di Marina Alaimo
Per degustare ed apprezzare il Marsala è indispensabile conoscere la storia di questo vino, dei suoi luoghi e dei processi di produzione. E’ un vino ricco di storia affascinante che ha caratterizzato nei secoli, anzi nei millenni, questo lembo di terra che si spinge nell’estrema punta ad occidente della Sicilia. Marsa Ali, porto di Alì sta a testimoniare la presenza degli arabi sul territorio. Più nobile ed influente è stata la cultura dei fenici che arrivarono sulle coste ben 28 secoli fa. Si insediarono prima sull’isoletta di Mozia, e poi sulla terra ferma dopo la distruzione da parte del tiranno siracusano Dionisio nel 397 a. C. fondando la città di Lilibeo, ad Libiam, perché il promontorio guardava verso la Libia. Ai Fenici interessava esclusivamente espandersi dal punto di vista commerciale e non dominare o conquistare nuove terre.
Intuirono il grande vantaggio del commercio del sale, oro a quei tempi. Pertanto cercavano luoghi dai fondali bassi, dal clima caldo e ventoso, fattori propizi alla coltivazione di questo elemento prezioso per la conservazione dei cibi. Tali condizioni pedo climatiche caratterizzano appunto la costa che cinge Marsala e proprio l’arrivo dei fenici ha segnato l’inizio di una civiltà ricca, perpetuata nei secoli attraversando i vari cicli della storia. In questi giorni, per forte volere dei Giulia Adamo, sindaco di Marsala, il centro storico dell’antico borgo ha ospitato l’evento Marsalawine. Il sindaco ha ben compreso le grandi opportunità offerte per lo sviluppo locale dal distretto vinicolo e sta quindi puntando moltissimo sul settore. Marsala quest’anno è città europea del vino, altro motivo per imboccare a gran velocità la strada scelta.
Una straordinaria degustazione di vecchie annate di questo vino ossidativo e fortificato ha aperto i vari incontri enoici. E proprio nel presentare l’incontro il sommelier Franco Rodriguez, delegato AIS di Trapani,ha sostenuto che i grandi vini prodotti sotto velo della flor seguono gli insediamenti fenici lungo le coste dell’Europa meridionale.
Quindi Marsala in Sicilia, i luoghi della Vernaccia di Oristano in Sardegna, gli areali del vino Porto nella regione del Douro in Portogallo e nella provincia di Cadice, in Spagna, con la produzione dello Jeres o Xeres. E in effetti questa tesi ci sta, considerando poi che tale tipologia di vinificazione risale a tempi molto remoti, diventa ancora più credibile. Prima dell’arrivo dell’inglese John Woodhaus, qui si produceva ancora il perpetuum, un vino sotto flor pensato per durare lungamente nel tempo. L’astuto commerciante britannico fiutò subito il grande business legato alla commercializzazione su ampia scala del perpetuum, fortificandolo con mosto cotto e acquavite di vino in modo che potesse affrontare stabilmente i lunghi viaggi nelle calde stive delle navi. E ci vide lungo, nei primi anni del 1800 riuscì a tramutare Marsala in un mega centro industriale che esportava vino non solo in Inghilterra, ma anche oltre oceano, in Brasile, America del Nord, Estremo oriente ed Australia.
Ne sono testimonianza le dimensioni gigantesche dei più di cento bagli ancora attivi sul territorio compreso nella doc, la prima in Italia. La degustazione parte con un marsala vergine che segue lo stile pre inglese, con aggiunta di mistella, ma non di mosto cotto.
E’ il Marsala Vergine Soleras 20 anni Riserva 1990 delle cantine Rallo: ricco nei profumi che vanno dai fichi secchi alla mandorla tostata, è albicocca passita, cedro candito, datteri, ha naso pulito e lungo. In bocca è secco e scorrevole, di concezione moderna, con bella spinta acida e sapida che contrasta con forza la potenza alcolica.
Mirabella Marsala Superiore Riserva 1989 si ispira al Madeira. Veste un bellissimo colore oro lucente, con profumi di torba, uvetta sotto spirito e accenti agrumati. In bocca ha grande complessità, è secco e si fa gustare lungamente, non stanca.
Segue un Marsala di ispirazione al gusto inglese, con aggiunta di mistella e mosto cotto. E’ il Curatolo Arini Marsala Superiore Secco Riserva Storica 1988. Splendido già nell’etichetta disegnata dal noto architetto Ernesto Basile, colui che progettò il Teatro Massimo di Palermo. Il colore è ambra luminoso, nei profumi è diverso dai precedenti e molto interessante. Apre con sentori pungenti di resina e iodio, appena fumè, balsamico e frutta secca. Il sorso è dinamico, riporta i toni iodati, gioca lungamente tra i toni dolci, acidi e salati.
Ammaliante nel colore dorato il Marsala Superiore riserva 1987 di De Bartoli, esprime profumi intensi di datteri e fichi appassiti, con tocco elegante di anice stellato, poi resina e note balsamiche di menta secca. In bocca ha carattere, è scattante, con note appena dolci, bella spinta acida e lunga chiusura appena amara.
Martinez Exito Marsala Vergine Riserva 1982 punta agli aromi della flor e non ha aggiunta di mistella o mosto. Esprime grande pulizia di profumi incentrati sui toni balsamici e di erbe aromatiche, seguite da accenti agrumati. Il sorso è secco, si sente la potenza dell’alcool che sostiene con buona spalla acida e si racconta lungamente sulle note tostate.
Torna la storica azienda Arini con il Marsala Vergine Soleras Le Terre Stravecchio 1980. Nei profumi prevalgono le note tostate, ben presenti anche in bocca.
Segue l’azienda Intorcia con il Marsala Superiore 30 anni Riserva 1980. Arricchito da mosto concentrato e mistella, è caratterizzato sopratutto dai toni tostati, dalle spezie di anice e cannella, seguite da frutta sotto spirito. Il sorso è dolce e scorrevole sulle note di freschezza con ritorni di caffè tostato. Chiude un vino che è il più anziano tra i partecipanti in sala.
Marsala Superiore Aegusa semisecco 1952 di Florio. Bel naso ampio e complesso, salmastro in apertura, con il tempo emergono i sentori balsamici, le spezie di liquirizia e caffè, seguite timidamente dalla frutta passita. Il sorso esprime grande vivacità, con freschezza integra e toni salini, è caldo e lungo tra toni dolci e leggermente amari.
Un viaggio straordinario, ben pensato e raccontato dal sommelier. Significativa la presenza del sindaco Giulia Amato in sala, di Franco Ricci direttore di Bibenda, e di tutti i produttori. A sminuire il peso delle annate importanti ci hanno pensato Tinto e Fede di Radio 2 Decanter con le loro battute inno alla leggerezza.
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