Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
O voi che amate i vini di lungo invecchiamento, magari difficili da capire subito, ma pregni di soddisfazioni e sensazioni evocative di un passato sempre più dolce del presente. E voi che non rinunciate agli affari, e investite magari anche sul piacere del rosso. O voi amanti dell’Aglianico nelle sue massime espressioni concettuali, un Taurasi intellettuale e non cafone o, peggio, inviperito dal bubble gum. E voi seguaci pedissequi di Antonio Caggiano e di ogni cosa in uscita dalla sua magnifica cantina presepiale. Bene, il Macchia dei Goti 2004, non ancora in commercio, è la vostra giusta preda, da prendere l’auto e svacantire la cantina: il primo assaggio è andato coperto in una circostanza che deve restare riservata, il segreto di Stato sarà tolto fra dieci anni, il secondo più colloquiale, il terzo, recente, ha rivelato la magnificenza di una annata davvero da incorniciare alla quale le cinque stelle sono state ben assegnate, già annunciata, lo voglio ricordare, da buoni aglianico Irpinia igt, del Vulture e dello stesso Taburno. Per una cabala tipica del mondo del vino, la 2004 riporta in qualche modo alla prima uscita del 1994, dieci anni per completare un ciclo ormai in chiusura, ricco di soddisfazioni e di qualche amarezza. Il naso, in primo luogo, è non solo ricco di frutta e intenso, ma anche molto complesso grazie al dosaggio del legno valorizzato senza dubbio dalla esperienza e dalla maturità della vigna, su una bella collina appena fuori il paese, a meno di un chilometro da dove nasce il Salae Domini, attrezzata e indicata in stile francese, la prima di questo genere in Campania. A distanza di quattro anni, il naso è ancora giovane, con i consueti markers a cui il Macchia ci ha abituato sin dalla nascita e che variano a seconda delle annate soprattutto per la intensità e la persistenza. In bocca si rivela ancora scomposto, e questo è proprio un gran bene,indice di prolungato nuotare nel tempo a stile libero, con la freschezza impegnata a spadroneggiare ma anche con precisi richiami alle prime sensazioni olfattive destinate a diventare preponderanti nel corso del tempo. La chiusura è quella consueta, magica del Taurasi, asciutta, pulita, appena amarognola in alternanza alla sollecitazione dolce dei primi secondi avvertita sulla punta della lingua, quasi una doccia scozzese dunque, che riporta alla voglia di provare di nuovo, e poi ancora di nuovo. Non penso di esagerare sostenendo di essere in presenza di una delle migliori versioni di sempre e so per certo che la verticale del decennale in preparazione potrà passare alla storia, sarà uno dei gioielli del 2008 da custodire gelosamente e da vivere stavolta solo con persone perbene. Sicuramente il Macchia è abbinabile, soprattutto in questo suo esordio vigoroso e pieno di energia, il rosso infatti è ancora alla ricerca delle necessario equilibrio su cui poi si dovrà necessariamente posizionare l’eleganza. Ma io credo che questo vino, come pochi altri, vada goduto in maniera assoluta per la sua preziosità e capacità di parlare all’interlocutore, di avvolgerlo senza presupposti ideologici e strizzate d’occhio pauperistiche, bensì come solo un grande classico può fare. La spinta decisiva alla nouvelle vague della viticoltura irpina, l’impressione della ricchezza della frutta taurasina domata dalla tecnica enologica ove è l’uva al servizio dell’enologo e non, come alcuni ripetono in maniera un po’ naif, il contrario. Vedete, è proprio in questo passaggio logico la differenza fra un buon vino e una grande bottiglia perché, come dice sempre Luigi Moio, per avere risultati si deve partire dal progetto, dall’idea del governo sulla natura: solo così l’estetica coincide pienamente con l’etica della professione, come i giardini illuministi del ‘700 delle grandi corti europee.
Sede a Taurasi, contrada Sala. Tel e fax 0827.74723. www.cantinecaggiano.it. Enologo: Giuseppe Caggiano con i consigli di Luigi Moio. Ettari: 20 di proprietà. Bottiglie prodotte: 20 di proprietà. Vitigni: aglianico, fiano, greco.
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