ANTONIO CAGGIANO
Uva: aglianico
Fascia di prezzo; da 15 a 20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Ufficialmente l’annata 2003 del Taurasi ha tre stelle, ma in realtà nelle degustazioni coperte dello scorso anno erano quattro stelle meno meno. Per prudenza e rigore forse eccessivo, considerando anche che l’annata non lasciava presupporre un lungo camino evolutivo, si preferì un voto più basso ma pieno. E in effetti gli assaggi che stiamo facendo in questi giorni confermano il buono livello raggiunto per lo meno dai grandi nomi. Come ho già scritto, chi ha bevuto molti Taurasi si accorge facilmente di un eccessivo di frutta rispetto alla media delle precedenti annate, un pizzico di freschezza in meno o quanto meno domata, i toni minerali più in secondo piano, ma possiamo affermare che in questo caso l’essere un vitigno a vendemmia tardiva sicuramente ha favorito l’aglianico nella ripresa tonica della frutta in vigna perché per quanto anticipata la vendemmia sempre alla metà di ottobre si va a finire: le vigne, come questa Macchia dei Goti in località Sala, sono sempre sui 400 metri, se basse a quota 350, godono di escursione termica e, insomma, la loro storia non è assolutamente paragonabile a quanto succede in altri territori come il Salento, Cirò, Cilento e Falerno tanto per parlare di alcuni territori pianeggianti o di bassa collina. Il Macchia 2003, parliamo di questo grande classico la cui prima vendemmia risale al 1994, si presenta anzi al naso con una nota austera ed elegante, prevalgono i sentori speziati dolci del legno e un po’ di nota balsamica, poi la liquirizia e poi, quando la temperatura di servizio diventa più alta e il bicchiere si è ossigenato ben bene ritroviamo prugne mature, more, persino un po’ di amarene. Sicuramente la trama olfattiva è complessa e articolata, molto interessante, confermata poi dalla bocca che si manifesta in modo direi classico, con l’ingresso dolce e un po’ ruffiano, lo scivolamento laterale imposto dalla freschezza marcata e la chiusura lunga e delicatamente amarognola. Un Taurasi di classe, c’è poco da dire, forse non entusiasmante come i primi i cui picchi non sono stati più raggiunti, ma comunque appassionante e di sicuro effetto presso gli appassionati che in qualsiasi degustazione alla cieca lo spingono decisi. Celebriamo il Macchia dei Goti oggi che inizia ufficialmente la sesta edizione dell’Anteprima Taurasi, un evento ben organizzato in un paese che grazie al restauro dela Castello e del convento in cui ha sede il municipio sta lentamente cambiando il suo volto: la voglia di Antonio Caggiano di costruire una cantina visitabile ha imposto un destino diverso a Taurasi, unico caso tra i grandi rossi in cui c’era il vino ma non il centro abitato da vedere. Certo, ancora oggi non si possono fare paragoni con Barolo, Montalcino e la stessa Montefalco del bravo Valentino Valentini, ma i passi in avanti ci sono e decisamente palpabili: la ristorazione si è svecchiata, in giro spuntano belle strutture per dormire, le cantine visitabili e gradevoli sono ormai numerose. Insomma, quasi tutto è cambiato anche se con tanta lentezza rispetto alla domanda di mercato: proprio come l’Aglianico che fa tutto in ritardo. Ma, come dire, chi ha saputo crederci e aspettare ora si gode la nuova realtà.
Sede a Taurasi, contrada Sala. Tel efax 0827.74723. www.cantinecaggiano.it. Enologo: Giuseppe Caggiano coni consigli di Luigi Moio. Ettari: 20 di proprietà. Bottiglie prodotte:20 di proprietà. Vitigni: aglianico, fiano, greco.
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