di Franco D’Amico
In viaggio nell’Alto Casertano dalle parti di Prata Sannita, per intenderci da qui si arriva al confine con il Molise, dove le acque del fiume Lete provenienti dai monti del Matese si fondono con quelle del Volturno, tra luoghi ameni e tanto verde lontano dai soliti itinerari turistici. Alla ricerca dei sapori autentici con Masseria Mastrangelo, locanda e cucina.
Prata Sannita, vera natura incontaminata a vista, notevole il colpo d’occhio tra la valle del Lete e le montagne circostanti, tra uliveti e tanto verde da godere in particolare in questo primo scorcio di primavera. La località è conosciuta innanzitutto per gli appassionati delle gite fuori porta, dove proprio a “Pratella” nella valle sottostante in tanti hanno avuto modo di apprezzare questi luoghi, che comprendono anche una notevole area attrezzata a verde lungo il fiume Lete attraversato da un ponte di struttura romana, “a schiena d’asino”.
Storia e natura si fondono tra i due nuclei abitativi del paesino pedemontano alle falde del Matese, con la parte del borgo antico arroccato tutt’intorno al Castello Pandone sorto verso l’anno mille e la più recente Prata situata nella parte superiore che domina la valle.
Qui avviene il contatto con un luogo particolare e di gran gusto, siamo a Masseria Mastrangelo, una location open air rinnovata da poco con possibilità di alloggio nelle tre camere, gestita dalla famiglia La Banca insieme allo chef Vincenzo De Cristofano, che in cucina propone pietanze derivate esclusivamente dalle materie prime che si incontrano in questo territorio e nel Sannio. Lo staff interno è attento e preparato, proveniente da studi e competenze specifiche nella ristorazione.
Sul posto anche la possibilità di godere dei conviviali spazi aperti, questi si confondono con un panorama unico che domina dall’alto il borgo antico di Prata Sannita e tutta la valle, che racconta una storia tratta da epoche sannite e romane, in una fascia montana dove hanno resistito nei secoli attività come la pastorizia e allevamento locale di suini e bufali, colture contadine antiche come l’ulivo, la vite, nonché gli orti dei cannavinari nell’area alifana qui a due passi, l’arte casearia e norcineria tipica matesina, elementi che si ritrovano ancora oggi qui a tavola.
Vincenzo De Cristofano rappresenta la cucina della Masseria, cultore gourmet dell’arte culinaria di qualità, sommelier e appassionato ricercatore di materie prime, vini e presidi SF del territorio, ora ritornato nella terra di origine. Ho avuto modo di incontrarlo a Roma e raccontarlo nel corso della sua bella esperienza presso il ristorante “Pinturicchio 40” al quartiere Flaminio, la cui guida attuale è affidata alla brigata seguita da Eduardo Estatico, che sta ricevendo notevoli consensi con i piatti della cucina campana nel centro capitolino.
Masseria Mastrangelo, una bella struttura arredata in stile sobrio dove spiccano elementi come la pietra e gli inserti di legno a vista, due sale e mezzo contribuiscono ad accogliere i circa 50 posti a sedere, ma è all’esterno che nasce l’idea di valorizzare gli spazi per consentire agli ospiti di godere al meglio le belle giornate, insieme alle proposte di una cucina variegata con un menù accessibile a tutti, poi con le aggiunte e varanti si personalizza ciascuno la propria disponibilità tra i 25 e 35 euro, o poco più.
Il benvenuto e un calice di pallagrello bianco: Amuse bouche con pacchero di Gragnano “come un cannolo” fritto e ripieno di spuma di ricotta vaccina, con nocciole e maionese all’arancia.
Uno degli antipasti è il notevole Carpaccio di manzo alla Cipriani: un classico della cucina italiana creato allo Harry’s Bar di Venezia negli anni ‘30, che lo chef ha rivisitato in chiave local con carne di manzo, razza Marchigiana, del produttore prescelto Mario Passarella dell’omonima Azienda e Macelleria situata a Prata Sannita, marinata con pallagrello, ginepro e agrumi, poi abbattuta e condita con sale, olio evo, pepe nero a mulinello e salsa Cipriani (ovvero maionese salsa Worcester e limone).
Il Baccalà e mozzarella: un baccalà norvegese cotto alla vicentina in latte e cipolla, con aggiunta di prezzemolo, poi ridotto in piccole sfere panate esclusivamente utilizzando il locale pane casereccio di risulta e poi fritte, servito su fette spesse di Mozzarella di Bufala Campana, nel caso dell’azienda Agricola Vitale sita nella vicina Ciorlano.
Tra i primi troviamo: Fettuccelle al pesto di erbette, con pasta fresca e pesto di salvia, mentuccia selvatica, rosmarino ed erba cipollina, poi pecorino ed olio evo, mantecate a freddo e cosparse da sbriciolata di tarallo al finocchietto dei giovani produttori panettieri Davide e Linda, con forno nel confinante paese di Raviscanina.
Il Risotto allo zafferano e bufala: un classico risotto alla milanese, con riso Carnaroli selezione nera Levoni, zafferano di Raviscanina, il tutto mantecato con burro di bufala e Parmigiano Reggiano Dop.
La carta dei vini della locanda è prettamente rivolta a cantine campane, con qualche variante nelle bollicine, con varietà di distillati e birre.
La Cantina Luongo, unica nella zona e situata qui nei pressi a Raviscanina, da poco reduce dalla prima esperienza di Vinitaly, produce i classici vini dell’areale come il Pallagrello bianco e nero, il Casavecchia e l’Aglianico in rappresentanza del vitigno principe campano.
Nell’occasione il Pallagrello nero: giovane e robusto, già dal colore porpora con unghia tendente al rubino, esprime al naso note vinose e una leggera speziatura tipica del Pallagrello Matesino. In bocca fresco e sapido, ma lascia intravedere grandi promesse.
Fuori menù l’Amatriciana smontata: rigatoni della selezione la Molisana, conditi con salsa tradizionale di San Marzano Casa Marrazzo, pecorino di media stagionatura Romano DOP (altrimenti non si potrebbe chiamare Amatriciana, gli chef laziali sono irremovibili su questo!!), guanciale di Casertano di Tomaso Salumi in chips croccanti da sbriciolare al tavolo.
Filetto, asparagi e guanciale: filetto di manzo, della già menzionata Macelleria Passarella, scottato in padella e condito con solo sale di Maldon e olio evo, servito su asparagi di coltivazione locale fasciati da guanciale di maiale casertano di Tomaso Salumi da Faicchio e finito con una riduzione di Pallagrello nero della citata Cantina “Luongo” di Raviscanina.
Rosa di maiale: filettino di maiale con scamorza del Caseificio Matesano di Prata e nocciole di Vairano, cotte al forno in guisa di fiore e servite su un letto di patate locali arrosto.
Dessert
Interpretazione di Tiramisù: mousse di ricotta vaccina, con crumble di nocciole di Vairano e cacao amaro con caffè caldo, versato al momento.
La Campania che ci piace è quella che esprime la cucina del territorio, a Masseria Mastrangelo un eccellente rapporto qualità a costi accessibili per tutte le tasche, considerando il luogo d’incanto, le proposte di Vincenzo de Cristofano che, sebbene riprendano sfumature gourmet, si inseriscono alla grande nel contesto del panorama matesino senza stravolgerne più di tanto la continuità dei piatti della tradizione montana, facendo ancora una volta brillare i prodotti che questa terra verdeggiante e generosa ci dona. Il viaggio è d’obbligo, ritornerò.
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