Librandi
Uva: magliocco
Fascia di prezzo: 18,00 in enoteca
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Vista 5/5 – Naso 27/30 – Palato 27/30 – Non omologazione 31/35
L’azienda Librandi e la Calabria enoica sono tutt’uno, perché la storia vitivinicola moderna regionale inizia, s’interseca e prosegue proprio con quest’antica famiglia, le cui origini risalgono fin da tempi remoti. E dagli anni ’50, poi, inizia ufficialmente l’attività produttiva vera e propria per merito dei fratelli Nicodemo ed Antonio, quest’ultimo purtroppo scomparso improvvisamente l’anno scorso. Con quella attuale è la quarta generazione che tuttora coltiva la vite nel territorio calabrese, con sede a Cirò Marina nel Crotonese, fedele al motto di famiglia: “Il futuro del nostro vino sta nella capacità di coniugare ed armonizzare tradizione ed innovazione, senza che l’una abbia il sopravvento sull’altra. Solo l’amore e la completa dedizione alla propria terra ed alle sue radici possono regalare un grande vino”. L’impiego di vitigni autoctoni ed internazionali su un vasto areale di 232 ettari coltivato in prevalenza col sistema ad alberello basso; la prestigiosa consulenza enologica del professor Donato Lanati docente alle università di Torino e Firenze; il funzionale complesso produttivo e commerciale, dotato di tutte le più moderne e tecnologiche attrezzature in vigna ed in cantina; la continua sperimentazione clonale su tutto il territorio regionale e la ricerca di validi strumenti produttivi sono gli obiettivi che i Librandi stanno perseguendo per incrementare e migliorare sempre di più il loro trend qualitativo. Gli innumerevoli riconoscimenti ricevuti in tutti questi anni in Italia e all’estero e l’escalation del brand dell’esportazione dei vini in tutto il mondo, premiano giustamente queste sagge scelte aziendali.
Tra i molteplici meriti da ascrivere ai Librandi, c’è quello di essere stati i primi a sperimentare la vinificazione del Magliocco in purezza nel 1993, quando ancora questa specie varietale era semi-sconosciuta ed impiegata allora unicamente in blend con altri vitigni. L’etichetta che ha ottenuto da subito risultati eclatanti è stata il Magno Megonio Val di Neto Rosso Igt, uscita sul mercato nel 1995 e che col millesimo 2010 ha conseguito il primo posto da parte della giuria nazionale ed il secondo da quella internazionale alla recente manifestazione Radici del Sud.
Dopo la vendemmia avvenuta nella prima decade di ottobre e la fermentazione, il vino è maturato in barriques di Allier per un anno ed ha trascorso altrettanto tempo in bottiglia per l’elevazione. L’alcolicità è di 14 gradi.
A differenza del Magliocco di Ferrocinto (altra ottima bottiglia) già recensito pochi giorni orsono, il colore del Magno Megonio è sicuramente più scuro: rubino pieno, con lampi più chiari ai bordi. Probabilmente a causa del millesimo più vecchio. Il naso, novello Sisifo, è subito sottoposto ad un lavoro sfiancante: entra ed esce dal bicchiere, come una rondine dal suo nido che imbocca i suoi uccellini, per inspirare tutti gli inebrianti profumi che assalgono le narici. E sono davvero tanti, ve lo assicuro: in prima fila si presentano bene impettiti per la rivista del caporale di giornata fragranze prelibatamente boisé di piccoli frutti rossi; eleganti suadenze terrose; godibili e polpose sfumature speziate, ciliegiose, liqueriziose, sapidose, calorose, mirtose e mineraliziose. E’ in bocca, tuttavia, che si coglie sicuramente la differenza tra il Magliocco Magno Megonio e quello di Ferrocinto, tanto da sembrare addirittura un’altra tipologia di vino! E qui entra in gioco, a parte la maggiore età, l’uso della barrique al posto del solo acciaio. Innanzitutto il sorso è decisamente e pervicacemente tannico, anche se non proprio virulento. Il vino mantiene comunque il suo naturale aplomb, come un Lord Inglese, senza lasciarsi trasportare da devianze fuori posto. Il contatto con la lingua è soltanto leggermente ruvido, ma si riprende subito affermando il suo spirito intenso e persistente di ottima fattura. Tracce floreali, armoniosa purezza di frutto, timbrica minerale, registro teso ed espressivo, rimandi vegetali, intensa dinamicità palatale e nitido equilibrio giocano tra loro palleggiando il sorso di qua e di là e concludono così la goduriosa beva con un lungo finale. In conclusione, si evince che il Magliocco è un vitigno poliedrico, perché come si è visto può spaziare da un prodotto fresco e più beverino ad un altro più corposo, strutturato e longevo. Questa bottiglia può durare benissimo altri sette-otto anni. Da preferire su piatti di pasta, arrosto di carne e formaggi stagionati. Prosit!
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Cirò Marina – Contrada S. Gennaro
Tel. 0962 31518 – Fax 0962 370542
librandi@librandi.it – www.librandi.it
Enologo: Donato Lanati
Ettari vitati: 232
Bottiglie prodotte: 2.500.000
Vitigni: Gaglioppo, Magliocco, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Mantonico, Greco e Chardonnay,
Dai un'occhiata anche a:
- Cantine Benvenuto: il contributo sostanziale alla fama del vino calabrese di qualità
- Garantito IGP: Antonella Lombardo e i vini calabresi a Bianco
- Vini Librandi – Nuove annate
- Vini Statti – Nuove Annate
- Vini Caparra & Siciliani – Nuove annate
- Vini Casa Comerci – Nuove annate
- Vini Tenuta Celimarro – Nuove Annate
- Pircoca Terre di Cosenza Doc 2016 Vino Biologico Masseria Falvo 1727