TERRE DI BRIGANTI
Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
C’è un aspetto che colpisce, in modo sempre più marcato, ogni volta che beviamo questo vino: la freschezza e la piacevolezza della beva. Del resto si spiega così anche il fatto che questo aglianico (soprattutto nelle versioni 2005 e 2007) ha raccolto diversi consensi anche in concorsi importanti. Il segreto? E’ presto detto: nella natura del terreno e soprattutto nelle condizioni climatiche che caratterizzano i terreni che circondano la cantina dei fratelli Tony e Romeo De Cicco. Da queste parti ci siamo passati diverse volte. Come non notare l’aria pungente in inverno e la particolare freschezza d’estate dovuta ad un venticello che sempre soffia da queste parti, anche nelle giornate più calde e ferme.
A fare il resto è poi la passione dei due fratelli che hanno saputo imprimere le regole della nuova viticoltura a tutto il nucleo familiare, a cominciare da papà, suoceri e zii particolarmente, particolarmente restii a lasciare le loro vecchie regole nei campi. Passione, tanta passione, Del resto non si spiegherebbe in altro modo il fatto che due giovani, entrambi sistemati dal punto di vista lavorativo (e questo di certo non è una regola da queste parti), decidono di rischiare e puntare alla viticoltura di qualità.
Un segno di forte amore per una terra difficile che del resto è testimoniato dal nome stesso dell’azienda (la struttura che ospita oggi la cantina era una vecchia locanda dove di giorni sostavano i briganti: Casalduni, insieme a Pontelandolfo, è tristemente famoso per la distruzione per mano piemontese avvenuta nel 1861), dalle etichette dei vini (i rossi sono “dedicati” a Cosimo Giordano, i bianchi alla moglie Michelina) ed in questo caso anche dal nome stesso del vino (Martummè, ovviamente un brigante, lega il suo nome anche alla celebre fossa vicino Gaeta dove vennero seppelliti molti “ribelli”). Al brigante i fratelli De Cicco hanno dedicato il vino di punta dell’azienda, quello prodotto con le ultime uve raccolte (fine ottobre, inizio novembre) che trascorrono le loro prime tre settimane in acciaio per poi passare a circa dieci mesi di affinamento in legno (dalle diverse dimensioni).
A seguire un notevole riposo in vetro. Questo aglianico è piaciuto già al primo assaggio (agli inizi del 2009) ma ora, a distanza di ulteriori dodici mesi, lo apprezziamo per la setosità del tannino in bocca, morbido e rotondo con una vena fresca sempre sostenuta. Questa freschezza, unita al colore che evidenzia ancora notevoli riflessi violacei parlano di un vino ancora nel pieno della sua crescita, capace di aspettare ancora qualche anno prima di prendere la sua parabola discendente. Tutto questo con un rapporto qualità prezzo che lo rende ancora più stuzzicante. L’abbinamento perfetto: Tony e Romeo lo indicano sempre come compagno ideale dei famosi ammugliatielli ma a noi ci ha convinto soprattutto l’accostamento ai cecatielli al ragù di agnello. Vino da agricoltura biologica (certificazione Suolo e Salute).
Questa scheda è di Pasquale Carlo
Sede a Casalduni, Contrada Tacceto, 6 – Tel. e fax 0824.856388 – www.terradibriganti.it – Ettari: 4 di proprietà – Bottiglie prodotte: 35.000 – Enologo: Roberto Mazzer – Vitigni: aglianico, falanghina, fiano.
Dai un'occhiata anche a:
- Vigna Cataratte 2005, Aglianico del Taburno doc, Fontanavecchia
- Vigna Segreta Falanghina del Sannio Sant’Agata dei Goti Doc 2016 – Mustilli
- Vini Monserrato 1973 – Nuove Annate
- Falanghina e Fiano di Aia dei Colombi, confronto sul 2009
- Greco 2019 Sannio doc, La Fortezza
- Vigna Suprema 2017 Falanghina del Sannio doc, Aia dei Colombi
- Vini Fontanavecchia – Nuove annate
- Piedirosso 2019 Taburno Sannio doc Fattoria La Rivolta