di e Gianmarco Nulli Gennari e Stefano Ronconi
Non è da tutti riuscire a festeggiare quaranta vendemmie: soprattutto riuscirci in Italia e da protagonista assoluto del mondo del vino, a partire dal periodo del cosiddetto “Rinascimento” degli anni Ottanta. Per questo Fausto Maculan, storico produttore veneto di Breganze che grazie al suo lavoro è stata conosciuta nel mondo, ha deciso assieme alle figlie Angela e Maria Vittoria, che hanno preso le redini dell’azienda da una decina d’anni (sotto lo sguardo sempre vigile del padre…), di celebrare l’avvenimento con un vino speciale: XL Vendemmia 2013. Tiratura limitatissima (300 magnum), prezzo “esclusivo” (400 euro), etichetta realizzata a mano dall’artista Pino Guzzonato con la carta ottenuta dai raspi dell’uva utilizzata (cabernet sauvignon in purezza della vigna Branza, la stessa della prima edizione del Fratta, nel 1977), affinamento in barriques nuove di Allier per 18 mesi.
La presentazione a Roma dell’XL, presso l’enoteca Achilli al Parlamento, e l’anniversario delle 40 vendemmie è stata l’occasione per ripercorrere le tappe di una storia di successo intrecciata quasi inevitabilmente con la storia del vino italiano. Ecco così i gustosi (“io c’ero!”) ed in alcuni casi inediti anche alle figlie, aneddoti sulle prime volte (il primo vino novello nel 1976, la prima barrique nel 1979 il primo vigneto con 10.000 ceppi per ettaro), sul rapporto con gli altri “giovani leoni” del vino italiano dell’epoca, da Maurizio Zanella ad Angelo Gaja, da Giacomo Bologna a Mario Schiopetto, sugli incontri con Eric de Rothschild, Robert Mondavi, Ranieri di Monaco, sul salvataggio del Torcolato, il vino dolce della tradizione di Breganze ottenuto con la rara uva vespaiola.
La vera ciliegina sulla torta è stata però la possibilità di assaggiare Fratta (il vino più famoso dell’Azienda e certamente il più importante per il successo in Italia e all’estero) attraverso quattro decadi: una verticale di otto annate davvero rara, che ha riservato diverse sorprese. Ecco le nostre impressioni, a partire dall’ultimo arrivato. Nota a margine: fino all’annata 1996 il taglio era cabernet sauvignon in prevalenza con piccolo saldo di cabernet franc, poi sostituito da percentuali maggiori di merlot.
XL VENDEMMIA 2013. Esordisce con note di mirtillo e tostatura lieve (cacao), poi l’olfatto si apre alle tipiche sensazioni erbacee del vitigno. Al palato l’impressione è che debba ancora concludere il cammino verso una piena armonizzazione; già ora però sono apprezzabili l’estrazione e la succosità, con un frutto molto nitido e colto a perfetta maturazione. Chiude con un lieve esubero di dolcezza e calore. Si farà.
FRATTA 2015 (in commercio da novembre 2017). Qui si fanno più nette al naso le piccole bacche rosse e scure e la torrefazione, mentre sullo sfondo si affacciano le spezie. In bocca è il frutto a prendere il proscenio, i tannini sono dolci e giustamente esuberanti, l’energia è quella di un vino giovanissimo (che infatti deve ancora “esordire” ufficialmente).
FRATTA 2005. Si cambia scenario con questo bicchiere: i frutti di bosco fanno posto al cuoio, alla liquirizia, a una speziatura evidente ed avvolgente (pepe), a cenni di goudron. Il sorso è composto, la ricca materia è già perfettamente integrata, forse una frazione di freschezza maggiore gli consentirebbe di crescere ancora.
FRATTA 2003. Il processo di terziarizzazione è già in fase avanzata, probabilmente anche a causa dell’annata caldissima: prugne sotto spirito, cuoio, fiori secchi, di nuovo catrame. Al palato l’evoluzione è meno spinta delle attese: certo, è un vino maturo, da non attendere ulteriormente, ma mostra un bell’equilibrio con un tannino che ancora graffia qua e là.
FRATTA 1998. Bottiglia molto evoluta con sentori di salmastro e frutta matura. In bocca la conferma della maturità invero sospetta se confrontata con le altre annate: tannino asciuganti e alcol che risulta piuttosto scisso.
FRATTA 1993. La sorpresa della serata. Certo non un vinone, ma un bicchiere leggiadro, annunciato da profumi primaverili di fiori e frutti (susina), lievi ed eleganti, insoliti per un esemplare di questa età. Il sorso ha una dinamica tutta sua, slanciato ed “aereo”, il tannino è integrato e succoso. Con una persistenza maggiore sarebbe un vero fuoriclasse. Prima annata della verticale con saldo di cabernet franc.
FRATTA 1985. Terziarizzazione molto elegante: liquirizia, cassetto della nonna, funghi porcini, peperone grigliato. La materia è ricca, direi quasi imponente, con un tannino che a distanza di oltre trent’anni ancora dice la sua senza ostacolare una beva molto gustosa. Ha complessità, gli manca solo un po’ di compostezza.
FRATTA 1982. Forse il vino della serata. I profumi tardano a manifestarsi, ma poi: foglia di tè, ginepro, note balsamiche e speziate. In bocca è davvero strepitoso, reattivo, bellissima progressione e grande integrità; quando sembra aver esaurito lo slancio pensi vabbè, ha pure 35 anni… e invece rilancia, allunga e chiude da campione.
FRATTA 1979. Terza annata prodotta. È cominciata la fase discendente della lunga evoluzione, ma mostra il carattere di chi non vuole mollare, quasi epigone del suo creatore! L’evoluzione è evidente soprattutto al naso, con lieve tabacco, spezie orientali e caramella mou. Il palato esibisce ancora una bella scia di acidità, un ottimo equilibrio e una dinamica gustativa più che apprezzabile. Certo, nel corso della serata il contatto con l’ossigeno lo penalizza un po’.
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