ALBERTO LONGO
Uva: nero di Troia
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Il capitolo dei vini al ristorante merita una riflessione articolata, qui mi limito a dire, come in questo caso, che il consumatore attento riesce a spuntare buone bottiglie, ottime, senza dissanguarsi. A patto di saper scegliere nelle pieghe delle carte: Le Cruste è, ad esempio, un duro competitor dell’Aglianico del Vulture, almeno di alcuni, e di tutti i Taurasi perché è un grande rosso ad un prezzo finale più che abbordabile se è domenica, se sei con amici, e se vuoi una bottiglia su cui parlare oltre che per bere. Con ricarico onesto siamo a quota 28 euro. D’accordo, parliamo di oltre 50.000 delle vechie lire, ma oggi è difficile ragionare in questi termini, soprattutto se nella stessa carta blasonati vulturini sono tutti fra i 40 e i 50 euro. Pagare poco non è un valore assoluto nel mondo del vino, anzi, ma saper spendere sì, ed è questa la forza complessiva della Campania e dei produttori meridionali che hanno scelto gli autoctoni mantenendosi sui top wine: queste bottiglie girano, e bene pure. Sopra quota 15 euro c’è bisogno di zone conosciute o di vini evento, due condizioni possibili se ci sono almeno una decina di produttori molto buoni o se l’azienda ha costruito una storia di annate presenti in carta. Cito, per fare due esempi opposti, il Taurasi e il Montevetrano. Ma torniamo ad Alberto, famoso per il suo Cacc’e Mmitte di Lucera di cui hanno scritto un po’ tutti, Gianni Mura in primiis. La sua bellissima azienda è una masseria ristrutturata oltre che un esempio di orientamento del mercato: sui bianchi è stato il primo in Puglia ad uscire con un Falanghina in purezza eliminando lo Chardonnay che ha inguaiato i bianchi di questa regione. <Nessun intenditore è interessato ai vitigni internazionali> è stato il suo epitaffio. Con lui la brava enologa toscana, Graziana Grassini, ben acclimatata in Puglia, capace di dare ai rossi di Alberto quell’ingresso morbido a cui i fini mercanti della sua regione tengono sopra ogni cosa, ma anche di rispettare lo scheletro dell’uva lasciandola esprimere con un uso sapiente del legno. Ecco perche Le Cruste è una bottiglia che finisce: al naso ha note balsamiche prevalenti a cui subentrano sentori di frutta rossa in confettura, e poi spezie dolci, in bocca entra dolce e morbido all’inizio, prodromo di delusione, per poi impennarsi improvvisamente a razzo, trovare la sua quota con una freschezza inaspettata e appagante in cui è richiamato il balsamico olfattivo, e mantenere la rotta sino in fondo disegnando l’ovale del palato in maniera perfetta e salutandolo con una chiusura lunga, molto buona, asciutta. L’alcol è a quota 14, dunque in realtà almeno 14,5, ma non ve ne accorgerete perché la Grassini è riuscita a mantenere un buon equilibrio anche grazie alla disponibilità generale del millesimo, difficile per i bianchi, ma generoso con i rossi tardivi come avremo l’opportunità di vedere da qui a poco. Un’ultima annotazione è la sua abbinabilità, difficile da concepire quando viene provato in assoluto proprio per la sua autoreferenzialità espressa dall’equilibrio, ma con cibo tipico del Sud, mi riferisco ad una bracioletta di cavallo, ha dimostrato di essere un figlio di papà capace all’occorrenza di fare a botte in strada. E dunque, anche per questo, oltre che per il suo patròn, ha conquistato definitivamente la nostra simpatia.
Sede a Lucera, strada provinciale per Pietramontervino km 4. Tel. 0881.539057. Fax 0881.539200. www.albertolongo.it. Enologo: Graziana Grassini. Ettari: 35 di proprietà. Bottiglie prodotte: 350.000. Vitigni: falanghina, bombino bianco, montepulciano, nero di Troia, merlot.
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