
di Gennaro Miele
Chi ha la fortuna di conoscere personalmente un vignaiolo sa che il suo lavoro non è dettato in primis da un senso del dovere o dalla rincorsa del guadagno, la sintesi di tutti i faticosi gesti quotidiani si raccolgono in un atto d’amore verso la natura, prima, e i suoii simili poi, nel donare la propria visione del mondo. Questo sentire è maggiormente intenso nelle piccole realtà dove quotidiano è il contatto con il territorio e dove le contenute dimensioni aziendali concedono all’uomo una visione intima e completa, in cui riversare attenzione e passione, dedicandosi alla stessa come ad una vera persona. Osservar crescere ed amare qualcosa è come parlare di un nonno che vive la propria discendenza, come l’irpino Benito Petrillo che ha dedicato il nome della propria attività vinicola alle iniziali delle nipoti, Camilla, Laura e Federica, nella sua Calafè, nell’avellinese.

In un paesaggio che è sintesi di bellezza, nell’alternanza di vette elevate e colline, il patrimonio ampelografico campano si esprime attraverso gli autoctoni. In appena due ettari di suoli d’origine vulcanica, la dedica di Benito alle nipoti è nell’etichetta L’Aura, Irpinia Aglianico Rosato DOC, uvaggio in purezza arricchito dalla fermentazione in botte grande di rovere. La possenza del vitigno qui si scioglie in una danza armoniosa. Dalla degustazione della recente annata 2020 il colore rosato chiaro coinvolge con sentori d’erbe aromatiche, fragoline di bosco, giovane amarena, dolcezza di banana, nota erbacea di felce, lievemente minerale. In bocca riemergono piccoli frutti, secco con ottima sapidità, abbastanza morbido, freschezza gioviale con lieve scia tannica. Un assaggio che plana sulle sensazioni, sfiorandole, come fa Zucchero nel brano Il Volo nel cantare “ma dove andranno i giorni e noi” , indubbiamente nel tempo di chi amiamo. Buon Calice.
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Valutazione 4 calici
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Calafè
Prata P.U. Località Vigna
Avellino, Italia
www.calafe.it
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