“Un nuova verticale di Giulio Ferrari Riserva? Grazie, ma abbiamo una controproposta”. Nasce così una delle degustazioni più intriganti delle grandi etichette di Ferrari di Trento, rappresentata a Vitigno Italia da Marcello Lunelli. L’idea è quella di fare un percorso per capire lo Chardonnay nelle diverse versioni e diverse annate.
Una degustazione, tenuta, oltre che con Marcello, con Franco De Luca dell’Ais Campania, Lorenzo Taggio, capo area Sud di Ferrari, e il responsabile di Napoli Ermanno Wideman.
Diversi i temi in discussione nel corso della serata che si possono riassumere in due parole, coerenza e affidabilità che unite fanno modernità.
Al termine della cavalcata, infatti, tutti i vini, il fermo come le bollicine, i blend come i millesimati, i due cru, hanno confermato la modernità di questi vini, l’assoluta coerenza con quelle che sono le tendenze internazionali dell’alta gastronomia (acido, amaro), vini a tutto pasto disponibnili quasi a tutti gli incontri gastronomici.
La modernità non si inventa, è frutto di chi ha visione in una azienda e alza l’asticella anche quando si potrebbe tirare a campare. La Nascita del cru Giulio Ferrari Riserva, un leggenda dei vino italiano, lo testimonia.
Chi come me ha frequentato in luno e in largo il Trentino in tempi non sospetti, parlo della prima metà degli anni ’80, ancora prima della crisi del metanolo, non può non cogliere una coerenza progettuale che va in una sola direzione senza cedere alle mode del momento. Da sempre le bollicine trentine sono state caratterizzate da sapidità, austerità, finezza, e piacevolezza. Marchi come Riotary, Equipe 5, Abate Nero, Cesarini Sforzano e naturalmente Ferrari sono da sepre incamminati in questa direzione, come ha dimostrato fra l’altro la recente degustazione del Trento doc il 17 aprile proprio a Napoli.
Villa Margon 2020 Trento doc
Partiamo con il fermo, prime vendemmia commercializzata 1987 che è un perfetto bilanciamento fra legno e frutta. Lo Chardonnay trentino conferma le sue caratteristiche di avvolgenza minerale prima ancora che fruttata, con una sostenuta acidità che promette una vita lunghissima. Sarebbe forse di nicchia, ma ugualmente interessante, una verticale di quedsto fermo, nato in un momento in cui, pensiamo a Tasca in Sicilia, Candido in Puglia, c’è stato un grande interesse in tutta Italia per le potenzialità di questo vitigno internazionale. nel nostro Paese.
Ferrari Maximum sboccatura 2023 Trento Doc
Non millesimato, prima annata 1991, oltre 30 mesi sui lieviti a seconda delle annate. Bollicine sottili, persistenti che non graffiano e appagano esaltando e il frutto. Un blanc de blancs di ingresso, di grande impatto e sopratutto ad un prezzo davvero conveniente.
Ferrari Perlè 2017 Trento doc
Passiamo poi al millesimato 2017, annata particolarmente complessa qui risolta in maniera molto brillante. Parliamo di una etichetta che ha superato il mezzo secolo di esperienza da vitigni selezionati di Chardonnay e 36 mesi sui lieviti. Maggiore potenza e complessità olfatti, bocca avvolgente, lunghissimo finale, sapido. Grande vino da pasto per tutti i gusti.
Riserva Lunelli 2009 Trento doc
Sboccatura 2020, ottenuto da uve Chardonnay provenienti dai vigneti di proprietà che
circondano Villa Margon con la caratteristica di un passaggio in legno sin dalla fermentazione alcolica che conferisce grandissima complessità al vino con sentori di frutta gialla matura, note di pasticceria, al apalato straordinariamente sapido e lungo. In genere viene messo in commercio dopo sette anni di bottiglia.
Maximum Rosé Trento doc
Sboccatura 2023. Qui il tema è nell’accoppiamento fra il Pinot Nero, che conosce proprio in Trentino alcune delle sue massime espressioni di valore assoluto, e lo Chardonnay, che allarga lo spettro olfttivo e gustativo regalando complessità. Perlage finissimo.
Perle 2013 Blanc de Noir Trento doc
Qui Ferrari prova a fare una invasione di campo che riesce con un successo al di là di ogni apsettativa: il 2012 è primo The Champagne & Sparkling Wine World Championships e la mia osservazione è che, considerando i prezzi attuali, fa mangiare la polvere a parecchi metodo classico di tutto il mondo per vivacità, elegante potenza, beva compiuta di notevole portata.
Giulio Ferrari Riserva 2010 e 2007 Trento doc
Questo spumante ovviamente non ha bisogno di alcun commento: la percezione di prendere una ascensore in un grattacielo di Dubai è immediata, stupisce la finezza delle bollicine, la lunghezza della beva. Tra le due annate colpisce decidsamente di più la 2010, figlia di una annata calda ma equilibrata nel corso della stagione che conserva una energia incredibile nel bicchiere che inevitabilmente finisce. La 2007, grande beva, solo un po’ più matura (ricordiamo che all’epoca si parlò di nuova 2003).
Perlè 2006 Trento doc
Chiude questa entusiasmante cavalacata una chicca che fa parte della riserva personale e che viene spesa in queste occasioni. Parliamo di una sboccatura avvenuta nel 2012. A distanza di undici anni, il vino si presenta perfettamente vivo e con ancora tanto da dire, l’inevitabile filo ossidativo diventa poi ragionamento di gusto, mai sulla integrità di una bottiglia straordinaria pensata così tanti anni.
Alla fine più che una degustazione di Giulio Ferrari, questa rassegna ci ha fatto capire le diverse pieghe del lavoro svolto dalla Ferrari di Trento, un vero orgoglio italiano
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