di Gennaro Miele
La tradizione è quel sentire comune attraverso il quale le persone riconoscono un legame tra loro e la storia della comunità e di conseguenza un legame tra le persone.
La gastronomia locale, come nessun’altro aspetto della cultura, è capace di rappresentare questo sentimento attraverso mestieri legati al cucinare.
A Napoli tutto questo si concentra nella figura del pizzaiolo.
Vincenzo Esposito è uno di questi e Carmenella, la sua trattoria-pizzeria, è il palcoscenico in cui giorno dopo giorno ripropone il suo lavoro, frutto di sapienti gesti affinati nella pratica di intere generazioni che si sono susseguite.
Azioni che fanno parte della sua persona negli insondabili segreti del DNA.
La sera, arrivando al locale, ci si accorge che in quelle strade il rumore del giorno si allontana come l’acqua nella bassa marea, ed è in quello spazio che entrando si viene accolti da Vincenzo al lavoro dietro al piccolo banco di pizzaiolo, accanto al forno acceso.
Ad accoglierci è il lavoro, vera essenza di un artigiano.
La ricerca del gusto si è sintetizzata nell’unione di due tradizioni, visione che gli ha dato ispirazione per creare la pizza con autentico Ragù Napoletano.
Pizza e Ragù non sono semplicemente due parole, la prima è intrisa di quella leggerezza del vivere partenopeo e la seconda esprime la profondità dell’essere napoletano.
Una creatura ha sempre un nome e Vincenzo alla sua ha dato quello di Elena Ferrante, misteriosa autrice del libro L’amica geniale e dei successivi della serie. Attraverso le sue pagine racconta dei sentimenti di una Napoli vera, quella dove le cartoline erano in bianco e nero ma i sentimenti avevano colori vivi.
E attendendo la pizza non è difficile immaginare le mani dell’autrice scrivere quelle parole osservando quelle del pizzaiolo che prendono il panetto, lo ‘’ammaccano’’ con delicatezza, lo stendono con abilità ricoprendolo di condimento.
Le mani del cliente mentre usano le posate ma che poi le depongono arrese agli aromi, prendendo e piegando impazienti il triangolo di pizza, avvertendone la ruvidezza, la morbidezza, il calore.
Assaggiando Elena Ferrante si diviene tutt’uno con la propria golosità, con la profonda dolcezza del pomodoro e la sua concentrazione, con il calore dell’impasto su cui si scioglie la fresca ricotta di cestino corteggiata dalla speziatura del pepe di Rimbàs e dalla croccantezza delle polpettine calde e fumanti.
Al tavolo ti ritrovi concentrato per non perdere nessuna delle sfumature dei sapori, allo stesso modo in cui leggendo un libro sei attendo ad ogni parola della storia.
Assaggiare questa pizza è creare un posto nella propria memoria all’unione di due tradizioni.
Sono tante le pizze di Vincenzo, tante meritevoli del racconto delle emozioni che suscitano, ma sono altri assaggi, altre storie.
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Carmnella, pizzeria e trattoria verace napoletana
Via Marino Cristoforo, 22
80142, Napoli www.carmnella.it
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