Uno degli elementi della decadenza italiana è stato il fatto che prima in aeroporto e in stazione si mangiava meglio di adesso. Ricordo le pizze calde sui binari alla Ferrovia e le palle di riso in aereoporto.
Poi un schifosa coltre di roba di plastica congelata e industriale ha iniziato ad avvelenare i viaggiatori con sostanze tossiche: tutto uguale, in autostrada come in aeroporto o nelle stazioni.
Con il rifacimento dell’aeroporto di Capodichino però le cose sono decisamente migliorate e se nello shop si trovano pasta, mozzarella, limoncello, vini e dolci di buona qualità ci sono alcuni punti dove finalmente la grande cultura del fast food napoletano, la migliore e più varia d’Italia, torna a fare capolino.
C’è Bellavia con sfogliatelle, babbà, pastiere e taralli. Obikà ha un po’ lo stile algido alla milanese dove il cibo sempre sempre un intruso ma alla fine si trovano buone cose. Infine all’ingresso o all’uscita, dipende dai punti di vista, il punto dei Fratelli la Bufala ha un forno a legno acceso e tante leccornie napoletane, dalla parigina al panzarotto, alla frittatino oltre che naturalmente la pizza. Non mancano i timballi di pasta.
L’obiezione che molti napoletano faranno è che costa tutto un po’ caro. Ma cosa volete che siano 3,5 per un buon timballo di maccheroni con piselli e carne di fronte ai 4,5 euro di un trancio da Spizzico?
Eh?
Poi Mario Stingone e Tommaso Esposito mi potranno cazziare sulla pizza, ma il fatto è che con la pizza napoletana parliamo sempre di Serie A, per tuto il resto c’è Mastercard.
Certo, non mancano posti ributtanti con il cibo anonimizzato, ma la situazione è decisamente migliorata e soprattutto non ha eguali se non per le arancine di Palermo e Catania, gli unici due aeroporti italiani che non mi fanno rimpiangere Napoli.
Insomma, potrebbe anche tornare la normalità dopo la sbornia di conservanti e coloranti oncologici: ossia che invece di scappare dalle stazioni e dagli aereoporti, si vada apposta per mangiare perché, sin dai tempi dei Romani, da sempre i posti dove si mangia meglio sono quelli frequentati dai viaggiatori. E i migliori cuochi e pizzaioli qui dentro dovrebbero stare, dove in effetti sono sempre stati.
Strano che Farinetti non ci abbia ancora pensato:-)
Persino questa elementare verità era stata cancellata dall’ondata di cibo infiocchetatto nella plastica prodotto a livello industrale con materie prime di scarsa qualità.
Per fortuna, la cultura gastronomica di Napoli è più forte della stupidità umana:-)
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