Al di là delle strumentalizzazioni sulle parole del ministro Lollobrigida (talvolta i poveri mangiano meglio dei ricchi), la questione si pone secondo me in termini un po’ più complessi: i poveri mangiano quello che mangiavano i ricchi e i ricchi mangiano quello che mangiavano i poveri.
Parliamo della carne e del desiderio di carne, il cibo agognato da tutti e legittimato dal Cristianesimo come ricordano Marino Niola e Elisabetta Moro nel loro ultimo libro “Mangiare come Dio comanda”.
In realtà la produzione di carne intensiva ha trasformato questo cibo in junk food disponibile senmpre e per tutti con gravissimi danni all’ambiente e alla salute. Contemporaneamente la parte più colta delle persone con disponibilità economica si sono orientate sempre più verso una cucina vegetariana che non ha, nella fase produttiva almeno, meno problemi: oggi il vero lusso è mangiar everdure, ortaggi, frutta e leguni non trattati chimicamente e, non a caso, costano decisamente di più.
Per cui la figura del povero che andava dal produttore, a parte che era ristretto alla campagna e non certo alla città, è, come dire, una costruzione ideologica che non ha alcun riscontro: basta girare nei nostri paesini per vedere la nascita di centri commerciali dove la stragrande maggioranza della gente va a fare la spesa.
Dunque il cibo resta una questione di cultura, di capacità di comprendere che è importante mangiare sano rispettando il più possibile la stagionalità e la territorialità (anche dei pesci) ed è questo l’unico modo per mangiare bene.
Non a caso oggi il ricco non è più alle prese con problemi di gotta, la malattia dei papi e dei re. Il motivo di questa situazione è che il fabbisogno di calorie quotidiano delle popolazione occidentali è ampiamente soddisfatto, c’è anzi un problema di ridurre le calorie visti i cambiamenti di stili di vita. Non si muore più per denutrizione, ma per le malattie provocate dal cibo: infarti e tumori.
La battaglia culturale consiste, nel nostro piccoli ci proviamo, nel tutelare culturalmente, commercialmente e legalmente le produzioni artigianali che sono le uniche a garantire salute per chi mangia e per l’ambiente oltre che essere, esse solo, occasione di turismo gastronomico.
Le parole del ministro dimostrano che da un lato l’ideologia della destra attuale non è in grado di spiegare la complessità della realtà, in questo come in altri campi, nonostante nel campo avverso, a sinistra, non ci sia alcuno che tenti di fare questa operazione essendo questi temi sostanzialmente estranei alla cultura cattocomunista del passato.
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