famosi ma quella la lascio ad altri. Quelle liste le ho già fatte anni fa e sono pure simpatiche ma è troppo semplice fare il copia-incolla, mettere due foto e scrivere due cosette banali.
Questa volta mi è piaciuto più cercare fra le migliaia di ristoranti, pizzerie, trattorie e affini che a volte, come in una time-machine, ti portano indietro nel tempo a piatti che avevi (spesso per fortuna) dimenticato. Ho scelto di confrontare due di questi con un locale dai sapori più moderni. Per par condicio ho inserito tre menù del nord (Torino e provincia), tre del centro (Pistoia-Lucca) e tre del sud (Caserta e provincia di Napoli).
Analizziamo in questa prima parte l’offerta del Nord:
Partiamo con il ristorante norvegese… ahem, no, è a Moncalieri, prima periferia di Torino, ma il nome è fuorviante. Il Fiordo, locale inserito in un struttura alberghiera ma indipendente, specializzato per buffet, banchetti e matrimoni, quello che noi geek del cibo chiameremmo sprezzanti “mangificio”. La sala, non certo intima, ricorda infatti i battesimi e le nozze della figlia della cugina emigrata da Barletta a Torino negli anni 70, quelle cerimonie che duravano interminabili ore e dove gli sposi arrivavano in Mercedes con dietro il corteo nuziale di Fiat Punto e Opel Astra…
Il costo del menù natalizio è basso, 36 euro compreso le bevande (e, bonus, 18 euro per i bambini).
L’aperitivo è un must per questi locali e sono sicuro che l’Asti Gancia somministrato darà subito quel mal di testa che vi perseguiterà per tutto il giorno.
Antipasto con gli immancabili Salumi misti con focaccia al rosmarino, qui selezionati e addirittura di cinta senese ! A seguire Polipo al limone (e qui si potrebbe intavolare un’infinita discussione sul pol(i)po) e medaglione di patate. Sulla morbidezza del polpo non mi sbilancerei ma cotture adeguate fanno miracoli.
Primi piatti: Strigoloni ai molluschi e pomodorino Pachino (abbinamento azzardato per quel tipo di pasta?) e Risotto ai carciofi profumato al Cartizze (che, come tutti sanno, è un prosecco tipico del Piemonte… no, eh?).
Secondo piatto: Porchetta al finocchietto con patate al forno e carote julienne. Un po’ scarso, in verità. Mi aspettavo qualcosa di più. Gustosa la porchetta ma ho il velato dubbio che sarà asciutta, le patate e le carote certo non aiutano.
Capitolo dolci: naaaaaa, il Tronchetto natalizio ! tremo al pensiero che sia industriale e non fatto artigianalmente ma del resto il costo… Panettone e Pandoro non mancano mai, ma non aspettatevi Loison e affini, e caffè. Sui vini non ci sono dati: speriamo bene, qualche buon vino piemontese a giusto prezzo ci sarebbe.
Conclusioni: l’inizio ci aveva fatto ben sperare ma proseguendo le aspettative sono svanite. Il prezzo è comunque davvero minimo (siamo pur sempre a Torino) e probabilmente sarà pieno. Auguri!
Rapporto qualità (presunta)/prezzo (certo): 7
Il secondo menù esaminato è quello del ristorante/pizzeria Catullo, affacciato sul Po, “ristorante di riferimento a Torino” dice il sito web… Deve essere comunque abbastanza famoso in città perchè su TripAdvisor (eh, mi diverto un po’ a leggere) ha 281 recensioni, di cui molte positive. Il locale è più pizzeria che ristorante e da qualche piatto della carta e dalla pizza (in forno a legna) si capisce che il proprietario ha origini campane o quantomeno mediterranee. Qui il costo si alza fino a 50 euro (menù bimbi 25 euro): mica poco.
Ma vediamo il menù del pranzo.
Dopo il classico aperitivo la prima entrèe ha un nome chilometrico: Spadellata di carciofi alla liquirizia con mini fan (sarà flan?) di patate rosse e fonduta di Raschera (oh, almeno un formaggio piemontese!). Uhm, ambizioso. A seguire Capesante scottate su crema di cannellini e scaglie di tartufo nero. Alt! Qualcuno ha scritto tartufo? benchè nero (sarà quello di Avellino, tanto caro a un nostro amico?) e quindi di minor costo, è sempre un valore aggiunto per un piatto e in questo caso non ci possono nemmeno propinare il famigerato olio tartufato…
Primi piatti: Risotto al Barolo con radicchio, salsiccia e briciole di Castelmagno. Anche qui si rispetta la tradizione con il Barolo e il Castelmagno; piatto tosto, chissà come sarà la cottura del riso.
Margherite di mare con moscardini, pachino e olive taggiasche. Confesso la mia ignoranza: non so cosa siano le margherite di mare. Complice Wikipedia scopro che sono coralli ma qui credo piuttosto che siano un tipo di pasta, piuttosto ben condita a leggere gli ingredienti usati.
Secondi piatti: ohibò, a scelta? cioè o prendo l’Agnello da latte al forno con carciofi stufati e patate novelle oppure la Bistecca di tonno con granella di pistacchi, glassa balsamica e melanzane grigliate. Sui secondi mi cadono tutti. Uhm, avrei preferito, in un pranzo corposo come questo, ambedue. Ritornano i carciofi (è stagione, costano meno) e l’agnello potrebbe essere discreto anche se sceglierei il tonno coi pistacchi (mangiato in Sicilia era ottimo), peccato per quella glassa evitabile.
E siamo già al dolce, frutta secca e moscato. Caffè, mirto o limoncello. Ah, qui siamo in pieno anni 80, ma esiste ancora qualcuno che chiede il limoncello a fine pasto? gli editor hipster dei più noti blog gastronomici previo segno della croce consulterebbero subito il noto esorcista Padre Amorth!
Vini della casa, con il limite però.
Conclusioni: nomi dei piatti, tradizione e ingredienti mi fanno pensare ad un buon pranzo ma forse potrebbero fare di più.
Rapporto qualità (presunta)/prezzo (certo): 6,5
E siamo al terzo menù natalizio. La Credenza è un ottimo ristorante piemontese, insignito da stella Michelin e votazione di 15,5 sulla Guida Espresso. Si parla quindi di un locale totalmente diverso dagli altri e infatti il prezzo è di 90 euro, mediamente il doppio dei precedenti. Anche la tipologia di clienti sarà dissimile, niente bambini e sicuramente meno caciara. Gli interni sono moderni e i tavoli ben distanziati.
Leggiamo il menù di Natale:
Antipasti: le quantità saranno risicate (come conviene ad un lungo menù) ma la varietà è notevole. Si inizia con Moleche in pastella, maionese al rafano. Moeche a Torino? alla faccia del km.0 !
Poi Cotechino della macelleria Mosca con lenticchie. Beh,
materia prima semplice ma di che livello! i Mosca di Biella sono una certezza nel campo delle carni. Di seguito Alici fresche, gamberi rossi, stracciatella, pomodoro confit e polvere di pane. Qui si gioca tutto sulla freschezza degli ingredienti e la Credenza non deluderà i suoi fan. Calamari scottati, zucchine, salsa di soia. Idem come sopra, uno di quei piatti che mangeresti a vagonate.
Primi piatti: Agnolotti, consommé di bue grasso e tartufo nero. Oh, finalmente un brodo! a Natale ci vogliono gli agnolotti in brodo, se poi c’è pure un po’ di tartufo (nero).. meglio. Risotto mantecato alla zucca, crema di gorgonzola, noce moscata, carpaccio di astice. Quanta dolcezza, sarà mica troppa?
Secondi piatti. Lingua di manzo cotta a bassa temperatura con funghi saltati. Un’altro classico piemontese che insieme all’altro secondo, Copertina di bue grasso scottato, verdure e salsa alla senape, fa pulizia di capesante, filetti, branzini e altre portate fighette da “vorrei non vorrei ma se vuoi”.
Come dessert leggo …come una torta di mele croccante che sarà sicuramente una variazione di un dolce di frutta e Pandoro monoporzione, spero bene qualcosa di più di una fettina di pandoro.
Per i vini qui abbiamo qualche nome: Brut Montalbera, Sauvignon 2011 Marchesi di Gresy, Nebbiolo 2012 produttori di Barbaresco, Moscato di Loazzolo”Caliè” 2013 Borgo Maragliano. Sono un ignorante ma forse qualcosa di buono c’è, seppur di basso costo.
Concludendo nonostante il costo (alto) questo sarebbe la mia scelta se abitassi a Torino. Capisco comunque che una famiglia di quattro persone preferisca un locale più a buon mercato, specie di questi tempi.
Rapporto qualità (presunta)/prezzo (certo): 7
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