TERREDORA
Uva: greco di Tufo
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Come sa bene chi mi segue sul Mattino, sulla Guida dei vini della Campania e soprattutto su questo blog, ho sempre avuto stima, lodi sperticate, ammirazione perfino, sulla capacità di Lucio Mastroberardino di interpretare i grandi bianchi irpini. Questa annata, finalmente la migliore dopo la 2001, mi rafforza nel mio convincimento mentre sono impegnato in un vero corpo a corpo con questo vitigno per quegli strani cicli della esistenza umana che ti mettono di fronte alla stessa cosa e allo stesso luogo dopo che ne sei stato lontano oltre il dovuto. E allora, Greco sia con la strepitosa verticale da Vadiaperti fatta con persone che stimo moltissimo e senza le quali non riuscirei a concepire il mio rapportarmi al vino del Sud, e Greco sia ancora dopo l’update di ieri sera con quello dei Feudi che io ritengo comunque in ottimo rapporto tra qualità e prezzo se misurato alla media dei bianchi italiani e francesi. E Greco di Tufo, uno dei 144 vini che ho messo nella mia arca, su alcuni grandi piatti del San Pietro di Cetara: un polipo all’insalata nel bicchiere in emulsione di olio e limone, uno scialatiello di alghe con pietre, patelle, scuncigli e rancio fellone, l’agnolotto di ricotta con uova e nero di seppie. Non piatti estroversi, ma solo i sapori della mia, nostra, gioventù presentati in maniera più ordinata e composta agli appassionati. Di fronte a queste proposte c’è un solo vino capace
di fare grande figura, il Greco di cui ha parlato Selosse presentando in anteprima lo spumante metodo classico ove si dimostra l’assoluta consecutio temporum tra la sapienza contadina di cui è espressione il Greco Spumante del buon Mario Struzziero, unico in Irpinia a farlo, e il Greco del teorico del methode ancestrale, ossia assolutamente
naturale di rifermentazione del vino in bottiglia. Greco, greco? Greco!
Il Loggia della Serra 2006 è un grande, grandissimo, bianco campano, completo e complesso, autoreferente e abbinabile, lungo, grasso, ben strutturato, saporito, buono, dal naso intenso e sicuramente molto longevo visto che della sua dolcezza ci siamo accorti solo dopo l’abbondante spruzzata di limone sulla frittura di mare di Franco Tammaro, piatti da 100 euro l’uno nella povera Roma, introvabili ormai a Napoli. Siamo in presenza di un capolavoro da incorniciare nella pienezza della espressione di un vitigno ostico, rude, meridionale come ha detto Anselme, in questo caso interpretato senza grilli per la testa
testa perché è proprio questa la forza di enologi come Lucio o Carmine
Valentino: lavorare senza l’ansia di dimostrare qualcosa, tranquilli, lunghi. Della serie, non sono vini come gli uomini che fanno perdere la
testa, ma come uomini che la maggior parte delle donna sposerebbe:
affidabili, bravi nell’interpretare alla perfezione la parte che
ciascuno si attende da loro, rassicuranti, capaci
sempre di fare centro.
Sede a Montefusco, via Serra
Tel. 0825 968215, fax 0825 963022
Sito: http://www.terredora.com
Email: info@terredora.com
Enologo: Lucio e Paolo Mastroberardino
Bottiglie prodotte: 1.000.000
Ettari: 125 di proprietà e 30 in fitto.
Vitigni: aglianico, piedirosso,sciascinoso, fiano di Avelino, greco di Tufo, falanghina, coda di volpe
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