di Giulia Cannada Bartoli
L’emozione quando si parla di Falerno è sempre tanta. Il numero di citazioni nell’antichità è lunghissimo, ecco quelle che ricordo e racconto più spesso: “Nec cellis ideo contende Falernis” (Perciò nessun vino può essere paragonato con il Falerno) scriveva Virgilio nelle Georgiche. Marziale: “Se si voleva bere del vino comune, bisognava spendere appena un sesterzio; per un buon vino se ne potevano spendere due; se invece si voleva bere il Falerno, allora si dovevano sborsare almeno sei sesterzi”.
La vigna è stata piantata dal 2004 in tre fasi diverse, proprio quando Felicia Brini decise di cambiare vita e dedicarsi anima e corpo al Falerno, contribuendo, in quasi vent’anni di lavoro, a scrivere la grammatica dell’Ager Falernum insieme con le due cantine apripista, Villa Matilde e Moio.
Nel vigneto sono presenti piante di Aglianico e Piedirosso in percentuale 80/ 20%.
La vigna si trova a ovest rispetto a quella di Ariapetrina Igt Roccamonfina, ma, a differenza di quest’ultima, è esposta E-O, seguendo il cammino del sole. Il clima è fortemente influenzato dall’abbraccio protettivo del Monte Massico che impedisce ai venti freddi di danneggiare le viti, mentre la vicinanza del mare, mitigando, fa il resto.
Si vinifica direttamente con uvaggio di aglianico e piedirosso. Raccolta manuale con selezione dei grappoli da vigna dedicata, diraspatura, inoculo lieviti selezionati e fermentazione in acciaio a temperatura controllata. Una volta “sfecciato”, il vino rimane nei serbatoi di acciaio, dove completa l’affinamento. S’imbottiglia ad almeno un anno dalla vendemmia.
Questo Falerno non “vede” legno e conta quasi nove anni di bottiglia.
L’annata non è stata particolarmente favorevole, infatti, in quella vendemmia, Felicia, di concerto con l’enologo Vincenzo Mercurio, decise di non vinificare il Falerno Etichetta Bronzo perché le uve non erano all’altezza. L’uva è stata raccolta con circa un mese di anticipo, a partire dal 20 settembre, seguendo gradualmente la maturazione delle diverse parti della vigna. Anche le fermentazioni sono pertanto avvenute in serbatoi più piccoli e in tempi differenti.
Al calice il vino si presenta fitto, rosso rubino carico con marcati riflessi granato. La notevole consistenza preannuncia corpo deciso (13,5% alcool).
Il naso, ampio ed elegante, apre con piccoli frutti rossi ribes, mirtillo, mora, note di ciliegia e prugna ancora fresche e carnose. I profumi evolvono in sentori floreali e di humus per distendersi sul finale in effluvi minerali e venature speziate di pepe, liquirizia e cioccolato.
Il sorso di ottima corrispondenza gusto olfattiva, è caldo e avvolgente, sostenuto da un’imponente spalla acida con lunga persistenza aromatica e qualche soffio balsamico.
I tannini – lo ripetiamo – affinati solo in acciaio e bottiglia, sono morbidi, levigati e ben integrati nella texture sensoriale complessiva. La beva invita piacevolmente a sorsi successivi.
La fotografia del territorio, l’Ager Falernum, è nitida e rispettosa.
A occhi chiusi, il calice evoca ricordi: la “luce” del caparbio e appassionato sorriso di Maria Felicia. Questo Falerno ha ancora molto da dire negli anni a venire, attraversa il tempo trascorso, presente, vissuto e mancato…
Il prezzo medio in Enoteca è al di sotto di 20,00 ~.
Il vino si presta per serate solitarie o intime tavolate tra pochi buoni amici.
Volendo tentare un abbinamento, penso a robusti piatti della tradizione partenopea pasquale come “ O’ Ruoto ‘o furno” con agnello, piselli e patate.
Que Viva Falerno!
Masseria Felicia Località San Terenzano, Carano di Sessa Aurunca – Caserta. tel. 39+0823.377514 info@masseriafelicia.it Ettari vitati: 5 Vitigni : falanghina, aglianico e piedirosso. Bottiglie: circa 25.000. 2 Ettari uliveto: Sessanella, Itrana, Carolea, Leccino e Frantoio. Enologo Vincenzo Mercurio – Cantina associata Consorzio Vitica. Visite in cantina su prenotazione
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