Di Carmen Autuori
Piacciono a grandi e piccini, si compongono solo di due ingredienti e, se consideriamo le loro origini, sono un po’ misteriose: stiamo parlando delle meringhe.
Alla vista si presentano bianche ed al palato scioglievoli come una nuvola. Sono anche un dolce di riciclo: a chi non è mai capitato di avere degli albumi avanzati, magari dalla preparazione della crema pasticciera, in frigo?
Amate in particolar modo da Maria Antonietta, sembra che le preparasse con le sue mani, e da Elisabetta I a cui diede il nome di “kiss”, le origini delle meringhe sono piuttosto incerte.
Una delle teorie più comuni è quella che attribuisce ad un famoso pasticciere italiano tale Gasparini o Casparini che, trasferitosi in Svizzera, preparò per la prima volta questi dolci nella città di Meiringen, da cui il nome.
Altri studiosi della storia della cucina ritengono che le origini siano da ricercarsi in Polonia, dove erano chiamate marzynca, ad opera dello chef di re Stanislao Leszcynsky (lo stesso del Babà) che trasferì la ricetta alla figlia emigrata in Francia.
C’è, ancora, chi sostiene che le meringhe siano state inventate in Inghilterra nel 1600.
Una cosa è certa: fu Antoine Caréme, grazie all’uso del sac à poche, a dare loro la forma attuale, prima venivano modellate semplicemente con un cucchiaio.
La preparazione della meringa, fermo restando i due ingredienti, non segue un unico procedimento.
C’è la meringa all’italiana o a caldo dove viene aggiunto uno sciroppo di zucchero portato a circa 120 gradi sugli albumi montati a neve. Questo tipo di meringa è molto adatta per arricchire le creme, le mousse e la panna montata.
Poi abbiamo quella di uso più comune, alla francese, in questo caso gli ingredienti vengono montati a freddo avendo l’accortezza di aggiungere lo zucchero a velo in tre volte.
In quella svizzera, invece, bisogna scaldare a bagnomaria gli albumi con lo zucchero, sbattendo con le fruste elettriche fino a raggiungere una temperatura di 60°.
Originalissima e gustosa quella sarda. In questo caso si aggiungono mandorle tritate nel mix di albumi e uova e si monta tutto a freddo.
Il modo più comune di consumare questi eterei dolcetti è con la panna. Io li preferisco con la confettura, in particolar modo con quella di fragole. Sono straordinari con la marmellata di rose. Di quest’ultima vi darò la ricetta in uno dei prossimi appuntamenti. Voi, nel frattempo, seguitemi :)
Le meringhe
Di Carmen Autuori
Tempo di preparazione: 10 minuti
Tempo di cottura: 1 ora e 10 minuti
Ingredienti per 10 persone
- 120 gr di albumi a temperatura ambiente
- 360 gr di zucchero a velo
- 10 gocce di limone
Preparazione
Montare per circa 7 minuti gli albumi con le gocce di limone e con lo zucchero a velo avendo l’accortezza di aggiungere quest’ultimo in tre riprese.
Foderare la placca del forno con l’apposita carta, comporre le meringhe con l’aiuto di una sac à poche con il beccuccio a stella.
Infornare a 90/100 gradi per circa 70 minuti, modalità statica.
Spegnere il forno e lasciare asciugare con lo sportello semi aperto fino a completo raffreddamento.
In formato mignon si possono realizzare anche dei segnaposto molto adatti su una tavola primaverile.
Dai un'occhiata anche a:
- Le Taratelle di Valva
- La pezzogna all’acqua pazza, storia e ricetta
- Un piatto effetto sorpresa: risotto aglio, olio e peperoncino
- Pillole di bon ton: come si mangiano il panettone e il pandoro
- Pan di Spagna, crema e zucchero fondente: il ritorno della torta nuziale autentica
- Le declinazioni della mela limoncella di Sant’Agata sui Due Golfi: la crostata
- Lasagna d’autunno
- La Befana e “o’ bror’ e purpo”