The Best 50 Restaurants of the World
Ecco l’intervista a Massimo Bottura pubblicata ieri sul Mattino
Massimo Bottura, tre stelle Michelin, al top sull’Espresso con il 19,75 della sua Francescana, perde un posto ma resta nei primi cinque. Contento?
«Certo che lo sono, come potrei non esserlo. Queste classifiche devono essere vissute senza ansia anche se contano molto. Basta continuare ad essere se stessi»
Gli italiani passano da sei a tre. Un segno di declino della nostra cucina?
«Credo che mai come in questi anni l’Italia abbia tanti grandissimi interpreti. Non si è mai mangiato così bene nel nostro Paese, credo che obiettivamente non si possa affatto parlare di declino».
E allora come spiegare lo scarso peso in classifica?
«Perché forse la classifica, più che la cucina, riflette il momento non positivo che stiamo vivendo, un momento di crisi in cui non si riesce in alcun modo a fare sistema. Siamo una nazione di grandi, grandissimi solisti, ognuno è capace di incantare il cliente, ma non abbiamo ancora idea di come ci si debba proporre all’estero. Viaggiamo poco e siamo autoreferenziali».
Stupisce i non addetti ai lavori la forza della cucina nordica. A cosa è dovuta?
«Credo di averti già risposto: all’organizzazione, alla capacità di fare squadra, al sostegno delle istituzioni pubbliche, al fatto che i politici in quei paesi hanno capito che i cuochi non sono solo bruciapadelle, ma veri e proprio ambasciatori del turismo e della gastronomia. Ossia riferimento per grandi affari in un mercato da considerarsi unico in tutto il mondo».
Anche i francesi però sanno proporsi in squadra, non escono proprio bene in questa classifica.
«Vero, per loro conta solo la Michelin, che ha 110 anni di storia. Questa classifica solo dieci, in effetti è ancora un gioco».
E gli spagnoli?
«Sono una grande squadra, io mi sento molto vicino a loro e ho imparato un sacco di cose. In questo momento credo che abbiano bisogno di nuovi leader capaci di sfondare tra il grande pubblico come ha fatto Ferran Adrià».
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