di Marco Bellentani
Da sempre misteriosamente bistrattato, il Trebbiano rappresenta secondo noi un’eccellenza del vino italiano ed in particolare toscano, costantemente presente sul nostro territorio. Sulla poca fortuna del Trebbiano si potrebbe disquisire anni, eppur sin dai tempi di Plinio il Vecchio, la trebula dominava lo stivale. Vino (sta)autoctono per eccellenza, si è visto spesso, in una terra come la Toscana che, proprio di Trebbiano dovrebbe campare, soppiantare da esperimenti più o meno nobili, impostori alla ricerca di quei profumi per “piacere al mercato” e parenti più o meno stretti che hanno saputo “pubblicizzarsi” meglio.
Eppur non è un mistero che, tra queste docili colline, il Trebbiano sia generosamente raccolto, sia promotore di un’acidità spiccata tanto da entrare più o meno segretamente in tanti Chianti – come da ricetta storica – oppure sia, infine, più nobilmente “risparmiato” per dar vita al Vin Santo alla maniera Toscana, che – seppur anch’esso non sfavillante su “quel solito stramaledetto” mercato estero e non, tutto il mondo ci invidia.
Miopia o necessità che sia, sicuramente il Trebbiano viene tradizionalmente poco sbandierato dai produttori. Eppur giovani di buona fede, visionari del vino naturale o “contadini” dal cervello fino stanno recentemente – per nostra somma gioia – restituendoci quello che, insieme al vermentino come veniva fatto una volta, è il vitigno toscano bianco per eccellenza: sua Maestà (forse con lo stesso destino de La Maschera di Ferro con Leonardo di Caprio) il Trebbiano.
Esempio, tanto scintillante, quanto piccolo piccolo, umile è il Trebbiano che viene realizzato da Marco Arnetoli e Giovanna Ghezzi, con il tocco del giovane enologo Filippo Mazzorana, in quel di Terranuova Bracciolini, nel cuore del Valdarno aretino nella Fattoria, già di proprietà di un certo Barone Ricasoli, appunto Terranuova.
Lembo di terra splendido tra le balze che rendono il viaggio obbligatorio, nel loro splendore naturale e nel loro gesto di trasmetterci l’eredità degli antichi laghi che possedevano queste terre. Vigne con anche 50 anni d’età solcano i possedimenti di Marco e Giovanna, tra produzione di Chianti Docg, Vin santo d’annata e appunto Trebbiano. Già visti su queste pagine, in una visita nell’aretina, ricordiamo come gli stessi Marco e Giovanna, fieri del loro Chianti così come lo voleva i’ Barone e del mirabile Vin Santo, non dessero un grande peso a quello che era ed è sempre stato un vino di sostentamento, prodotto per il consumo della popolazione locale. Trattasi di La Cappella, nome originato dall’omonima storica vigna, un Trebbiano in purezza che per dirla alla Arnetoli “è così com’è…è vino naturale vero, senza trucchi ne magheggi di cantina, senza lieviti.”
Proprio questo “abbandono”, non tecnico (il vino è pulito, filtrato un poco e ben seguito), ma culturale, ci dona un vero diamante grezzo, una perla che ogni “bianchista”, amante della potenza acida e della naturalità d’espressione territoriale dovrebbe possedere nella sua cantina. Giallo oro intenso, a dimostrazione della generosità del Trebbiano, corpo materico – paragonabile ad un vino rosso – di spiccta acidità, persistente con un’entrata potente e ricco di erbe aromatiche come salvia sino a sentori di crema pasticcera. Un vino splendido, sorprendente anche nella sua semplicità, nel non strizzare l’occhiolino a lieviti selezionati, a profumi dubbi e non presenti nella natura del vitigno. Un vino naturale per natura e non per scelta che ha tutti i pregi e nessun difetto del vino naturale. L’emblema di una produzione, quella del Trebbiano, che soprattutto in Toscana dove è Re, dovrebbe se non sostituire almeno prendere il posto di quei vini che di toscano hanno poco o nulla, quello dello scaffale più alto. Dei vini più emozionanti. Ultimo pregio, il Trebbiano La Cappella ha un prezzo(ancora per poco secondo noi) del tutto invidiabile: circa 6-7 euro all’origine.
Fattoria Terranuova
Viale Piave 6 – 52028 Terranuova Bracciolini (AR)
Tel. 055 9738130
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