La mancanza di fiducia da parte di gran parte dei produttori vitivinicoli del Vesuvio verso l’uva caprettone ha gettato ombra su questo vitigno tanto da sostituirlo in molti casi con la coda di volpe. Forse a qualcuno ha fatto comodo confondere i due vitigni, in realtà del tutto diversi, fino al punto che ormai molti credono si tratti di due modi differenti di chiamare la stessa uva. E’ probabile che non trovando disponibilità nei vivai di barbatelle di caprettone si sia optato per l’acquisto di coda di volpe.
Infatti quei pochi produttori che si ritrovano in vigna filari di caprettone, lo hanno riprodotto personalmente con l’antico metodo della propaggine, tecnica semplicissima che prevede l’interramento di un ramo allo scopo di farlo radicare fino poi a dare vita a nuova pianta. In questo modo Massimo Setaro, dell’azienda Casa Setaro, dispone di un bel po’ di caprettone nei vigneti di famiglia a Trecase. Pochi ettari frazionati, come spesso accade sul Vesuvio, dove l’invasione del cemento è stata brutale e dove sembra che ogni cosa sia andata contro l’agricoltura che invece proprio in questo territorio si esprime in maniera straordinaria. L’incuria delle istituzioni locali verso questo settore ha generato danni scellerati, così come la poca inclinazione degli abitanti del luogo a fare sistema.
Se si organizza un evento dove sono presenti i produttori, pochi di loro si scambieranno la parola o lo sguardo. E’ credenza comune anche che il vino da uva caprettone sia poco espressivo, non piacevole per la moderata freschezza e che vada consumato piuttosto giovane. In realtà pochi conoscono le giuste tecniche per allevare quest’uva a bacca bianca e per vinificarla. Un po’ come accadeva per il piedirosso, vitigno capriccioso in vigna ed in fermentazione, tanto che spesso risultava poco piacevole all’olfatto, con puzzette varie tra cui lo zolfo, fatto passare per sentore tipico. La continua ricerca da parte di Massimo Setaro nel dare vita a vini che parlassero del suo Vesuvio e che fossero capaci di sedurre il consumatore ha reso possibile che le sue etichette siano presenti in molti ristoranti di rilievo e nelle pizzerie che puntano alla qualità.
Provato di recente il Lacryma Christi bianco 2008, da caprettone in purezza, ho ritrovato un gran vino, di carattere tutto vesuviano, elegante e profondo.
Al naso è deciso nella nota minerale di grafite, poi fumè, mediterraneo nei sentori di finocchietto e timo e piacevolmente agrumato nei toni del bergamotto. Il sorso rimanda una viva energia, è pieno, succoso, scattante e accattivante nella freschezza. Proprio un bel bianco vesuviano.
Casa Setaro è in via Bosco del Monaco, 34 a Trecase in provincia di Napoli. Telefono e Fax: o81. 8628956.
www.casasetaro.it
email:
info@casasetaro.it
. Enologo: Carmine Valentino. Ettari vitati: 5. Uve: caprettone, falanghina, piedirosso, aglianico.
Questa scheda è di Marina Alaimo
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