Maleducat a Barcellona
Carrer de Manso, 54, L’Eixample
Tel. 936 04 67 53
Sempre aperto
Chiuso domenica
C’è una frenesia giovanile a Barcellona che ricorda Parigi prima del Bataclan: tanti giovani che hanno frequentato le grandi cucine aprono loro spazi, dotati di tecnica, sempre con il mercato come punto di riferimento. Del resto non può esistere cucina d’autore senza la capacità di fare la spesa al mercato e di selezionare i migliori produttori biologici del proprio territorio, la tecnica ormai la diamo per acquisita. Arriviamo da Maleducat sulle tracce dell’ultimo viaggio a Barcellona di Vittorio Castellani, aka Chef Kumalé, uno che ne ha vista di roba in giro, che lascia una descrizione entusiasta di questo locale proprio di fronte al Mercato di San Antoni: “Non lasciatevi trarre in inganno dal nome provocatorio. Maleducat segue l’onda delle taverne gastronomiche puntando su una cucina de temporada, con prodotti di stagione, seguendo la foodlosophy catalana che si fonda sul bonomio mar y muntana. Probabilmente i migliori a Barcellona nel genere”.
Nato come tapas bar con una buona selezione di vermuth dall’idea di tre amici d’infanzia – in cucina Víctor Ródenas (a bottega da Marc Gascons, Pablo Tomás o Romain Fornell) e i fratelli Marc e Ignasi Garcia – Maleducat è adesso uno dei locali più alla moda di Sant Antoni da quando ha aperto nella metà del 2020. Un altro elemento del loro successo è stato quello di ingaggiare Alejandro Icart, sommelier di Àbac, per creare una lista selezionata di vini catalani, tutti con personalità e progetti enologici molto interessanti. In cucina c’è tanto mestiere: Ródenas, 32 anni, ha vinto il premio Promesse di Alta Cucina del Cordon Bleu e un intenso lavoro da Diverxo, Via Veneto, dall’estinto Roca Moo, Caelis, Sintonía del Gallery e da Marc Informal
Piccolo dehor all’aperto per ingannare l’attesa, due sale divise dalla cucina e dai bagni, un servizio giovanile e sorridente, Maleducat è davvero divertente e rientra a buon titolo in questa grande ondata che fa di Barcellona un riferimento assoluto della gastronomia mondiale in questo momento storico in cui vanta ben quattro Tre Stelle. La filosofia è il divertimento, la condivisione, compatir è il verbo più alla moda secondo una usanza che risale agli arabi. Del resto anche noi per evidenziare uno stato di intimità diciamo “abbiamo mangiato nello stesso piatto”. Usanze antiche, messe in discussione dalla fobia batteria occidentale post Aids, che tornano nella sostanza anche se magari con modi diversi. Prenderete due o tre antipastini pensati sempre per due o altrettanti piatti principali.
Noi li abbiamo trovati deliziosi e ci siamo davvero arrecreati. La ricerca dei produttori è ossessiva, becchiamo per sino i pomodori di Petrilli di Lucera, presentati in carpaccio anche se, forse unico errore della nostra cavalcata, un eccesso di stracciatella è andata a discapito della freschezza della materia prima.
Insomma, divertimento assicurato. Tanto gusto e tanta pulizia tecnica nei piatti. Un conto decisamente economico anche perchè la carta dei vini è decisamente abbordabile. Il range va da 50 ai 70 euro a seconda del piatto principale che scegliete (noi non abbiamo resistito alla vacca vecchia frollata 40 giorni per chiudere).
Consigliatissimo.