La fulminante risposta di Tecce al Gambero Rosso
Luigi Tecce non ama molto le interviste. Prima perchè è irpino montanaro, o montanaro irpino se preferite. Per dire che quando da queste parti quando c’è un estraneo qui le persone cacciano subito gli aculei come i ricci. Secondo perchè è un produttore colto che prima di fare vino si è anche occupato di politica, dunque è anche uno scafato. Terzo perchè ha capito che o sai governare il meccanismo dopato della comunicazione per cui bisogna sempre spararla sempre più grossa per stare al centro dell’attenzione o, meglio, ne stai totalmente fuori per attrarre l’attenzione. in medio non stat virtus, almeno all’epoca dei social.
In realtà un collega esperto e non meno scafato come Stefano Polacchi lo ha fatto parlare e Tecce è stato alla fine un fiume in piena. Per l’intervista ovviamente per correttezza metto in link: intervista di Tecce al Gambero Rosso.
Quello di cui ho goduto e che mi spinge a questa nota, è stato l’incipit di Luigi Tecce riportato da Stefano: «Ma io sono un contadino, un viticoltore. Puoi chiamare Sgarbi per fargli commentare Farinetti. Cosa importa a me di commentare la sua uscita? “.
Un incipit che impone una riflessione sul rapporto che c’è fra il fare notizia e trasmettere contenuti.
Nel mondo moderno dei media, accentuato dai social, è importante rompere i vetri per farsi notare e ormai la comunicazione è confusa con il giornalismo tanto che gli influencer sono ricercati come il pane da aziende, produttori, ristoratori, pizzaioli. Ma alla fine non si tratta niente altro che dei famosi cartelloni pubblicitari 6 metri per tre affissi nelle strade di passaggio. La comunicazione trasmette i contenuti che vuole la fonte senza il filtro critico. Gli influencer non sono altro la versione on line dei cartelloni o delle reclame di Carosello o degli spot in tv e in radio.
Ecco perchè a me i numeri degli influencer non fanno impressione. Alla fine quante visualizzazioni fa un cartellone sulla Tuscolana o su via Marina? Quante uno spot a Sanremo o in una finale mondiale di calcio? Quindi se tu ricerchi solo i numeri in quanto tale diventi uno strumento pubblicitario, con tutti i trucchi annessi e connessi (foto con i figli o con gli anziani, in riva al mare, i “venite con me” o con ammiccamenti sexy etc etc trasformandoti da soggeto che comunica in oggetto comunicato tu stesso). Non dico che non siano importanti, sto solo dicendo che non è informazione ma comunicazione pubblicitaria, un’altra cosa insomma. La stessa che c’è tra uno che guida e un pilota di corse.
La comunicazione deve essere per forza barbosa? No, per questo esistono i titoli e le foto nei media tradizionali. Puoi anche usare delle forzature per attrarre e poi svelare i tuoi contenuti a chi resiste dopo i primi dieci secondi di attenzione.
Forzatura è il termine esatto per definire la frase di Farinetti sui vini naturali. Fascista è un termine un po’ abusato, ma funziona sempre perchè divisivo ed era questo lo scopo di Oscar, uno che di contenuti ne ha tanti, ma che sa anche veicolarli. Se proprio voleva essere veramente centrato sul tema poteva usare il termine commerciale. Offesa gravissima ai produttori che fanno questi vini per convinzione, complimento per chi insegue il mercato. E poi tipi come Bressan mica si offendono se li chiami fascisti:-)
La risposta di Tecce è una sorta di antidoto a questa folle corsa verso il vuoto cerebrale: “chiedilo a Sgarbi” vuol dire parlane con un altro che può sostenere la discussione su questi toni da talk televisivo. Significa rompere il gioco.
Tecce non difende i vini naturali perchè non gli interessa: lui è un grande artigiano del vino e li ha sempre venduti parlando di se e della sua vigna.
Ed è questo il sommesso consiglio che ci permettiamo di dare a tutti, noi compresi: comunicate contenuti senza svenderli alla visibilità. Perchè la visibilità, direbbe De Crescendo parafrando Wahrol, anche ‘ o pappavallo l’adda pruvà.
Non farete i cento metri ma sicuramente la maratona la vincete o almeno la correte tutta mentre tanti fenomeni dovranno fermarsi. Come l’imtervista di Stefano che ho letto sino in fondo.
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