Fa caldo, tanto: Firenze sa esser veramente ostica quando il termometro punta verso l’alto! Mi chiama un amico, decidiamo di pranzare assieme, mi viene in mente che una rapida fuga fuori città ci garantirebbe un gran godere ed il comfort ambientale che in città, d’estate, è miraggio.
Decidiamo, pertanto, di ascendere verso i 691 m s.l.m. di Castiglion dei Pepoli, che sono una promessa di fresco: da Firenze – se non c’è traffico in città e/o autostrada – è una veloce trasferta senza peraltro l’assillo del parcheggio (comodissimo, di fronte al ristorante), in circa 40 minuti siamo seduti nella terrazza del ristorante con un piacevole vento che ci fa dimenticar i bollori della città.
Del ristorante Taverna del Cacciatore di Castiglion dei Pepoli avevo già parlato, di Lucia Antonelli sono un fan appassionato: cucina solida, precisa, attenta, di tradizione (con qualche variante sul tema, come la Petroniana di capriolo di cui sono appassionatissimo!), una trattoria iconica della ristorazione di qualità italiana di cui tanto si parla ma che poi non è mica così scontato trovare ovunque ….
Orbene sono stato fortunato: in menù c’erano le maltagliati alle rose con i funghi, un piatto che avevo visto girare su facebook e che m’aveva incuriosito.
Una crezione gastronomica non banale: l’effetto saponetta è il rischio di questa pietanza, introdurre una nota aromatica quale quella della rosa può generare rimandi organolettici tutto sommato non gradevoli (in un piatto da mangiare) ma Lucia Antonelli ha gestito con maestria questo delicato ingrediente – la rosa appunto – che affiora, sia al palato sia al naso, con delicatezza senza risultar invasivo né, tantomeno, puramente estetico, meramente cromatico.
Un gran bel piatto che a me non è capitato di trovare a menù (o che abbia notato sui social) in giro, pur essendo tempo di fiori eduli e di erbe spontanee (l’avete notato anche voi che il foraging va di moda? Io ricordo il mio primo menù a tema fiori: un bel po’ di anni fa, inizio anni 2000, al ristorante Borgo San Jacopo di Firenze) e che mi è proprio piaciuto per il suo equilibrio preciso, sorprendente, delicato.
Magari son riuscito ad incuriosirvi e magari c’avete voglia di sapere come si fa per provarci (ricordate che non lo troverete stabilmente a menù!): ho pertanto chiesto a Lucia Antonelli che, molto gentilmente, mi ha passato la sua ricetta, tratta dal suo libro Cucina di frontiera. Ricette di montagna e di tradizione (MINERVA EDIZIONI 2014).
Magari la prossima ricetta sarà quella della Petroniana, che Lucia Antonelli reinterpreta con materia prima atipica – il filetto di capriolo – e che a me è piaciuta tantissimo.
Nota per i precisini dell’internet: io ho trovato a menù le tagliatelle mentre la ricetta che Lucia Antonelli mi ha girato è quella dei maltagliati; l’esperienza – gran godimento – non cambia, la forma della pasta, che viene rigorosamente fatta a mano in casa, quella si!
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