di Sara Marte
Nell’ambito della VI edizione di Malazè, Luciano Pignataro riunisce la squadra Slow Wine, esperti ed appassionati. In questo laboratorio, tenutosi a Villa di Livia il parlare è bianco; argomento: la Falanghina dei Campi Flegrei. Così alla domanda “Come ha passato l’estate la nostra falanghina?” rispondono ben 13 bottiglie da zone differenti che possono dipingere, se non un quadro completo, una visione d’insieme molto lucida. Di seguito dunque i vini in degustazione che, con pochissime oscillazioni di sorta, hanno lasciato tutti d’accordo con giudizi più o meno uniformi.
Grotta del Sole 2010.
Tutto al posto giusto, insomma ben fatta. Naso minerale e fruttato si esprime al palato con una bella freschezza e buona sapidità. Lascia la bocca desiderosa di un altro sorso, con una lunga salivazione. E’ certamente un vino tecnicamente presente ed espressione pulita e piacevole in cui si può parlare di Falanghina dei campi flegrei.
Contrada Salandra 2009
Bella la nuova etichetta con le idee in movimento che sciamano come fossero api. L’avevo vista in cantina ancora “cartoncino”. Ammetto che sulla bottiglia fa proprio un bell’effetto. Questo bicchiere va atteso. Versato, spicca la mineralità, poi si ferma ed il degustatore deve avere la pazienza di attendere con lui. Man mano si esprime con una complessità giovanile che si mantiene vigorosa e migliorata dall’affinamento in bottiglia; un anno e mezzo prima che venga commercializzato così come vuole da sempre Peppino Fortunato. Il vino è lungo e saporoso, con slancio agile e buona materia. Tra i preferiti del gruppo di degustazione. Una grande certezza!
La Sibilla 2010
Bottiglia base è l’espressione di tutto ciò che ci si aspetta e desidera da una Falanghina dei Campi Flegrei. Il naso è ben fuso e al posto giusto, con la mineralità e la frutta, lievi note di erbe mediterranee e uno spruzzo agrumato. Freschissimo si muove veloce al palato ed ha una sapidità presente. Ancora uno slancio iodato ed un’evoluzione verticale che sferzante lambisce tutta la bocca.
Cosa chiedere di più?! Ci accorgiamo che questa cantina sta lavorando davvero in territorio e qualità. Bicchiere gradito da tutti. Buono buono.
Cantine Babbo “Sintema” 2010
Di concezione un po’ meno moderna, marcia su note di agrumi e frutta esotica ed una mineralità lieve ma presente. Il palato ha forte struttura ed un certo tenore alcolico. Buona la freschezza e la sapidità.
Cantine del Mare 2010
Subito dal colore ci accorgiamo che è un vino più carico con un livello di evoluzione un po’ più avanzato rispetto alle altre 2010 . Ha infatti un naso di mineralità più cupa ed un palato certamente fresco e sapido. Si muove con un peso meno giovanile ma comunque energico. Finale lungo e lievemente ammandorlato.
Agnanum 2010
Qui siamo altrove. Troviamo un’ opulente ricchezza di profumi, lasciando che questa bottiglia sia espressione originale della falanghina. Fiori come la ginestra, frutta e toni minerali così nell’ordine ed infine erbe mediterranee, foglia di limone per un naso certamente complesso. La struttura al palato è di grande materia con una certa freschezza ed sapidità predominante. Termina molto lungo e lievemente ammandorlato.
Quarto miglio 2008
E’ certamente un vino molto carico di colore , profumi e palato. Parliamo di un giallo paglierino intenso e abbastanza vivace. Note di fiori e frutta matura come la pesca gialla ed un certo, presente calore alcolico. Appare nel finale dal palato più sapido che fresco.
Collina Viticella 2009, Carputo
Bottiglia Cru, proveniente appunto dall’unica zona della collina Viticella.Ciò che si nota senza sforzi è una mineralità verticale che sale dritta dritta all’olfatto. Coglie nel segno questo naso che personalmente gradisco nel suo genere “forte e chiaro”. Al palato ha un buon tenore alcolico bilanciato da una certa sapidità e struttura di territorio. Ha un suo peso e si congeda lungo e piacevole. Bella bottiglia.
Grande Farnia 2010, Iovino
Colpisce per una dichiarata, orgogliosa semplicità. E’ il suo pregio e non un difetto sia chiaro. Ha una beva fluida, veloce, gradevole. Fresco e sapido è fatto a mestiere in una concezione di pulizia che lo sostiene e piace.
Cantina Astroni 2010
E’ un vino giusto e gradevole. Spicca il palato sul naso. La sapidità è evidente e la freschezza giovanile lo rendono snello e piacevole. Buona struttura e tessuto abbastanza complesso e interessante. Lungo nel finale. Anche questa bottiglia accoglie consensi.
Matilde Zasso 2010
La sorpresa. Capita sempre in una batteria la bottiglia inattesa. Ha una sapidità molto spinta, decisa, quasi salato. Anche il naso ha profumi fruttati e lievemente minerali molto composti. E’ un vino gustoso, piacevole e saporito, croccante e a dirla tutta un po’ ruffiano.
Iovino 2010 (bottiglia base)
Non dispiace per niente questo vino. Ha una certa agilità di beva, con una sapidità evidente ed una buonissima freschezza che contrastano a dovere l’evidente peso alcolico. E’ buono, abbastanza lungo nel finale, gradevole e abbastanza intenso. Tutto in linea con quella semplicità-pregio di cui parlavamo prima. Lavoro di cantina omogeneo e riuscito. Ancora un pregio!
Terminiamo con il 2006, Sorbo Bianco, Cantine del Mare
La pazienza di lasciarlo aprire e poi la struttura del legno, in cui svolge un passaggio in rovere, si presenta subito al naso. L’olfatto è di miele e resina ed un tono affumicato. La bocca si è tenuta abbastanza bene esprimendo una media freschezza e in maggiore evidenza la sapidità. Non è il mio genere, ma che significa, è una 2006 in buona salute e si sente.
Dunque come sta la Falanghina? Sta bene, poiché l’equazione territorio- lavoro in qualità, ha decretato una percentuale alta di bottiglie, che, ognuna con la propria lingua e retaggio di cantina, parlano di Campi Flegrei.
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