Le Drude di Michele Laluce. Non so a voi, ma a me capita di affezionarmi a una curva. In genere sono quelle che aprono un altro quadro prospettico o psicologico, certo la Costiera ne è piena, ma ce n’è una dopo Montemiletto che divide l’area del Fiano da quella del Taurasi.
Un’altra curva che mi piace tantissimo è il tornante che passa prima davanti alla cantina e poi circoscrive la vigna di Michele Laluce. Si tratta della strada che da Barile porta a Venosa, o viceversa, e mi piace molto guidarci nel caldo estivo, poco prima della invaiatura della vigna, quando i campi sono pieni di fiori e il grano è stato tagliato da poco.
Ci torno sempre volentieri da Michele, adesso c’è la figlia Maddalena che sta per completare gli studi. Questa che era una casa è stata ristrutturata in una cantina spaziosa con una bella sala degustazione. Ed è qui che proviamo la verticale completa de Le Drude, il vino top aziendale, il nome era il termine spregiativo con cui le truppe piemontesi definivano le donne dei briganti.
Il protocollo è abbastanza semplice: raccolta tardiva, vinificazione in acciaio, due anni in legno e uno in bottiglia. Il risultato è un Aglianico del Vulture muscoloso ma fresco, centrato in alcune annate, troppo carico in altre. Vediamo.
Le Drude 2012
Ancora giovanissimo per poter essere valutata. Spara l’acidità, i tannini sono ancora selvaggi, la frutta esuberante. Se lo stappate, va bevuto su una succulenta parmigiana di melanzane.
Le Drude 2008
Quello che ci è piaciuto di meno: eccesso di alcol, naso caldo e stanco di frutta matura, quasi confettura. Sostenuto solo dalla incredibile acidità dell’Aglianico.
Le Drude 2007
Un Aglianico come ci si aspettava, l’annata infatti è stata molto calda, ma il vino è pronto. Alcol, frutto, legno e tannini sono in perfetto equilibrio.
Le Drude 2006
Il nostro preferito perché segnato da una grande freschezza che regge tutto l’impianto enologico. Un gran bel vino, ancora giovanissimo nonostante siano passato ben dieci anni dalla vendemmia.
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