Il Marziacanale nasce tra le viti fredde piantate sulle colline tra Taurasi e Luogosano ma ha fatto il suo esordio a Lecce nel corso di un seminario sull’Aglianico organizzato dalla condotta Slow Food Neretum diretta da Francesco Muci al quale hanno partecipato le aziende più importanti di quattro regioni. Una esperienza istruttiva perché l’Aglianico è stato una novità anche per un pubblico già alfabetizzato e tutto sommato vicino, segno di tanto lavoro ancora da fare evitando di dare per scontato che tutto il mondo lo conosca già. Tra le diverse interpretazioni l’Aglianico di Mario e Luciano Ercolino, impegnati ormai da tre vendemmie con la loro nuova azienda, ha colpito per la potenza e la complessità, quasi una nuova frontiera per un vitigno in genere lavorato per valorizzare i sentori terziari sui tempi lunghi più che sul frutto in quanto tale, con l’eccezione di Bruno De Conciliis, il quale però è impegnato nel Cilento. Il naso del Marziacanale è infatti violento, senza mediazioni, oserei dire completamente maroniano perché dominato dalla componente del frutto, una esplosione di allegria molto diversa dal varietale sul quale i produttori stanno modulando le proprie interpretazioni anno dopo anno. Ma, qui lo scarto tra un vino piallato e uno di stoffa, dal bicchiere rimbalzano continue sensazioni, sempre diverse mentre sin dal primo impatto in bocca si resta stupiti dalla potenza di un Aglianico lungo, strutturato, in equilibrio tra le sue componenti, ma con la freschezza e la mineralità tipiche del suolo vulcanico e in parte argilloso-calcareo dell’areale del Taurasi. Entrano qui alcune componenti capaci di fare la differenza, come il sistema di impianto in cui la raggiera avellinese, la starza, è mista alla controspalliera a cordone speronato, la bassa resa per ettaro, siamo sui 50 quintali, la vendemmia svolta a novembre, la macerazione lunga 15 giorni lanciata da lieviti autoctoni. Starei per dire che Mario ha finalmente avuto la possibilità di interpretare l’Aglianico così come lo aveva progettato intimamente grazie a tanti anni di lavoro svolto prima alla Feudi, poi con Farnese e De Falco sul Vesuvio. Chi, come me, lo segue dai suoi esordi in cantina, conosce la sua riservatezza totale, assolutamente irpina direi, a cui fa da contraltare una forte determinazione nel trasmettere le proprie idee nel bicchiere. Ebbene il Marziacanale rivela l’allegria fruttata e la potenza, la morbidezza iniziale a cui segue una beva complessa, capace di appagare anche chi ha molta esperienza. Sicuramente, dopo gli esplosivi rossi di Terre del Principe dello scorso anno, la novità nell’ormai affollato firmamento campano: è nata una stella e si chiama Marziacanale.