Rubiamo questa foto dallo spazio Facebook di Mauro Erro dopo avergli chiesto se per caso fosse un suo scherzo. “No – mi risponde – è una bottiglia vera”.
Ci auguriamo che lo scherzo allora sia di qualche altro, e che la stessa azienda messa in etichetta ne sia vittima, perché altrimenti sarebbe evidente la gravità dell’episodio: il Taurasi igt non esiste per la legge, tanto meno può essere messo in commercio quello del 2007 perché solo adesso entra in pista legalmente il 2005.
Chiediamo al Consorzio di Tutela dei Vini Irpini di verificare subito la vicenda. Ci aspettiamo lo stesso da tutti gli organismi di controllo.
Ci auguriamo anche che i solerti ispettori dell’Antifrode, quelli che hanno multato lo scorso anno le aziende impegnate a produrre il Pallagrello con uve proprie certificate perché colpevoli di averlo scritto in etichetta quando per un cavillo normativo non era ancora possibile, si attivino con altrettanta determinazione per chiarire la vicenda.
Già, perchè in Campania succede anche questo: interi litorali devastati da insegne abusive, la Penisola Sorrentina piena di cartelli orribili al neon che farebbero impallidire la periferia di San Paolo, ma le Strade del Vino che non possono mettere la loro segnaletica perché chi di dovere non rilascia loro i permessi.
In questa regione il diritto nasce dalla consuetudine e non dalla norma scritta.
Dall’abuso capione.
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