di Marco Contursi
“Perché Napoli deve essere mortificata cosi gastronomicamente?” Questo mi chiedevo dopo essere stato a pranzo in una trattoria napoletana della zona di Mergellina. Pranzo disastroso, probabilmente il peggiore della mia vita: frittura di calamari cotta due volte (cotta prima e poi rifritta?), nera ed immangiabile, frittura di paranza spacciata per fresca ma con una triglia ancora mezza surgelata, zuppa di cozze pessima per olio usato e cozze non pulite, menù con errori grammaticali (parmiggiana, prociutto) ma forse questo è il minimo. Veramente tutto vomitevole, tranne il pane. Mi dispiace di aver fotografato solo la triglia ma il cameriere mi guardava torvo e non volevo pure beccarmi una padellata in testa. Ovviamente io ho avuto lo scontrino, insospettiti dal mio fare foto, ma i due turisti andati via, no, per loro un foglietto a quadretti. Oltre a me, a pranzo, c’erano tre coppie di turisti anche loro perplessi per alcune portate. Dopo ho pensato di aggiustarmi la bocca andando a prendere un gelato da uno degli chalet vicini, ma ho trovato prezzi alti (3 euro cono medio da asporto) e qualità appena sufficiente almeno nei gusti da me presi. Oltre all’inaccettabile visione di alcune vaschette sciolte e ricongelate. Marciapiedi antistanti gli chalet in stato pietoso ma non si riesce a far capire agli amministratori di tenere decente almeno uno dei salotti buoni della città.
Certo c’è il panorama: ‘O sole ‘O ciel e ‘O mar ‘e Napule. Mancava o mandulino ma magari la sera c’è.
Io credo che vada avviata in città una severa riflessione anche perché le mie ultime esperienze in tal senso (trattoria zona via dei mille e trattoria zona via Toledo) non si sono discostate di molto da questa ultima tragica esperienza. Di pizza se ne parla tanto, e questo almeno ha favorito un aumento della qualità media dei prodotti utilizzati. Ma le trattorie? Oli quasi sempre di infima qualità, servizio approssimativo, cotture spesso sbagliate (vedi usanza di bruciare SEMPRE l’aglio ogni volta che lo si soffrigge), eppoi zero professionalità e rispetto per il cliente. La professionalità al sud spesso è una chimera, il cliente è un pollo da fregare, non un ospite da coccolare. Se poi è straniero, scatta l’approssimazione totale, quando non addirittura il doppio menù con prezzi doppi ( nel senso di aumentati del 100%).
Ristoranti di qualità a Napoli? Pochi, alcuni segnalati da questo sito ma con costi oltre i 60 euro a cranio.
Trattorie di qualità? Il numero sale un po’, ma spesso la valutazione positiva è frutto anche del prezzo bassissimo pagato, poiché se pago 2 euro un piatto di friarielli fritti, dico che sono buoni pure se l’olio è bruciato o è olio di semi non meglio identificato.
E la qualità media dei ristoranti ad essere bassina.
Capitolo vini, stendiamo un velo pietoso per quello che si trova nelle trattorie cittadine solitamente. Ricordo di un Taurasi in carta a 10 euro di un produttore mai sentito e che , preso per curiosità, uscì incredibilmente amorfo. Un bicchiere di acqua aveva più sapore. Ma comunque abbondano bottiglie di improbabili agli aglianici e falanghine a 5-6 euro al cliente.
Certo, c’è il cuoppo fritto di pasta cresciuta e panzarotti. O per o muss e la pizza a portafoglio. Un po’ poco per una Capitale europea, tra le più visitate in Italia.
E qui si allarga il discorso, poiché nei capoluoghi campani si mangia spesso male, mentre tavole migliori si trovano nelle province. Però gli incontri di affari si svolgono nelle città come pure i soggiorni turistici e uno non sempre può fare decine di km per mangiare decentemente.
Qualcuno mi dirà “ma io da tizio o da caio mangio bene”. Ok, ma la città conta nonsoquantimila locali e una persona di passaggio non deve avere l’alta probabilità di mangiare male con punte di schifezza assoluta come è capitato a me. Va fatta una riflessione importante come per le pizzerie, per innalzare la media cittadina del mangiare bene. Bisogna spiegare alla gran parte dei ristoratori il rispetto per il cliente e l’orgoglio professionale, bisogna far capire che risparmiare sulle materie prime non serve a nulla, ma soprattutto che ogni volta che un cliente si siede alla loro tavola, rappresentano la città intera, e se il cliente mangia male, la brutta figura la facciamo tutti noi napoletani (anche io lo sono, nato guarda caso proprio a Mergellina). O almeno bisogna aumentare le licenze per aprire nuove farmacie, poiché dopo il pranzo dell’altro giorno solo l’abbinamento maalox-gaviscon-spasmomen-omeprazen mi ha salvato da conseguenze peggiori. In pratica a Napoli, si spende più di medicine dopo, che per mangiare prima.
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