di Marco Galetti
Questo piatto casalingo, confortante e unico, che può anche voler dire due punti virgolette, come te non c’è nessuno, mi serve da spunto per una riflessione.
Cosa ci rende felici ?
Un piatto caldo della tradizione, povero ma ricco, cremoso, salutare, saziante, sano, un piatto simbolo di quel che eravamo e che, pur cambiando, dobbiamo continuare ad essere, persone semplici che sanno gioire nel ritrovarsi a tavola davanti ad una minestra fumante i cui segnali, comprensibilissimi, vengono capiti dai nativi americani ma anche da tutti gli amanti della buona tavola che non avendo grilli per la testa non li vogliono nemmeno nel piatto.
Che sia una pasta e fagioli alla Toscana, un minestrone di riso alla milanese o un piatto di lagane&ceci di tradizione Cilentana, son gioie, le stesse che hanno provato i nostri genitori e prima di loro i nostri nonni, qualcosa di caldo, corroborante, di tipico, da servire a “ramaiolate” profumate, piatti icona, simbolo di una nazione, di una regione, di un territorio, di un quartiere.
La pasta con i legumi, nelle sue varianti di consistenza e sapidità che caratterizzano le cucine così diverse eppure così vicine delle famiglie italiane, è un bene universale che mette a tavola un popolo, il nostro, che, pur evolvendosi, non deve perdere la sua identità culturale.
Non avendo le basi faccio fatica a raggiungere altezze descrittive tecnicamente appropriate, diciamo che le lagane&ceci si fanno capire subito al primo assaggio, sono un piatto immediato, che è una bellissima parola
Piatto unico per due persone affamate, ingredienti&indicazioni
Duecento grammi di lagane… quelle dell’Artigiano della pasta di Vallo della Lucania, trentasei anni di esperienza con la semola di grano duro.
Ceci… in attesa che qualche persona di buon cuore mi mandi un altro pacco di lagane, una bottiglia di spettacolare olio cilentano e una confezione di ceci secchi di Cicerale ho usato un barattolo di vetro da quattrocento grammi di ceci cotti al naturale…
Inoltre… uno spicchio d’aglio, olio, sale, una punta di concentrato di pomodoro e un peperoncino.
Dopo aver soffritto aglio, olio e peperoncino ho rosolato i ceci, ho aggiunto dell’acqua, li ho portati alla consistenza desiderata, poi ho passato quasi tutti i ceci al passaverdure e ho ottenuto un brodo denso nel quale ho versato le lagane cotte in acqua leggermente salata in una pentola a parte.
Raggiunta la densità ottimale ho regolato di olio e sale e servito.
Invece della cottura in acqua le lagane, naturalmente, si possono “risottare” direttamente nella crema di ceci tenendo a portata di mestolo del brodo caldo perché il piatto tenderà ad asciugarsi.
Chi ha la fortuna di avere un amico lucano o un cilentano generoso può arricchire il piatto decorandolo con polvere di peperoni cruschi.
Quando la stagione lo permette aggiungere quasi a fine cottura qualche pomodorino maturo tagliato a pezzetti.
Ho abbinato il piatto ad una bollicina franciacortina, un dosaggio zero di Castel Faglia, l’ideale sarebbe un ottimo Fiano, ma mi manca la forza anche per lanciare un subliminale…
Dimezzando la dose di lagane si ottiene una minestra di ceci meno asciutta ma validissima.
Le lagane sono un formato impegnativo che, personalmente, adoro, volendo si possono sostituire degnamente con ditalini o tubetti che dir si voglia, ma la tubulusfobia o sindrome contursiana è dietro l’angolo.
Il peperoncino può essere evitato, ottimale una macinata di pepe a fine cottura.
Dopo aver passato la crema di ceci al passaverdure per eliminare le bucce frullandola si otterrà qualcosa di liscio ed omogeneo ma meno “rustico”.
Il Cilento rimane un miraggio ma sembra un po’ più vicino, diciamo a portata di cucchiaio…
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