di Monica Bianciardi
Arrivano ogni anno a reclamare le loro inconsapevoli vittime, sono le cene di Natale aziendali, temute più di un salto nel vuoto senza paracadute e vera tragedia per chi come me bazzica da tempo il mondo del vino. Un insieme di persone che spesso niente hanno in comune a parte il lavoro, che hanno gusti differenti e che a parte rare eccezioni berrebbero anche la benzina; motivo decisamente valido per rendersi irreperibili, sparire dalla circolazione, accampare un inevitabile viaggio a Timbuctù, invocare il quinto emendamento o citando le scuse più improbabili, pena il doversi sorbire come ogni anno il famigerato vino della casa.
-” Non posso venire ho un impegno urgente anzi urgentissimo infatti devo sparire subito!” -“Che peccato quest’anno contavamo su te per scegliere i vini per la cena”. Dopo una simile affermazione ti costringi a fare buon viso a cattiva sorte ed accetti tuo malgrado l’invito con un smorfia degna del Grinch.
Dopo gli inevitabili saluti e convenevoli arriva il momento di mettersi a tavola, quindi ti siedi con la spontaneità ed il sorriso stampato in faccia di una iena impagliata.
Così te stai in silenzio, per una mezz’ora buona, mentre i primi vini con le bollicine che hai dovuto scegliere con un rapporto qualità prezzo imbattibile e per i quali hai dovuto contrattare per una settimana con il gestore del locale vengono immancabilmente serviti a -25 gradi e ficcati nel ghiaccio fuso, casomai si azzardassero ad alzarsi di mezzo grado. Senza dare nell’occhio decidi di salvare il vino da sicuro congelamento con fare distratto, ma il cameriere inizia a guardarti in modo torvo non appena togli la bottiglia dalla glacette. In compenso i rossi vengono serviti a temperatura ambiente ovvero a 28 gradi pronti per un vin broulè.
Nel frattempo ti sei versato il primo bicchiere ed inizi automaticamente a rotearne il contenuto. “Hei tu che bevi sempre cosa ci senti?” Inizi a contare fino a 100 sentendo un odore di bruciato provenire dalle orecchie, ma decidi di metter a tacere il tuo istinto omicida e amabilmente inizi a snocciolare una serie di profumi che tutti credono provenire dalla tua immaginazione. Decidi di rallentare solo quando con sadico piacere cogli gli sguardi attoniti dei presenti, quando una voce accanto a te pronuncia un fatidico ” in effetti un profumo di ciliegia lo sento anche io!” guardandoti di sottecchi della serie “non mi freghi!” Raccogli la singolar tenzone e passi all’assaggio. ” Nonostante un velo di riduzione al naso in bocca ha un ingresso morbido, più largo che lungo ma approfonda abbastanza. ” mah …sembra più la descrizione di un film hard che di un vino” dice qualcuno.
Nasce un dibattito sui vocaboli usati mentre inizi ad arrampicarti sugli specchi nel tentativo inutile di spiegarli, con un batti e ribatti incessante che metterebbe alla prova persino la pazienza di Dom Perignon. Inizi a sudare freddo in procinto di una crisi isterica e mentre valuti se sarebbe meglio fingersi morta, abbandoni precipitosamente il tavolo rispondendo ad una inesistente chiamata dallo smartphone.
Riprendi fiato ritorni al tavolo ed inizi a rilassarti facendoti i fatti tuoi mentre decidi di ascoltare un vocale di Whats App di uno dei tanti gruppi sul vino… “Domani sera facciamo un appuntamento al buio, vieni!?” Alcuni strabuzzano gli occhi facendo appello ai santi ed anche all’amico immaginario pur di venirne a capo. “Ma cosa caspita state pensando? Al buio vuol dire una degustazione di vini bendati ovvero una degustazione alla cieca !!! Un “ahhh” viene seguito da sospiro generale di sollievo.
Finalmente arriva anche l’ora del dolce ed immancabilmente qualcuno vorrà fare il brindisi “perchè sta bene su tutto”…con un bel Prosecco!
Dopo tale blafemia alzandoti di scatto saluti con un celebre commiato
“con licenza delle vostre signorie e reverenze, prendo congedo da voi fino al prossimo anno”
Buon Natale
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