di Adele Elisabetta Granieri
Il trait d’union tra Leonardo Da Vinci e William Shakespeare? È una tenuta del Chianti, Villa Vignamaggio, costruita nel XIV secolo dalla famiglia Gherardini, nobile casato a cui apparteneva Monna Lisa, immortalata nel ritratto più celebre al mondo tra il 1503 e il 1506. Quasi cinque secoli dopo, nel 1993, la villa ha fatto da set a “Tanto Rumore per Nulla”, una delle più celebri commedie Shakespeariane adattata in chiave cinematografica dal regista Kenneth Branagh.
Circondata da splendidi giardini all’italiana, filari di cipressi e terrazze dalla vista che incanta, la villa non è solo luogo di bellezza e fascino indiscusso, ma anche fulcro di un’attività agricola vivace e produttiva: sin dal 1400 la famiglia Gherardini gestiva la vendita del vino della “vigna del giardino” e tutte le successive gestioni, dai Gherardi alla famiglia Nunziante, hanno preservato l’antica vocazione agricola della villa.
Oggi Vignamaggio, di proprietà di un gruppo di soci, vive un momento di grande splendore sotto la guida di uno di essi, Patrice Taravella, e della sua compagna Emmanuelle Sebillet. 400 ettari di proprietà, di cui 155 boschivi, 70 piantati a vigneto, 35 ad oliveto e 13 tra frutteti, campi di cereali e piccoli allevamenti, secondo un modello che si ispira all’antico concetto di fattoria toscana.
Un progetto importante, che ha visto il recupero degli antichi biotipi storicamente presenti nei vigneti della tenuta, per conservare l’identità del patrimonio viticolo storico di Vignamaggio. A tale scopo, antichi cloni di Sangiovese, Canaiolo Nero e Bianco, Malvasia Bianca, Trebbiano, Ciliegiolo, Colombana, Mammolo e Occhirosso sono stati censiti e ripiantati in 1 ettaro di vigneto sperimentale, che viene studiato per selezionare le basi per i prossimi impianti.
Vigne e cantina sono lasciate alle mani esperte dell’agronomo Francesco Naldi e dell’enologo Giorgio Marone. 61 parcelle di vigneto, di matrice geologica diversa, raggruppate in 9 aree: Prenzano, Petriolo, Solatìo, Orto, Poggio Asciutto, Vitigliano, Il Prato, Querceto, Poggiarelli.
Trecentomila bottiglie prodotte ogni anno, con alcune divagazioni attorno al concetto di Cabernet Franc e Merlot, ma il cui cuore pulsante è rappresentato dal Chianti Classico, che si esprime in tre declinazioni:
Chianti Classico Docg Terre di Prenzano 2016: prodotto da uve Sangiovese in purezza, è un vino in cui i profumi di lampone e ciliegia si fondono alle note floreali, con sbuffi delicati di mentuccia. Il sorso è di grande freschezza, con tannini fitti ma ben lavorati ed una beva facile ed invitante. Le uve provengono dai vigneti di Prenzano, esposti a Sud-Ovest.
Chianti Classico Docg Riserva Gherardino 2015: un saldo di Merlot, in percentuale tra il 10% e il 20%, completa la base di Sangiovese, dando vita ad un vino dai sentori di frutti di bosco maturi, richiami di cuoio e sottili note di noce moscata. In bocca è un vino che gioca molto di estrazione, sostenuto da ampiezza, freschezza e tannini ben presenti. Le uve provengono dai vigneti del Prato (Ovest) e di Querceto (Ovest/Sud-Ovest).
Chianti Classico Gran Selezione Monna Lisa 2015: prodotto solo nelle annate migliori e composto da Sangiovese per l’85% e Merlot e Cabernet Sauvignon per il 15%, è un vino dagli aromi opulenti, che vanno dai sentori di marasca e mora, alle note balsamiche e ai richiami di liquirizia, fino al tabacco da pipa. Il sorso è potente e pieno, di grande materia, ma di freschezza confortante. I tannini fitti ma ben levigati accompagnano un fin di bocca lungo, dal piacevole retrogusto terroso e balsamico. Le uve provengono dai vigneti più vocati: Prato (Ovest), Solatio (Sud-Ovest) e Querceto (Ovest / Sud-Ovest).
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