di Gianmarco Nulli Gennari
A Montalcino ormai da qualche lustro è un pullulare di etichette nuove o quasi. Ma sono poche le aziende che possono definirsi storiche. Una di queste è senz’altro Mastrojanni. Avviata nel 1975 dall’avvocato romano Gabriele Mastrojanni e gestita per anni dal figlio Antonio, è una delle poche griffe del territorio che portò alla ribalta in Italia e nel mondo, negli anni Settanta e Ottanta, i vini Brunello da sangiovese grosso in purezza.
Dal 2008 è subentrata una nuova proprietà, il gruppo Illy, che saggiamente ha scelto di operare in continuità mantenendo sulla tolda di comando Andrea Machetti, in azienda dal 1992, e valorizzando ancor di più le caratteristiche che avevano portato al successo i vini Mastrojanni: anzitutto il rispetto della tradizione e la valorizzazione dei magnifici cru di Castelnuovo dell’Abate.
Le ultime annate confermano, anche in presenza di evidenti cambiamenti climatici che danno vendemmie più calde, l’assoluta validità del terroir di riferimento e la felice mano in cantina. Ulteriore riprova di ciò l’abbiamo ricevuta poche settimane fa, quando grazie alla generosità di Andrea Machetti abbiamo assaggiato tutte le referenze in commercio e qualche “chicca” dell’archivio aziendale.
Si parte con il Rosso di Montalcino 2014, figlio fedele di una vendemmia difficile, umida e piovosa, interpretata al meglio. Già testato nell’anteprima dello scorso febbraio, si conferma un campioncino di grande bevibilità, con frutto croccante e freschezza. 89
Di gran classe il Brunello di Montalcino 2011: ha un bel profilo floreale al naso ma è soprattutto al palato che sfodera grinta, succo e acidità da manuale, testimone rigoroso e compiuto del territorio. 91
In assoluta anteprima, il Brunello di Montalcino 2012, dotato di tannini dolci e avvolgenti, gli è inferiore a causa di una maggiore maturità del frutto e di una chiusura leggermente contratta. Certo, è ancora giovanissimo e va riprovato tra qualche mese. 88
Il Brunello di Montalcino Vigna Loreto 2011 sfodera profumi netti ed espliciti di terra bagnata e frutti rossi. In bocca esplode letteralmente, con tannini setosi e leggiadri, è bilanciato, sapido, fresco a dispetto dell’annata calda e molto lungo. Anno dopo anno si sta consolidando come un classico della denominazione. 93
Il Brunello di Montalcino Schiena d’Asino 2010, dallo storico cru aziendale, ristabilisce come sempre le gerarchie. Olfatto importante, sigaro, note affumicate e tostate, lievi cenni selvatici; al palato coniuga grande struttura, sale, beva irresistibile e persistenza notevole. Un vino di equilibrio esemplare, già godibile ora ma che è destinato a un lungo e felice invecchiamento. 95
A sorpresa, Machetti ci ha voluto proporre tre annate storiche di Brunello, con l’antica etichetta grigia che caratterizzava le bottiglie del fondatore, alla cieca: 1979, 1981, 1986. Tutte e tre emozionanti, con un po’ di rammarico per la bottiglia del 1979 forse non perfetta. Difficile fare una classifica e dare punteggi: diciamo che per il cervello vince il 1986, per il cuore il 1981. In ogni caso, l’ennesima dimostrazione che siamo davanti a un vino e a un terroir in grado di affrontare con disinvoltura diversi decenni di invecchiamento, come si conviene a tutte le denominazioni più prestigiose d’Europa.
In chiusura, diamo una notizia che farà felici turisti e wine lovers: sta per essere ultimato il restauro dello storico podere San Pio, che ospiterà un fascinoso resort (e un ristorante) tra le vigne.
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