di Antonella Amodio
È dal 1958 che il Consorzio per la tutela dei Vini Orvieto DOC (nato come Consorzio vino Tipico di Orvieto) si adopera per migliorare e rilanciare le produzioni che ricadono sotto il cappello del Consorzio, modificando e aggiornando alcuni punti, come quello riguardante la composizione ampelografica e inserendo la tipologia Muffa nobile, variando anche le proporzioni dei principali vitigni per ottenerlo. Ma il fatto è un altro, secondo quanto è emerso dal dibattito: perché i vini Orvieto DOC sono così poco richiesti dal consumatore?
È questa la domanda alla quale gli ospiti che sono intervenuti al convegno hanno cercato di dare una risposta: Denis Pantini di Nomisma, Riccardo Cotarella, Presidente Comitato Scientifico “Orvieto di Vino”, Marco Magnocavallo di Tannico, Valentina Bertini wine manager del gruppo Langosteria, Matteo Zappile, Restaurant Manager Il Pagliaccio di Roma, Carlo Maggi dell’Enoteca La Loggia e Anais Cancino, blogger The Wine Teller. Moderati dal giornalista Pino Strabioli, hanno tracciato – ognuno secondo la propria esperienza – la strada da intraprendere per fare sì che l’Orvieto DOC sia sulle tavole degli appassionati e dei consumatori.
Nel Palazzo del Capitano del Popolo di Orvieto i produttori del Consorzio dei Vini di Orvieto hanno incontrato la stampa, i referenti della grande distribuzione, le associazioni di categoria, gli influencer, i blogger ed gli esperti della wine communication convenuti, per condividere esperienze, sviluppare nuove proposte e piani di sviluppo.
Un confronto allo specchio, un momento di analisi attraverso cui identificare nuove strategie, che ha evidenziato che “la realtà attuale di uno dei vini più apprezzati in passato, ottenuto da una terra altamente vocata alla viticoltura, dove non si coltiva nulla fuorché viti, pian piano ha perso di splendore, rimanendo indietro sotto il profilo della comunicazione, nonché del posizionamento del prezzo, di marketing e packaging, il cui appannamento dovrà essere arginato nel prossimo futuro, iniziando da subito”.
Questa la dichiarazione di Riccardo Cotarella nell’intervento conclusivo, dove si è dimostrato che i numeri del consumo del vino italiano a livello mondiale sono aumentati e che dai dati emersi il consumatore nostrano – oltre che secondo la tipologia del vino, la qualità e il gusto personale – orienta l’acquisto soprattutto in base al territorio che lo produce, cioè all’origine. La zonazione, iniziata già da tempo e coadiuvata da Riccardo Cotarella, è uno dei segnali del cambiamento in atto, così come la personalità netta, che fa riferimento al territorio come è emerso dai vini degustati, e che lascia sperare sicuramente per il meglio.
Ma il lavoro da fare è tanto e rilanciare la denominazione Orvieto vuol dire parlare della città, perché il vino fa parte della storia del luogo a cui è legato, come più volte ha sottolineato il Sindaco intervenuto alla tavola rotonda.
All’interno della seconda edizione dell’“Orvieto città del Gusto, dell’Arte, del Lavoro”, i vini del Consorzio di Tutela Vini Orvieto sono stati abbinati a piatti di chef stellati, come quello del Ristorante Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui due Golfi, con un menù dedicato all’evento. Il servizio è stato curato da Intrecci, scuola di alta formazione di sala dedicata ai professionisti dell’accoglienza, gestita dalle sorelle Cotarella.
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