di Lorenzo Colombo
L’AOC Pouilly Fumè s’estende su 1.400 ettari di vigneti che su sviluppano sul territorio di sette villages situati sulla sponda destra della Loira, nel dipartimento della Nièvre, vi si coltiva un unico vitigno, il Sauvignon blanc, per una produzione annuale di circa 10 milioni di bottiglie.
Per la verità sullo stesso territorio troviamo un’altra appelation, molto più piccola della precedente, si tratta dell’AOC Pouilly sur Loire, sono circa 30 ettari di vigneto di Chasselas per una produzione annuale di circa 200.000 bottiglie.
Ma torniamo al Pouilly Fumè altresì definito Blanc Fumé de Poully, come sopra citato i vigneti ricadono nei sette villages di Garchy, Mesves-sur-Loire, Pouilly-sur-Loire, Saint-Laurent, Saint-Martin-sur-Nohain ,Tracy-sur-Loire e Saint-Andelain, quest’ultimo è il punto più elevato dell’Aoc.
I suoli
Sul curioso nome del vino ci sono due diverse teorie, la prima si riferisce al vitigno e si basa sul fatto che a piena maturità i grappoli di sauvignon blanc sono ricoperti da una pruina grigiastra che pare fumo.
La seconda invece è riferita al vino che assume un tipico sentore di pietra focaia (pierre à fusil), datogli dal suolo composto in buona parte da selce (silex).
Più che di suolo occorrerebbe in realtà parlare di suoli, poiché ne esistono almeno quattro diverse tipologie nei 1.400 ettari di vigneti e queste, unitamente ai microclimi, vanno ad influire sulle caratteristiche organolettiche dei vini.
Abbiamo quindi suoli prettamente calcarei e caldi che favoriscono un anticipo di maturazione delle uve e che donano ai vini note fruttate ed agrumate ed in alcuni casi leggere note vegetali.
Ci sono poi i suoli marnosi, composti da piccole ostriche (Kimméridgien), qui si ottengono vini fini che diventano complessi col passare del tempo, dotati quindi di un buon potenziale d’invecchiamento.
La terza tipologia di suoli è quella caratterizzata dalle argiles à silex, ovvero le argille con selce e danno per l’appunto vini caratterizzati dai sentori di pietra focaia, speziati e minerali.
L’ultima tipologia è data dai suoli composti da sabbie ed argille in proporzioni variabili, le note dei vini tendono in genere al floreale ed il loro equilibrio varia in base alle percentuali dei due elementi del suolo.
L’azienda
L’azienda Michel Redde et Fils, gestita attualmente da Thierry Redde e dai figli Sèbastiene Romain dispone di 42 ettari di vigne, 15 dei quali -acquistati negli anni ’70- sono situati attorno al village di Saint-Andelain, nel cuore dell’AOC Blanc Fumé de Pouilly.
Qui i suoli sono caratterizzati da una forte presenza di silex ed è qui che si produce il vino che ci accingiamo ad assaggiare.
Il vino
Le rese sono alquanto basse, tra i 40 ed i 45 ettolitri/ha, la vinificazione s’effettua in tini e botti di legno mantenendo la temperatura tra i 18° e d i 20° C., anche l’affinamento si svolge in legno, dove il vino sosta per un periodo di 16-18 mesi.
Dal colore non si direbbe che stiamo approcciandoci ad un vino di quasi dieci anni d’età, siamo infatti di fronte ad un bellissimo color verdolino, luminoso.
Al naso lo troviamo più giocato sulla delicatezza che non sull’intensità, vi si colgono accenni fumé, uva fresca, pompelmo, pesca bianca.
Fresco, sapido, verticale, con spiccata vena acido-agrumata, pesca bianca, agrumi, pompelmo fresco, dalla lunghissima persistenza.
Un vino vibrante ed elegantissimo. 92-93
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