GROTTA DEL SOLE
Uva: coda di volpe
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
“Haec iuga quam Nysae colles plus Bacchus amavit – Bacco amò queste colline più delle native colline di Nisa”. Così Marco Valerio Marziale, poeta latino, facendo sfoggio della sua naturale vocazione all’epigramma descrisse l’areale verdeggiante del Vesuvio dopo averne camminato le vigne ed assaggiato i frutti. Per la verità nonostante siano trascorsi oltre duemila anni il fascino e l’amore per questa terra straordinaria e per i vini che ne nascono sembrano non avere confini, di fatto Lacryma Christi del Vesuvio continua ad essere la denominazione in assoluto più ricercata all’estero dei nostri vini regionali. Ciò che in realtà sembra non avere senso e chiaramente contro ogni logica delle moderne dinamiche di mercato è l’assoluto immobilismo in cui sono relegati molti produttori dell’areale incapaci di camminare convinti sulle proprie idee, per lo più contenti del loro ruolo economico non certo primario e del ritorno d’immagine che gli arriva comunque di rimbalzo dall’opera sul territorio delle grandi aziende imbottigliatrici esterne all’areale che seppur capaci di investire e gestire non sono mai state chiaramente votate a costruire una politica di “territorialità” che accompagnasse in giro per il mondo i loro vini qui prodotti: nomi importanti, da Mastroberardino a Feudi di San Gregorio, da Terredora alla stessa Grotta del Sole che nonostante il ruolo fondamentale nella costruzione di un successo internazionale si sono sempre scontrati con l’impossibilità di tracciare un solco pregnante cui facesse seguito una maggiore presa di coscienza dell’elevato potenziale della denominazione, sia in termini quantitativi nonché qualitativi.
Limite questo più subìto o indotto? Si apra pure una discussione forte, non potrà che giovarsene la denominazione!
Ma veniamo a questo delizioso vino, assaggiato in anteprima assoluta e primo di una batteria di vini in grande spolvero per pulizia olfattiva e franchezza gustativa. Colore giallo paglierino abbastanza espressivo, il vino proviene direttamente dalle vasche ma è praticamente in vista delle bottiglie ed in uscita il prossimo mese: coda di volpe in purezza cristallino e mediamente consistente. La pazienza di attendere la piena maturazione delle uve gli ha consegnato un ventaglio olfattivo molto affascinante, su sentori primari e secondari alla vinificazione molto gradevoli e persistenti su note dapprima erbacee, poi fruttate fresche, poi ancora di sfumature agrumate. In bocca è secco, abbastanza caldo ed in possesso di un’ottima trama acida che certamente gli consentirà una evoluzione in bottiglia costante e migliorativa sino ad almeno un anno dalla sua vendemmia. Un bianco da spendere senza indugio alcuno sui primi tradizionali di pesce della cucina napoletana, mi viene però curioso l’accostamento alla Pizza di Vermicelli che non mancherà certo di accompagnare le uscite fuoriporta della prossima pasquetta, con indirizzo magari proprio nel cuore del Parco del Vesuvio.
E’ d’obbligo a questo punto spendere due parole in favore di Francesco Jr Martusciello, giovane enologo che da poco ha preso le redini in mano di tutta la filiera produttiva in cantina dalle sapienti mani dello zio Gennaro. Diplomato enotecnico alla scuola di Avellino, vari stage formativi nelle migliori università del vino partendo proprio da Bordeaux è oggi fortemente motivato anche dall’esperienza che lo vede affiancato a due grandi professionisti del vino italiano come Attilio Pagli e Federico Curtaz, consulenti esterni dell’azienda flegrea. Ha un’idea precisa dell’utilizzo della tecnica in cantina tesa a valorizzare più che a stravolgere la materia prima che arriva dalla vigna, poiché “non c’è niente da fare tutto parte da lì, dall’uva e dalla cura maniacale del vigneto.” L’ultimo triennio è stato molto importante e l’ha visto protagonista di quella che è stata una evoluzione stilistica unica ed affascinante per tutti i vini di Grotta del Sole ed in lui si intravede senza dubbio un punto di riferimento importante anche in seno a tutta l’enologia campana che verrà ma che in realtà già sta venendo fuori alla grande grazie anche ad esponenti che si stanno guadagnando i galloni sul campo con grande capacità interpretativa senza stravolgimenti azzardati, leggi ad esempio il lavoro di Maurizio De Simone a Taurasi, Fortunato Sebastiano a Sant’Agata de’Goti, Antonio Pesce proprio sul Vesuvio, tutti espressamente affascinati dai vitigni autoctoni, vogliosi di interpretarli in maniera originaria e con pochi compromessi se non quelli che la moderna conoscenza ed esperienza mette a disposizione per valorizzarne i frutti. Ecco, il ritorno alle origini, alla terra, il ritorno alla campagna, ecco cosa potrà sostenerli fortemente nella loro opera di valorizzazione, quell’antica tradizione del culto della terra che sembra ahimè non incontrare nessuna motivazione nei giovani d’oggi, men che meno nelle politiche di sviluppo territoriali.
Questa scheda è di Angelo Di Costanzo
Sede a Quarto, via Spinelli 1
Tel. 081.8762566, fax 081.8769470
Sito: http://www.grottadelsole.it
Enologo: Gennaro e Francesco Jr Martusciello
Bottiglie prodotte: 850.000
Ettari: 15 di proprietà
Vitigni: falanghina, asprinio, greco, fiano, coda di volpe, aglianico, castagnara, piedirosso, suppezza, sauca, piedirosso
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