Lo Sciacchetrà di Franchino

Pubblicato in: TERZA PAGINA di Fabrizio Scarpato

di Marco Rezzano*
Franchino ama la sua vigna. Franchino ama la sua terra. Franchino produce vino nella sua terra. Franchino è orgoglioso del suo vino.

Ho avuto la fortuna di conoscere Franchino (Franco Moggia) quando, anni orsono, la festa del vino di Monterosso ruotava intorno al concorso “Il vino del contadino” e con Franco giudicavamo campioni spesso imbarazzanti ma mai senza dignità; ci sentivamo veri talent scout: spronato da noi, più di un produttore ha trovato il coraggio di imbottigliare. Martedì scorso ci siamo incontrati all’Enoteca Internazionale di Monterosso con altri vecchi amici perché Franchino voleva condividere il suo Sciacchetrà 2000 . Sono arrivato che già sul tavolo faceva bella mostra di sé il decanter contenente un 1985 selezionato e fatto imbottigliare dall’allora proprietario dell’Enoteca (il signor Giusti). Susanna, Valentina, Anita, Mario sono ansiosi di vivere questa esperienza assieme a noi: siamo in tanti, con Franchino c’è Betta, poi la Marzia, Luisella, Gianni, Stefano, Papik e il sottoscritto. Il numero giusto per far sì che il pomeriggio possa diventare memorabile.

Stabiliamo che per essere giudicato, lo sciacchetrà di Franchino deve superare alcune prove comparative. Una veloce scorribanda nella cantina dell’enoteca, sopravvissuta all’alluvione del 25 ottobre 2011, fa comparire sul tavolo le seguenti bottiglie: Sciacchetrà 2006 Forlini Capellini – Sciacchetrà 2002 Buranco (c’era ancora Kurt) – Sciacchetrà 1995 Walter De Battè. Da un cassetto spunta un libro ormai ingiallito e sgualcito, “Le Cinque Terre” di Giovanni Descalzo – storie di cultura e tradizione – ed ancora antichi versi dialettali scritti da Luciano Grasso e Giovanni Basso che iniziamo a declamare guidati da Luciano stesso… le nostre anime sono completamente immerse nella magia del territorio, possiamo versare i cinque bicchieri in rapida successione: armonia cromatica, soleggianti brillantezze, preziose diversità, suggestive alchimie.

Al naso il 2006 di Forlini Capellini è fragrante e armonioso, scorre la gamma dei descrittori, dall’albicocca disidratata alle erbe aromatiche spontanee, dal miele di macchia alle bacche di eucaliptus. Il colore preziosamente dorato e lucente lascia trasparire una grande energia confermata dal sorso dolce e sapido, elegante, profondo, appagante. Franchino dice che fra tutti quelli assaggiati a “VinidAmare” è quello che lo ha soddisfatto di più : “un mito”. Il 2002 di Buranco traccia un immediato profilo di straordinaria intensita’, l’ambra antico finemente luminoso è impreziosito da profumi che richiamano rupi scoscese, macchia mediterranea e mare, scirocco fra i pini marittimi, patelle di scoglio e datteri penzolanti, fine, delicato, potente e setoso, in bocca più sale che zucchero o viceversa in un rincorrersi di orizzontali equilibrismi.

Poi il 2000 di Franchino, diritto come un palo di vigna, oro appena lucidato che schiude deliziosi profumi di Liguria, pietra bagnata, fichi secchi e mandorle tostate, foglie d’ulivo sferzate dal vento, timo e resine boschive: naso di straordinaria essenza, il sorso è asciutto in un modo da far dubitare sulla presenza zuccherina, morbido e profondo, sapido da far male. Franchino che pende dalle nostre labbra gongola. Il 1995 di Walter De Battè traccia immediato le sue linee di demarcazione: topazio antico, stile grande sherry, luce riflessa in ogni sua molecola, naso ampio come non mai, menta essiccata, carrubbe e erba medica tagliata, iodio e miele di castagno, giuggiole appassite, alghe e muscoli di scoglio. Straordinaria dinamicità di bocca con elastiche rincorse fra morbide avvolgenze e piacevoli salinità pietrificate da una rugosa nota tannica. Parbleu. Il 1985 Selezione Giusti mostra un lieve cedimento di luce fra le sue note di sole al tramonto, note iodate e medicinali lo sorreggono, ricordi di frutta secca e erbe aromatiche appassite; in bocca, avvolgente e salato, deve cedere il passo ad uno sprint che non ha più e che lo relega in coda al gruppetto di fuggitivi.

Susanna dice che lei non ha dubbi, il tannino la eccita, preferisce Walter. Io nicchio un secondo e poi replico esaltando l’equilibrio di sale del Buranco 2002. Siamo sul filo, un po’ come se i quattro stessero arrancando sugli ultimi tornanti del Pordoi picchiando sui pedali per guadagnarsi la ruota. E lo Sciacchetrà di Franchino dov’è? E’ lì a mezza ruota che non molla, non sarà primo al traguardo ma domani sulla Gazzetta, leggendo l’ordine d’arrivo, il suo nome lo troveremo contrassegnato da S. T. (stesso tempo) . Grande Franchino!

* Marco Rezzano è il delegato dell’Associazione Italiana Sommelier per La Spezia, ma soprattutto è un innamorato del vino della sua terra


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