Uva: grechetto
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro franco cantina
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
VISTA 5/5 – NASO 24/30 – PALATO 25/30 – NON OMOLOGAZIONE 30/35
Trovandomi nell’Alto Casertano, ho pensato bene di passare il Rubicone… pardon il Garigliano, per sconfinare nel Lazio, ove ho visitato un’importante azienda locale che produce, tra l’altro, un vino bianco derivante da un vitigno poco diffuso: il Grechetto. Diciamo allora, per giusta informazione, che esso ha due biotipi importanti che vengono allevati entrambi in Umbria: Grechetto di Todi e Grechetto di Orvieto. Fuori di questo confine è poco coltivato. Nell’Alto Viterbese, tuttavia, Sergio Mottura di Civitella d’Agliano può essere definito unanimemente il più grande interprete di questo vitigno, con la produzione di due eccellenti bottiglie: Latour a Civitella, vino superpremiato da tutte le guide specializzate, e Poggio della Costa.
Sergio Mottura è un personaggio d’altri tempi, bel portamento, molto signorile ed affascinante nei modi e innamorato folle del suo lavoro e del suo territorio. Questo areale, infatti, è contrassegnato da una grande vocazione ampelografica fin dal 1292, com’è certificato dai registri del catasto di Orvieto. Mottura è sempre sorridente e pronto a rispondere dettagliatamente su ogni domanda che riguarda la sua appassionante attività.
Mi racconta che molti anni fa egli iniziò ad occuparsi della grande azienda di famiglia, quando questa era condotta a mezzadria e suddivisa in ventuno poderi. La vite allora era ancora maritata allo “stucchio” (acero), come da tradizione etrusca, analogamente a quanto avveniva nel Chianti. Così come in passato accadeva anche nel Trevigiano, dove i tralci del vitigno Raboso si attorcigliavano attorno agli alberi di gelso. Altro esempio di vite “maritata” in Italia è quella della famosa “alberata aversana” com’è noto. Ritornando alla realtà del Viterbese, i lunghi tralci venivano raccolti in “trecce” di due o tre e curvati ad arco. Si usava anche collegare le piante tra di loro con lunghe “tirate” degli stessi tralci, potati a cordone speronato e rinnovati spesso. Le varietà coltivate erano – e in parte ancora lo sono – solo quelle tipiche della zona, selezionate in tanti anni per una migliore resistenza agli agenti patogeni: Procanico, Verdello, Malvasia, Grechetto, Sangiovese, Aleatico rosso, Svagarella e Viterbese. Adesso, nel contesto di un progressivo rinnovamento, i vecchi impianti sono stati gradualmente sostituiti da vigneti specializzati e biologicamente certificati, nel pieno rispetto dell’ambiente. D’altra parte, il simbolo di questa azienda è l’istrice, che notoriamente è un animale che predilige vivere in un habitat in perfetto equilibrio ecologico.
La Tenuta Mottura, attiva dal 1933, si estende su 130 ettari, di cui 36 vitati, in un territorio ricco di risorse naturali, fra i calanchi argillosi di Civitella d’Agliano e la valle del Tevere, al confine tra Lazio e Umbria. Questa zona, indenne da insediamenti urbani ed industriali, offre ancora oggi panorami selvaggi, punteggiati da boschi, laghi e torrenti, incastonati in uno
scenario di rara e naturale bellezza. La proprietà comprende anche un agriturismo e un ristorante, ospitati in un palazzo medievale del ‘500, recentemente ristrutturato.
La produzione aziendale è composta da dieci tipologie di vino, tra cui spicca il Latour a Civitella. Il sistema di allevamento è a Guyot, su un terreno specificatamente argilloso. Dopo la raccolta rigorosamente a mano, le uve di Grechetto subiscono una pressatura soffice. La vinificazione prevede la decantazione dei mosti a bassa temperatura. La fermentazione avviene prima in contenitori di acciaio inox e poi successivamente in carati di rovere posti nelle antiche grotte di tufo dell’azienda. L’affinamento prevede nove mesi sempre in carati di rovere e sei mesi in bottiglia.
Alla fine di questo ciclo la gradazione alcolica arriva a toccare i 14 gradi. Nel bicchiere il colore tende verso un giallo intenso, con riflessi dorati. L’impatto olfattivo è pronunciatamente elegante e complesso, con sentori di frutta bianca come la pesca e poi si colgono effluvi agrumati, di banana, nocciola e burro fuso. In bocca risalta una grande morbidezza, unita ad un’elevata freschezza, per l’ottima acidità. Chiude con un finale persistente di vaniglia, frutta fresca e richiami di quella secca già percepita al naso. Servire a 10-12 gradi su piatti sapidi e dal gusto deciso. Perfetto con zuppa di cipolle, ribollita toscana, minestra di farro e ceci, risotto con i funghi, baccalà alla livornese, carni bianche e oca al forno. Il vino adesso è già pronto per essere consumato, tuttavia per la sua spiccata longevità può sostare ancora per qualche anno in cantina e di sicuro migliorerà ancora. Provate, non ve ne pentirete.
Questa scheda è di Enrico Malgi
Sede a Civitella d’Agliano (VT) – Località Poggio della Costa, 1 – Tel. +39 0761 914533 – Fax +39 0761 915783 – sergio@motturasergio.it – www.motturasergio.it – Enologo: Giandomenico Negro – Ettari di proprietà 130, di cui 36 vitati – Bottiglie prodotte: 120.000 – Vitigni: Grechetto, Procanico, Verdello, Drupeggio, Chardonnay, Montepulciano, Merlot, Syrah e Pinot nero.
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