di Franco D’Amico
Una bella zona alle pendici del vulcano di Roccamonfina, che confluisce con il piccolo Borgo di Sipicciano, a Galluccio (CE), ospita l’agriturismo Masseria Starnali di Maria Teresa Di Biasio e il figlio Luigi, ma innanzitutto la propria Cantina per la produzione vitivinicola biologica dei grandi vini della Campania, tra cui Falanghina, Aglianico e Piedirosso.
Sin da ragazzo ho sempre ricevuto il fascino dell’area del Vulcano di Roccamonfina e del monte Caruso, le sue frazioni poco popolate salendo da Teano, i sentieri tra i boschi, a vista la valle del fiume Garigliano e del Golfo di Gaeta, che ho avuto modo di frequentare in vari periodi dell’anno, senza disdegnare l’autunno, sinonimo di castagne e funghi raccolti nell’area. Ma è sicuramente il periodo della primavera e delle ciliegie che ti segna in maniera particolare, i profumi degli alberi in fiore, poi le ginestre che si adornano di colori, le erbe montane e gli odori caratteristici che ti avvolgono totalmente, lasciando segni indelebili nella memoria olfattiva, elementi della chimica naturale che a volte vengono riproposti nel bicchiere durante l’assaggio di vini provenienti da uve coltivate da queste parti.
Un microclima ideale, quindi, che nel corso dei tempi ha consentito la coltivazione di alberi di ulivo, viti e altre varietà specifiche della zona, in un contesto unico racchiuso dalla presenza di boschi di castagno e di altri alberi dal grande fusto, quali tamponi naturali ai periodi siccitosi nelle zone alte e verso l’Ager Falernus più a valle, che in parte subisce anche l’influsso benefico del rilascio di umidità da parte del Garigliano, nobile corso d’acqua presente nel fondovalle e in tutto l’agro sino a sfociare nel Tirreno più in avanti, facendo da confine proprio alle province di Caserta e Latina, attuali componenti dell’antica Terra di Lavoro.
Qualche tempo fa Luigi, in vigna, mi raccontava delle pessime condizioni metereologiche che hanno colpito la zona. Proprio il 25 aprile scorso ha imperversato un fortunale concluso da una grandinata, che ha segnato fortemente i vigneti anche nei propri tralci, con danni futuri all’economia del settore. Infatti anche in questi giorni il clima sembra come impazzito, mentre scrivo, mannaggia, sta grandinando a palla (19-6-2016). Fortunatamente la natura è imperiosa e riprende il suo corso anche quando il clima da il peggio di se. E’ il processo di cura e saggezza contadina che Masseria Starnali sviluppa per avere viti sanissime e un vino ad andamento più naturale, senza andare incontro alle mode ma curando il “terroir” con accortezza manuale, senza l’uso indiscriminato di diserbanti e trattamenti infiniti, ma con l’inserimento di micro coltivazioni di varietà a verde tra i filari come i lupini e il favino, insieme al rame e zolfo, che costituiscono la componente sostenibile per la prevenzione contro le malattie e sovesci per la nutrizione del suolo. Infine, i lavori in vigna di diradamento estivo per il passaggio ottimale dell’aria e della luce tra gli acini fa sì che in luglio e agosto arrivino tra i vigneti frutti migliori per la prossima vendemmia.
Maresa è qui che aspetta la prossima annata.
Non ho fatto studi nel settore, non sono vigneron ne tantomeno addetto ai lavori, non posseggo terreni, non sono sommelier ne giornalista, visto che me lo chiedono sovente (magari avessi avuto tali opportunità), ma scrivo occasionalmente e in modo diretto, con la passione di uno che concilia il proprio stile di vita con l’espressione vera e profonda conoscenza dei prodotti e del food di qualità, non solo di campagna quindi, contribuendo in autonomia alla loro valorizzazione ed alle persone vicine. Fotografo autodidatta da sempre, con i piedi e gli occhi puntati sul territorio, questo mi ha portato di nuovo qui alle falde del Vulcano di Roccamonfina, per descrivere e raccontare un bianco derivato da uve Falanghina in purezza, che apprezzo volentieri, vinificato in acciaio senza controllo delle temperature e affinato ancora in acciaio per circa 6 mesi sulle proprie fecce fini prima di andare in bottiglia, con impiego di lieviti indigeni ed una permanenza maggiore sulle bucce rispetto alla splendida annata 2013. Il Maresa 2015 potrebbe denominarsi “Alto Falerno” di qualità rurale, unico in quest’area montana, nel calice si presenta con maggiore personalità, colore specifico con tonalità più cariche tra il paglierino e verdognolo, di certo mantiene le peculiarità eccellenti sia all’olfatto che nel gusto, tipiche di questo vitigno coltivato ai 450 mt., su terreno prevalentemente di origine vulcanica con affioramenti argillosi, sapidità e note minerali in evidenza, il tutto proveniente da un habitat che sposa un microclima favorevole, in un contesto naturale di pregio.
In questo areale, la coltivazione della vite e la produzione di vino è da sempre stata una delle fonti di sussistenza più importanti. Basti pensare che la sola zona di Galluccio presentava ad inizio secolo una delle superfici viticole più estese dell’intero territorio nazionale. Qui sono stati ritrovati reperti storici che dimostrano come lungo il Garigliano, verso Rocca d’Evandro, vi fosse situato un piccolo approdo (Porto di Mola) per il trasporto delle anfore vinarie dirette alle navi dell’impero Romano in attesa alla foce del fiume. A questo si somma l’indiscutibile storia del vino prodotto nell’Ager Falernus, il moderno Falerno del Massico DOC, e tutti gli altri reperti archeologici che hanno dimostrato come la produzione del vino insieme all’olio, fosse una delle principali fonti di reddito delle popolazioni antiche e di quelle più recenti fino a tutta la metà del secolo scorso. Quindi anche il transito vinario di questa parte montana, Vulcano di Roccamonfina che guarda il Tirreno, contribuiva nell’antichità sicuramente ad assicurare al Falernum nobili uve di “aglianico e piedirosso” e chissà di “falanghina”, dirette alle navi romane al largo del Golfo caetano.
Un formaggio inusuale per gradire la freschezza e la componente morbida, nonché i profumi che la Falanghina Maresa di Masseria Starnali esprime appieno nel bicchiere. Un prodotto caseario artigianale della sapienza contadina, esclusiva della padrona di casa, con l’utilizzo del latte ovi-caprino dei pastori locali. Infatti, dal latte caprino la signora Maria Teresa ne produce in piccole quantità un eccellente formaggio con caglio naturale ricavato dal cardo selvatico, delicato e mai sovrastante al gusto, direi sorprendente il suo “Caso Peruto” di questa annata, nel tipo classico riprende i profumi delle erbe spontanee del posto, timo serpillo (pepenella) e una nota di aceto di vino bianco, con EVO locale. Il tutto a tavola con il Maresa 2015, la suadente freschezza e carnosità delle ciliegie della tenuta, un tutt’uno irripetibile se non da confezionare direttamente sul posto.
Emozioni al palato e profumi che si fondono tra di loro, inebriati da un bianco eccelso, degno di essere ritenuto tra le migliori etichette di Falanghina in Campania.
Sede: Azienda Agricola Masseria Starnali è in Via Sessa – Mignano, Galluccio (CE) tel. 3339830957. www.masseriastarnali.com altitudine circa 450 m.s.l. Ettari 40 di proprietà di cui 6 destinati a coltivazioni di viti, i rimanenti per ulivi e castagni. Enologo: Gennaro Reale. Bottiglie prodotte:15000. Vitigni: Falanghina; Aglianico e Piedirosso. Denominazioni presenti: DOC Galluccio e Roccamonfina IGP.
Masseria Starnali aderisce al protocollo VIN NATUR – Associazione Viticoltori Naturali con sede a Gambellara (VI), insieme ad altre 4 Cantine campane si annovera tra i migliori produttori che coltivano la vite in assenza totale di pesticidi, con l’intento di realizzare vini di qualità e secondo metodi naturali legati al territorio, senza alcuna forzatura tecnologica.
Masseria Starnali a Sipicciano di Galluccio (CE). Maresa – Roccamonfina IGP – 2015.
Uva: Falanghina
Fascia di prezzo: 8-12 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Enologo: Gennaro Reale
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