di Stefano Puhalovich
In un pomeriggio romano, in cui il caldo iniziava ad imperversare, si è tenuta nell’ accogliente Osteria Poerio nel quartiere di Monteverde Vecchio a Roma un’interessante degustazione sui Bordò delle Marche organizzata da Maurizio Valeriani, fondatore di Vinodabere e referente italiano per il concorso Grenaches du Monde.
Perchè proprio il Bordò è una delle poliedriche facce della Grenache, un vitigno diffuso in tutto il mondo e che in Italia ha trovato la più conosciuta espressione nel Cannonau sardo ed, anche, in un’area come quella del Piceno dove sta dimostrando le sue grandi potenzialità con vini di grande spessore e qualità che iniziano a farsi largo in Europa e nel Mondo malgrado le pochissime bottiglie prodotte.
Sull’origine del nome Bordò, e sull’ introduzione del vitigno, si fanno varie ipotesi: da quella legata al suo colore a quella che possa essere stato introdotto in Italia da soldati francesi al seguito di Napoleone Bonaparte. L’ipotesi più probabile, invece, potrebbe essere quella più “casalinga” legata ai pastori sardi, giunti nelle Marche per il rito stagionale della transumanza , e che avrebbero portato con loro qualche preziosa barbatella di “sa vide Burda” (la vite bastarda ) che in quelle terre ha trovato un habitat idoneo alla sua esistenza. Sono terreni per lo più argillosi posti tra i 150 ed i 450 metri s.l.m. e situati nella fascia mediana delle Marche tra Ascoli Piceno ed il Mare Adriatico, il che contribuisce a creare un microclima temperato e con buone escursioni termiche.
Spesso succede che i regali degli Dei non siano apprezzati dagli uomini e così è successo anche per il Bordò, un vitigno sempre considerato marginale e ridotto a pochissimi piedi di vigna che stava per scomparire dalla faccia della Terra. Fortunatamente qualche avveduto produttore è riuscito ad apprezzarne le qualità ed a salvarlo dall’estinzione, anche se parliamo a tutt’ oggi di poche migliaia di bottiglie, ripartite tra le 9 aziende che ci sono state proposte.
Tutti i vini presentati nella degustazione sono contrassegnati dall’ I.G.T. Marche Rosso e prodotti con uve Bordò al 100 %. Per la degustazione si è proceduto con la sequenza alla “francese”, iniziando dall’ annata più vecchia e salendo a quella più recente.
Ecco le mie considerazioni:
RUGGINE 2013 – 14 % – Clara Marcelli
Azienda che pratica l’agricoltura biologica e che si avvale della consulenza di Marco Casolanetti di Oasi degli Angeli.
Dopo la vendemmia manuale la fermentazione avviene con lieviti indigeni in acciaio inox, seguono ben 5 anni di affinamento tra legno e bottiglia.
L’aspetto tiene fede al nome con un colore granato che vira al mattone e che ricorda veramente la ruggine, consistente con archetti incisi.
Il naso si apre con un sentore “caseario” da formaggio pecorino, poi iniziano a farsi strada frutto rosso, rabarbaro e tamarindo, una nota ematica, pepe nero e, nel finale, emerge una nota floreale, ancora in evidenza malgrado l’età del vino, di petalo di rosa e viola.
La bocca è succosa, ampia, calda, vellutata e con ritorni di boisè nel lungo finale.
BORDÒ 2014 – 14 % – Poderi San Lazzaro
Dopo la fermentazione in acciaio il vino matura in tonneaux francesi per 16 mesi a cui seguono ulteriori 6 mesi di affinamento in bottiglia.
Il vino si presenta con un bel colore granato non molto carico.
Il naso si barcamena tra frutto rosso ancora fresco, caffè, note vanigliate, iodate, ematiche che si chiudono con eleganza su note floreali ed un balsamiche.
La bocca sconta un po’ l’annata non felice, infatti ad un inizio fresco succede un tannino un po’ scomposto ed ancora “verde”. Finale sapido e di buona persistenza.
Una bottiglia a cui non farà male attendere ancora un paio di anni per esprimere appieno tutte le sue grandi potenzialità.
CINABRO 2015 – 14 % – Le Caniette
Le uve, provenienti da agricoltura biologica, vengono vendemmiate a mano e dopo 8 giorni di fermentazione in tini di legno il vino passa nelle barriques, per 30 mesi, a cui seguono ulteriori 6 mesi di affinamento in bottiglia da cui esce “pronto” per il consumo.
Bel colore rubino, tendente al granato, vivo e limpido.
Al naso presenta subito una nota di rabarbaro a cui si succedono subito il frutto rosso, note balsamiche , la speziatura del caffè ed un finale minerale.
Bocca ampia, calda ed equilibrata con tannini eleganti e finale lungo e molto sapido.
LA RIBALTA 2015- 14 % – Az. Agr. Pantaleone
È questa l’ azienda che ha salvato le uve del Bordò dall’estinzione credendo fortemente nelle sue potenzialità e riportandolo davvero alla “ribalta”. La vinificazione delle uve biologiche è spontanea, con i soli lieviti indigeni, in vasche di acciaio a cui segue l’affinamento per due anni in barriques.
Il vino si presenta con un bel colore granato intenso con archetti ben marcati.
Il naso è molto preciso e stratificato. Dopo un frutto rosso maturo si passa a note erbacee, con la nepitella in evidenza, note ematiche e speziatura che varia tra le sensazioni “dolci” di cannella e cacao e quelle del pepe nero e dei chiodi di garofano.
La bocca si presenta molto equilibrata tra morbidezza, calore ed elegante tannicità con i ritorni di frutto e speziatura nel lungo finale.
MICHELANGELO 2016 – 13,5 % – Dianetti
Azienda storica nella zona della Val Menocchia che pratica la “lotta integrata”. Le sue uve vengono raccolte a mano e fermentate per 15 giorni in acciaio inox, segue l’affinamento per 26 mesi in demi-barriques nuove. Al colore il Michelangelo si presenta di un bel rubino vivo.
Al naso irrompe una nota di macchia mediterranea. Segue un ampio ed elegante ventaglio di frutti rossi, di note speziate e di note floreali “rosse” assai stratificato.
La bocca entra in punta di piedi con una bella freschezza e poi diviene succosa, con un tannino vellutato, una bella sapidità ed una lunga persistenza.
ROSSOBORDÒ 2016 – 15 % – Valter Mattoni
Bel vino che rispecchia l’aspetto “roccioso” del suo produttore (soprannominato “La Roccia”) e che è già alla sua settima annata di uscita sul mercato. Le uve fermentano in acciaio per 20 giorni prima di passare in barriques per 24 mesi di affinamento. Il colore tiene fede al nome con un bel granato carico.
Al naso molta materia “rossa” con note di confettura di mora, cassis, ciliegia sotto spirito ed una discreta speziatura di chiodi di garofano e pepe bianco nel finale.
Bella “masticabilità” nella bocca rotonda ed equilibrata con tannini levigati e lunga persistenza.
Peccato per l’esiguità della produzione di solo 300 bottiglie…
ARSI 2016 – 14 % – Maria Letizia Allevi
Anche questa giovane azienda pratica la coltura biologica ed è alla seconda edizione del suo Bordò, la prima immessa sul mercato. L’ Arsi ci arriva dopo un affinamento di 30 mesi, tra barriques e bottiglia, e si presenta con un bel colore granato ed una evidente consistenza.
Il naso si presenta con un inizio austero di mineralità e speziatura a cui segue un’apertura su note iodate e di bel frutto rosso assai elegante.
La bocca rispecchia le sensazioni olfattive e si presenta assai stilizzata e vellutata con un finale fresco, iodato e di buona persistenza.
KUPRA 2016 – 14,5 % – Oasi degli Angeli
È l’azienda che ha messo “i piceni invisibili” sotto i riflettori del Mondo intero grazie alla ricerca minuziosa della qualità dalla vigna (biologico e rese per ettaro bassissime), alla bottiglia.
La vendemmia avviene manualmente. A seguito di una selezione rigorosissima segue una macerazione prolungata che può arrivare anche a 60 giorni. Vengono impiegati solo lieviti indigeni e non sono previsti filtraggi, chiarificazioni né l’uso di enzimi e solforosa. Segue l’affinamento in barriques per 30 mesi. Kupra si presenta con un bel colore granato con riflessi rubino.
Un’ondata di cioccolato si impadronisce subito del naso lasciando poi il passo ad una stratificazione
olfattiva molto variata tra frutto rosso dolce, note ematiche, petalo di rosa, erbe officinali, gomma arabica, cipria e tostatura.
La bocca si apre con una sensazione di grande equilibrio: calda, vellutata, sapida con ritorni vanigliati nel lunghissimo finale.
Una bella bottiglia che ha il suo prezzo… come la qualità del resto.
RED 2018 – Irene Cameli
Terminiamo la carrellata con l’ultima azienda arrivata al Bordò, infatti ci è stata proposta una bottiglia di un campione prelevato dalla botte, coi suoi pregi ed i suoi difetti. Dopo la fermentazione in acciaio inox è seguita una maturazione di 12 mesi in barriques nuove.
Il naso, risulta sovrastato dalla presenza del legno dietro alla quale affiora un bel frutto rosso piccolo e note vanigliate e di tostatura “dolci”.
La bocca risulta “masticabile”, compatta, molto fresca e con un lungo finale con ritorni di tostatura.
Probabilmente un anno in più di barrique non avrebbe guastato.
Alla fine della degustazione ho potuto dire che, fortunatamente, quel giorno io c’ ero.
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