Labò a Trani
di Stefania Leo
Quattro anni fa Marco Mazzilli, Antonio Riccio e Valerio Farnelli decisero di investire nella loro passione per il vino per tornare a casa, a Trani (Bt). Qui, nella provincia Bat affacciata tra mare e romanico pugliese, prese vita nel 2016 LaBò. Il significato di questo nome? Potrebbe essere “la bottiglieria, la bollicina, la bottega, il laboratorio”: ognuno può vederci quello che vuole. All’idea un po’ milanese dell’enoteca dove poter sorseggiare un calice e vivere un momento di condivisione mondana, si unisce la caratteristica per eccellenza di Trani, nuova capitale del gusto in Puglia: la lentezza.
LaBò si trova in via San Giorgio, cuore di pietra bianca della città, vicino all’elegante hotel Marè, la giocosa pizzeria Supersantos, a due passi dal suggestivo porto turistico. Nel corso degli anni, grazie anche all’ingresso di due soci di capitale (Giacomo De Palma e Marcello Gagliardi), mentre Mazzilli tornava a Milano per aprire il suo Sotto Sotto, LaBò ha cambiato pelle. Ha acquisito lo spazio del vicino negozio di design marinaro, lasciandone però inalterata l’atmosfera.
Mentre la prima parte al civico 50 è rimasta inalterata, nella nuova ala è stata impiantata una grande cucina, una nuova area tavoli e un bancone dedicato ai distillati e ai cocktail. Seduti ai tavoli bassi o agli sgabelli alti, si ha la sensazione di essere in barca, in viaggio grazie a un bicchiere. La vecchia cucina resta operativa, ma dedicata al servizio dei piatti freddi. In quella nuova, Nicola Amoruso traina gli appassionati di vino dentro una cucina vegetale, stagionale ed elegante.
«Il nostro obiettivo è diventare un’osteria slow, magari anche Slow Food», spiega Antonio Riccio, co-owner, corpo e anima di LaBò. Per questo il team sta predisponendo un proprio orto. Per ora ci sono alberi da frutto, da cui stanno facendo già delle marmellate. L’idea è quella di offrire un prodotto autentico a cui abbinare un vino territoriale o estero. I menu cambiano con le stagioni, fino a quattro volte in un anno. I cardini sono tre: portate vegetariane, a base carne, a base pesce. Sia per gli antipasti che per i secondi ci sono sempre due scelte di verdure, due scelte di carne, due scelte di pesce. Tra i primi ci sono sempre una pasta lunga, uno spaghettone Gentile, un riso Acquerello, una pasta fresca, e una pasta ripiena. A ruotare sono i condimenti.
Tra i piatti da non perdere c’è proprio l’interpretazione che Amoruso fa del riso Acquerello. D’inverno il cereale si veste di carbonara con tartufo nero. D’estate tra i chicchi si fanno largo le erbe aromatiche, la robiola e il crumble di nocciola. Imperdibili le Bombette di Martina Franca. Infine, c’è il Piatto del Contadino, un omaggio alla carrellata di antipasti che rende celebri le tavole pugliesi. Ci sono tra le tre e le quattro portate a seconda della stagione, ed è tendenzialmente vegetariano. In estate c’è la Frittata di quinoa e zucchine, le cicoriette ripassate con pomodorino giallo, l’insalata di farro con prosciutto e melone, le polpettine col cacioricotta o le polpettine di pane con verdure di stagione.
Da Labò c’è cibo, ma soprattutto c’è vino. La carta conta ormai 500 referenze, che spaziano tra l’Italia, la Francia di Borgogna e Champagne, Nuova Zelanda, Grecia e Georgia. «Se per il food siamo molto territoriali, sul vino abbiamo uno sguardo aperto, globale». Per questo il locale dedica diversi appuntamenti all’incontro con i produttori, in cui i vini in degustazione modellano i piatti della proposta del giorno. Durante il weekend il calice si abbina alla musica del dj set.
La carta è modellata attorno ai gusti di chi ci lavora. Non ci sono pagine ortodosse, come quelle dedicate solo ai vini naturali. Si segue l’istinto e il palato. «Ci piace il vino e la carta rispecchia i nostri gusti, per questo forse è poco territoriale. Quando ci sediamo in un ristorante è difficile che ci ordiniamo un Primitivo, ci spingiamo verso il Nebbiolo o l’Etna Bianco. Da noi funziona molto bene il Piemonte, regione più venduta dopo la Puglia. Forse perché il modo in cui parliamo dei vini che ci piacciono convince i clienti».
Tra le nuove tendenze, tutte le stagioni sembrano dominate dal vino rosato, sta ripartendo la scelta dei vini siciliani e le bollicine. Su tutte spicca il Franciacorta Rosè, anche se gli spumanti d’araprì resistono pochissimo in cantina, subito ghermiti e bevuti dai clienti. Grossa richiesta anche di cocktail, soprattutto gin tonic. Da LaBò si può iniziare la cena con drink a base di vermouth (10 referenze disponibili), per poi spaziare tra 30 etichette di gin e 70 bottiglie tra rum, whisky e superalcolici vari. Il prezzo medio di una cena da LaBò è di 30 euro (vini esclusi). Entrare da LaBò è come imbarcarsi in un’avventura in mare aperto. L’unica bussola: il gusto. L’approdo? Il piacere
LaBo’ – Vini, spiriti e sfizi a Trani
Via San Giorgio, 46-50
Telefono: 0883 954221
Giorno di chiusura: lunedì
Orario di apertura: mar-dom 17:00 – 2:00
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