
di Raffaele Mosca
Assaggiato pochi minuti dopo il Sassicaia 2021, protagonista della precedente puntata, l’ -aia chiantigiano, gemello diverso del Tignanello, per il quale l’annata 2021 è la migliore di sempre all’esordio, ci porta in una galassia totalmente differente.
È meno nitido in questa fase rispetto all’icona bolgherese, con qualche soffio di tostatura da rovere che anticipa ricordi vegetali fini, viole, mirtilli maturi e grafite in pieno stile Medoc, un accenno selvatico a ricordare la presenza nel blend di una quota di Sangiovese. Potente, articolato, a tratti meno fine. Piace, però, questa leggera irruenza tannica che, abbinata a ritorni terrosi ed ematici, gli permette di essere un ponte tra stile bordolese e Chianti. Non lascia a bocca aperta in questa fase, ma ha la solidità e l’equilibrio dei grandi vini da invecchiamento.
Se riuscite ad agguantarne una bottiglia, scordatevela in cantina.
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