L’obiettivo della famiglia Dei Micheli è la valorizzazione massima del Bardolino, vino distintivo della zona produttiva del Garda.
Il sogno inizia nel 1995 sulla sponda orientale del Garda quando si decide di acquistare un blocco unico di 30 ettari, “La Presa”, a Caprino Veronese, i quali si aggiungono ai 15 ettari di proprietà. Si procede per acquisti successivi fino a un totale, ad oggi, di 130 ettari e due cantine di lavorazione insieme a un “Wine Relais” di gran fascino che si sviluppa intorno ad una dimora del ‘400 al centro della Tenuta di cui sopra, ai piedi del Monte Baldo.
I vigneti di Tenuta La Presa, a gestione integrata, sono caratterizzati da terreni di origine morenica e significativa eterogeneità, in una corona di monti tra Rivoli e Caprino Veronese con un microclima definito dai venti della Valle dell’Adige e l’influenza mitigatrice del lago di Garda. Un lavoro di valorizzazione che sarà ancora meglio definito dal prossimo autunno grazie a un’opera di zonazione che consentirà di massimizzare l’espressività del Bardolino per provare anche a rompere residuali pregiudizi di sorta, tra i quali la necessità di preferirlo “d’annata”.
La produzione totale è di 300.000 bottiglie l’anno per 3 etichette sostanzialmente: il bianco, Lugana DOC; il rosato, Bardolino Chiaretto DOC; il rosso, Bardolino DOC, rilasciato almeno un anno dopo la vendemmia, sottoposto in parte a macerazione carbonica e affinato tra cemento e rovere grande. A questi si affianca il Napoleone (Rosso Veronese IGT), un uvaggio di Corvina, Cabernet Sauvignon e Merlot prodotto per mezzo di appassimento e affinato per 30 mesi tra botti e barrique di diversa caratura e provenienza da combinarsi in base all’annata.
La mia curiosità, soprattutto dopo il lancio della guida ai migliori rosati d’Italia (fermi e bollicine) del gruppo 50 Top: 50 Top Italy Rosé, non poteva che soffermarsi sulla produzione in rosa approfittando della disponibilità di Fabio (Dei Micheli) a condividere una verticale di Bardolino Chiaretto dal 2014 al 2020.
Il fatto stesso di aver condotto una verticale con ottimi risultati resta il fatto di rilievo: stupefacente, infatti, è la tenuta di ogni singola bottiglia a partire dal colore. Si tratta del Bardolino Chiaretto DOC, il blend è lo stesso: Corvina in prevalenza (80/85%) poi Rondinella e un piccolo saldo di Sangiovese e Molinara ottenuto da pressatura soffice di uve raccolte la mattina presto, solo acciaio.
Per i più curiosi ecco alcune brevi note:
2014: sicuramente intenso al naso con note di sanguinella e frutta secca, confetto e matita. Pieno e ancora vivace grazie anche a una gradevole scia sapida. Pulito, preciso, teso e fine.
2015: più fruttato del precedente, l’arancia è candita e si accompagna a note di cipria e fragolino con sottofondo salmastro. Rotondo e accattivante, caldo e avvolgente. Più pieno e meno integrato.
2016: mandarino e fiori di arancio poi macchia mediterranea per un tocco rinfrescante. Appagante ma più corto con finale ammandorlato.
2017: al naso si apre all’esotico con profumi di pompelmo rosa, ananas e poi foglia di pomodoro. Freschissimo e sapido.
2018: naso invitante e brioso con note di pesca e cocomero poi salvia e cedrata. Al palato è saporito, leggermente meno vellutato al tatto rispetto ai precedenti.
2019: miele, mela rossa, soffi di cenere, alloro. Più strutturato di altri, ancora sapido, asciutto e maturo.
2020: naso esuberante data l’età con lampone, mandarino e rosmarino. Coerente al palato con ritorno fruttato, equilibrato e stratificato. Ottima la promessa evolutiva.
Per chiudere ho trovato interessante la lettura di Fabio Dei Micheli rispetto all’invecchiamento del vino rosato: un rosato d’annata è stagionale e si abbina facilmente alle esigenze e ai piatti di primavera-estate. Se invecchiato si arricchisce di sfumature che gli consentono di durare tutto l’anno ed essere apprezzato anche in inverno.
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