Gesualdo è un alveare di case in pietra separate da vicoli stretti come capillari. Il suo castello, che si proietta sulla piazza principale, è come una grande testa dalla quale si dipana il sistema di stradine in pietra che puntano verso il basso offrendo qua e là qualche finestra di osservazione sull’ampio panorama ai piedi della collina su cui si sviluppa.
Nelle notti di questo inverno, tra le stelle comete illuminate, qualche catenella di lampadine e le luci delle poche case ancora abitate del centro storico, una visita a questa piccola cittadina nel cuore dell’Irpinia vale davvero la pena.
Terra aspera e fosca, che durante la bella stagione ha un non so che di grigio e opprimente, L’Irpinia, in inverno, si fa accogliente potendo dispiegare al meglio il suo carattere distintivo di zona interna della dorsale appenninica. La pioggia frequente, l’umidità, il cielo scuro e una vaga aria, inspiegabile, di povero e di immobile, hanno il loro perché. E a Natale diventano perfino desiderabili.
Se a questo si aggiunge che i giorni di festa concedono agli animi inquieti provenienti dalle città il tempo necessario per guardarsi intorno con rinnovata curiosità, magari in cerca delle tante leccornie delle quali l’Irpinia è ricca, il gioco è fatto.
Ogni cacio, soppressata, filo di pasta e sorso vino, qui, può essere unico. Non lo troverete ben in mostra, dovrete scoprirlo, quasi strapparlo alla fiera difesa degli schivi irpini che da un lato vagheggiano un futuro da meta enogastronomica internazionale, avendone tutti i numeri, e dall’altro mettono in atto una strategia da lupi diffidenti perfino con i propri simili. La paralisi si rovescia puntualmente come una coperta pesante su paesi e campagne e i tesori da scoprire ripiombano nello scrigno dorato e ovattato che li separa dal mondo.
Sono pochi gli ambasciatori del gusto dell’Irpinia. Ma quei pochi sono straordinariamente convincenti. Tra essi, sicuramente, Mario Carrabs è tra i più coinvolgenti e simpatici.
Uscendo dall’autostrada a Grottaminarda, venendo da Napoli, basta seguire sempre la strada che porta a Gesualdo per ritrovarsi davanti al suo negozio, ad un passo dal castello. Chiamarla macelleria non le rende merito. Lo sanno bene i suoi frequentatori. Eppure è essenzialmente questo, la bottega di Mario, quest’anno premiata anche come locale del Buon Formaggio da Slow Food.
Macellaio selezionatore e preparatore di prodotti potremmo definirlo. Mario, affiancato da sua moglie, porta a spasso per la regione, e per l’Italia, il verbo enogastronomico della provincia di Avellino ed è animato da un esplosivo e contagioso entusiasmo.
Le carni proposte nel suo banco hanno una storia da raccontare. Si sono affiancate loro, via via, da diversi anni, i vini della Campania e della Lucania, le conserve, gli oli, i salumi e, appunto, i formaggi ai quali Mario dedica maniacale attenzione. Li seleziona da piccoli artigiani e li affina nella sua grotta. Ve ne racconterà ogni attimo di vita, ogni macchiolina e ogni singola occhiatura.
Coniugare lo shopping in questo piccolo tempio del sapore con una visita al paese diventa d’obbligo. Per di più quando gran parte dei gesualdini sono in strada come figuranti.
E’ una comunità gioiosa, quella che ritrovo in questi giorni di Natale. Il paese è in fermento per riproporre, come ogni anno, la natività. 200 figuranti, tra giovani, vecchi e bambini, propongono anche stanotte (dalle 18,30) le scene del Vecchio testamento legate alla nascita di Cristo.
Il culmine della rappresentazione, realizzata di tutto punto con pochi fondi e un po’ di offerte spontanee, è, dopo una serie di gradini in salita illuminati suggestivamente da torce di fuoco, la grotta con la natività. La stalla, con tanto di asinello e bue, profuma di sterco e paglia.
Sul povero sfondo, risalta la figura di una donna dal viso gioviale, affiancata da un giovane Giuseppe che culla un fagottino del quale si vede solo la fronte illuminata dalla luce fioca. Sembra una bambola dormiente e invece è suo figlio.
Non ha esitato, questa moderna Maria, a portarlo con sé per rendere più vero questo momento. Sorride ai visitatori che a gruppi si affacciano sulla soglia senza osare entrare per non rompere l’atmosfera del quadretto familiare ricambiando gli auguri per la nascita del suo piccolo.
Qualche casa più giù, in quello che si potrebbe definire un tugurio, stalla sotto e giaciglio sopra, un gruppo di figuranti prepara fusilli e orecchiette mentre un calderone in un angolo bolle. Qualcuno ricorda fosse la casa di una famiglia emigrata degli anni Cinquanta in Argentina e ritornata mai più.
Patrizi, guardie, contadine, pastori, sacerdoti, artigiani, casari. Tutta la comunità di Gesualdo si muove tra le vecchie case del centro, una ventina delle quali il Comune ha assegnato pochi giorni fa a famiglie che ancora vivevano dei container. Si: proprio da quel novembre dell’Ottanta!
Ritorno alla messinscena fatta realtà: da lontano si sente il lamento di un maiale di cartapesta che ogni 15 minuti viene ucciso da una serie di macellai dalla testa cinta da un panno. Ha i piedini veri, con tanto di zoccoli e sprizza dal collo fiotti di liquido rosso.
Non è il maiale di Carrabs, ma è ben pasciuto e di sicuro è cresciuto qua. Se fa bene il suo dovere, magari, diventerà anche lui un protagonista del banchetto festante che si celebra stanotte in questo angolo dell’Irpinia che si fa amare.
Macelleria Mario Carrabs di Mario Carrabs
Via Campo S.Leonardo, 1- 83040 – Gesualdo (AV)
www.mariocarrabs.com
tel.0825-401624
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