MICHELE ROMANO
Uva: moscato
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Comincia ad esserci musica nuova attorno al Vesuvio, l’aria dove tradizionalmente si vinificava il vino che poi andava venduto sfuso in città. Da sempre è stata la dispensa di prossimità di Napoli, non a caso è l’unico territorio campano che può vantare una spiccata tradizione commerciale e un forte senso di disciplina e organizzazione che, appunto, solo i tempi l’articolazione del mercato possono dare perché costringono le persone a rapportarsi agli altri e non solo a se stesse. Non sarà dunque un caso se le due strade del Vino che vedono attivamente protagonisti soggetti privati sono questa e i Campi Flegrei che, sostanzialmente, presenta le stesse caratteristiche. Sul Vesuvio ci sono le riserve di pane e i pani famosi come quello cafone e di San Sebastiano oltre che di Sarno, e poi la grande tradizione dei capretti a Sant’Anastasia e dello stocco a Somma Vesuviana che è ancora il più grande centro di traffico nel Sud. E poi c’era la frutta, le sementi, le conserve, tutte attività che hanno conosciuto un grande sviluppo soprattutto nel Dopoguerra. Il vino invece è rimasto in sordina nonostante questa sia stata sicuramente l’area più intensamente coltivata dai greci e dai romani, era qui il sistema di ville fortificate che stavano a ridosso delle grandi città e rigogliose città come Pompei, Ercolano, Nuceria Alfaterna. In questi anni questa viticoltura molto spezzettata ha risentito del cambiamento della domanda, passata dalla quantità alla qualità del frutto e dunque del vino, e ci sono state dunque molte difficoltà di adattamento. I vini del Vesuvio hanno tutti una marcata tipicità minerale, un nerbo acido impressionante, e sono assolutamente, mai aggettico è così abusato ma in questo caso centrato, tipici, inconfondibili: i bianchi hanno spesso una frutta smagrita. Sarà per questo, forse, che una delle tradizioni più forti andata dispersa era quella del vino dolce, il Lacryma, non a caso prevista come tipologia nella doc. Michele Romano ad Ottaviano, la sua famiglia si occupa da cento anni di vino, si presenta in questa Pasqua con un Lambiccato, ossia mosto parzialmente fermentato e filtrato, davvero gradevole e di pronta beva. Rispetto a quello più famoso di Longo nel Salernitano, ha una verve acida superiore che si avverte soprattuttto alla fie della beva, quando la sensazione di dolce immediata al naso e al palato lascia il posto alle altre componenti del vino. Un bicchiere pasquale, allora, da offrire anche ai bambini visto che ha meno alcol di una birra, in ottimo rapporto fra qualità e prezzo. Bene sulla pastiera dove esprime la sua struttura, sul babà per la dolcezza, sulla sfogliatella per la corroborante freschezza.
Sede a Ottaviano, via Pentelete 60. Tel. 081.8279722. Enologo: Antonio Pesce. Ettari: 8 di proprietà. Bottiglie prodotte: 400.000. Vitigni: coda di volpe, falanghina, moscato, piedirosso, sciascinoso, aglianico.
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