di Teresa Mincione
Il pranzo domenicale per noi al sud è sacro. E’ un momento di ritrovo sia per l’anima che per il corpo. Avere l’occasione di goderselo in compagnia di cari amici e di ottime proposte enologiche come se non ci fosse un domani, fa di una normalissima domenica, quella che qualcuno chiamerebbe una domenica bestiale. Pranzare al Sud di Marianna Vitale è mentalmente stimolante. Assaggiare le proposte di cantina di Pino Esposito, un viaggio virtuale di grande gradimento. Il calice di benvenuto ha confermato le aspettative. Un Larmandier – Bernier Longitudine Premier Cru.
Uno Chardonnay in purezza che porta la firma di Pierre Larmandier, punto di riferimento per la viticoltura biologica in Champagne. Uno dei più grandi vignerons di tutta la Côte de Blancs. Partendo dalla concezione che i suoi vini sono il prodotto del territorio, e non semplici cuvées, Pierre Larmandier ha inteso creare dei veri e propri capolavori nati nei vari vigneti della della maison che si trovano nei paesini della Côte des Blancs ( Vertus (Premier Cru) e Cramant, Chouilly, Oger, Avize (tutti Grand Cru)). In ognuno di questi vigneti vigono le regole ferree della coltivazione biologica, che permettono alla maison di distinguersi per uno stile improntato alla purezza e alla marcata territorialità. E’ consentito il solo uso di lieviti indigeni e un dosaggio zuccherino praticamente pari a zero. Anche il nome è stato accattivante: “Longitude”. Ideato da Pierre Larmandier in sostituzione della classico “Blanc de Blancs” perché i vigneti da cui provengono le sue uve sono tutti posizionati vicino al quarto meridiano (Vertus, Oger, Avize, Cramant, formano una linea vicino al 4 ° meridiano). Ma non è tutto. Il nome è soprattutto un’allusione alla profondità e ricchezza gusto-olfattiva. Puro, fragrante e minerale, il 1er Cru “Longitude” della maison Larmandier-Bernier incontra il gusto del degustatore proprio per questo stile che che ben richiama il terroir gessoso su cui è nato. Sentore questo che ritorna, in piena essenza, nei suoi refoli minerali. Un calice dove la fermentazione naturale alcolica (lieviti naturali) e la fermentazione malolattica iniziano spontaneamente in botte. I vini vengono lasciati sulle loro fecce naturali per quasi un anno e sottoposti a delicati batonnages, senza alcuna filtrazione o chiarifica. La miscelazione e l’imbottigliamento vengono effettuate in luglio. Le bottiglie vengono poi portate giù nella frescura delle cantine, dove la seconda fermentazione e la maturazione prendono tranquillamente posto per un periodo di più di 2 anni. Acidità e sapidità le parole chiave di questo champagne teso, verticale e pungente.
Giallo paglierino brillante, accattivante dal perlage fine e incessante. Al naso è un tripudio di aromi. L’ingresso offre refoli di grafite e pan briè. Le note erbacee si sposano ai sentori agrumati di scorza d’arancia e cedro. Mandorla nuda, tabacco, piccole spezie dolci. Le note floreali e fruttate si sposano all’acidità minerale che verte lentamente nel salmastro. All’assaggio è immenso. Ricco e elegante chiama continuamente al riassaggio. La perfetta struttura acido sapida ne fa un calice straordinario, eppure in chiusura è addirittura morbido e soave. Il lungo finale è pulito e rinfrescante. Un calice meraviglioso di grande gradimento e bevibilità. Intellettuale nell’essenza e accattivante nella sua espressione.
Come dice Vasco: “ fin quando fa male, fin quando ce n’è”.
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