di Teresa Mincione
Quando si dice Cabernet Franc il pensiero vola certamente a Bordeaux, alle espressioni tipiche della Rive Droite, ai magici e inimitabili vini che nascono tra i filari di Saint-Émilion e Pomerol. Ma Cabernet Franc non è solo Bordeaux.
Vitigno a bacca rossa tra i più diffusi al mondo con oltre 50 mila ettari di vigneto sparsi tra i filari del globo su suoli di Australia, Nuova Zelanda, Germania, California, Russia, Ungheria e Slovenia, rappresenta una declinazione in eleganza dell’intero patrimonio enologico mondiale. E’ certamente uno dei vitigni più antichi, capace di resistere a temperature rigide e di esprimersi in intriganti combinazioni gustolfattive.
A Bordeaux il Cabernet Franc, è, per lo più, in matrimonio con lo storico compagno di sempre, Cabernet Sauvignon (per il classico “stile bordolese”), con il Merlot (come nello straordinario Cheval Blanc) o in casi sporadici con il Petit Verdot (come nello Chateau Haut Brion). Ciò che poco si racconta, è la capacità di destreggiarsi in versione monovarietale. Da “solista”, a citare Luigi Moio. L’assaggio del “Les Marsaules” 2017 Domaine du Bel Air (Appellation Bourgueil Controlée), Cabernet Franc in purezza, nato nel cuore della Valle della Loira, ha solidificato ogni pensiero in tal senso. La Valle della Loira, patria di paesaggi celestiali, è certamente nella mente dei molti per i meravigliosi vini bianchi, frutto di un terroir straordinario che trova nella silice, nel calcare, nelle argille e nel tufo alcune delle chiavi di volta del successo mondiale. Eppure, poco si racconta che le zone centrali hanno una grande vocazione rossista. Le denominazioni di Saumur – Champigny, Chinon, Bourgueil e Saint-Nicolas – de – Bourgueil, spesso votate al biologico o al biodinamico, rappresentano il cuore della produzione in rosso a base di Cabernet Franc. In questi luoghi, tra le ghiaie sabbiose, l’argilla, la selce e il gesso, il Cabernet Franc esiste da quasi mille anni. Proprio a Bourgueil, tra filari di vigne di oltre 60 anni di età, condotte in regime biologico, su suoli sabbiosi e calcarei, nasce il Les Marsaules” 2017 (Appellation Bourgueil Controlée). Dal 1600 e da ben 16 generazioni, la famiglia Gauthier lavora nel Domaine nella denominazione Bourgueil, in un piccolo villaggio nel cuore della Valle, chiamato Benais. I vigneti del Domaine du Bel Air si estendono su una superficie di ben 18 ettari dislocati nelle migliori parcelle che circondano il celebre villaggio di Bourgueil (che da solo di ettari ne conta 1.300). Nel 2000, l’azienda si è convertita al biologico. Il Les Marsaules” 2017 è un calice frutto di un attento lavoro di selezione dei grappoli e di una lunga macerazione sulle bucce. Prima di essere imbottigliato senza filtrazioni fa un passaggio in legno di 24 mesi per poi affinare in grotte di tufo.
La 2017 è stata un’ottima annata (come le precedenti 2014 e 2015 e successiva 2018). Intenso e avvolgente nei tratti di sottobosco e goudron. La nota classica e tipizzante che coinvolge il mondo vegetale ha disatteso l’appello. Al contrario, refoli di frutta rossa croccante, tocchi di liquirizia, noce moscata, tabacco, carruba, fava di cacao. Ematico nel roteare si arricchisce di piacevoli e sottili note terrose e di eucalipto. Al palato, l’eleganza e la piacevolezza della spalla acido – sapida conducono al piacere a tutto tondo. La setosità del tannino unita alla notevole freschezza hanno reso questo calice godibile e grintoso allo stesso tempo. Anticipando il finale e a dirla in termini, l’assaggio è stato raffinato e piacevole. A dirla tutta: che bel bere! In barba a quanti abbinano l’idea del Cabernet Franc alla declinazione in concentrazione e tannino, Les Marsaules” 2017 è stato un esempio di personalità, classe e intrigante piacevolezza.
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