Stavolta la nostra rubrica ha due protagonisti giovani: Angelo Di Costanzo e Gianvito Capozzoli. Il primo, titolare dell’enoteca L’Arcante a Pozzuoli, ha vinto l’ambito titolo di migliore sommelier della Campania lunedì scorso a Cerreto Sannita subentrando a Nicoletta Gargiulo. Una vittoria che premia il suo impegno costante e determinato in un territorio non facile, in cui il nostro è uno dei pionieri del buon bere, espressione della nuova generazione napoletana di enotecari e sommelier in grado di aprirsi al resto del mondo anche attraverso la rete. A lui ho parlato del Canto della Vigna di Gianvito, altro giovane che sta aprendo una strada molto difficile, facendosi largo con il suo aglianicone e, dall’anno prossimo, con il fiano, in un mare di barbera e trebbiano piantati nei decenni scorsi nella Valle del Calore, non lontano da Paestum.Gianvito pensa a queste uve per poter esprimere al meglio un territorio vocato da sempre alla vite e all’olio e nella sua piccola azienda a Felitto, il paese fusillo come recita il cartello d’ingresso voluto dall’ex presidente della Pro Loco Vienna Cammarota, ha puntato appunto sull’aglianicone. Si tratta di un clone del re dei rossi del Sud, che ha dato ottima prova di se alle degustazioni di Vini Buoni d’Italia del Touring Club tenute a Paestum la settimana scorsa. Il vino, fermentato in acciaio ed elevato in barrique, esprime forti nuances di frutta matura e di sottobosco, cuoio, caffé appena tostato, persino un po’ di cioccolata. Le note balsamiche sono il prodromo della stupefacente freschezza in bocca grazie alla quale il rosso di Gianvito cammina molto bene sino in fondo dopo aver occupato con forza tutto il palato lasciandosi dietro una coda intensa e persistente.Una espressione forte e convinta, già preannunciata dal Fiix, rosso base della cantina, da abbinamento obbligato alle paste con il ragù di castrato del Cilento. Forse adesso fa un po’ caldo per pensarci, ma vale la pena prenderlo e conservarlo per le feste di Natale o, meglio, per i prossimi dieci, quindici anni. Non bisogna essere esperti per capire infatti la longevità da questo vino in cui la forza del sole si coniuga con decise escursioni termiche e un clima molto rigido e umido d’inverno. Dedichiamo allora questo grande sforzo, simile a quello dei produttori che nella Valle Telesina decisero all’inizio degli anni ’80 di puntare solo su aglianico e falanghina, alla vittoria di Angelo Di Costanzo all’insegna di una estate di buone premesse per il vino e il mondo enogastronomico della Campania: una nuova uva è entrata nel club esclusivo degli autoctoni d’autore.